ALFANO ANGELINO

In questa legislatura non c'erano forse i voti. Nella prossima sicuramente non ci saranno. Quindi dello ius soli, o per meglio dire di regole più civili per la cittadinanza dei minori stranieri, ne riparliamo per le terze generazioni.

Il Governo, che ha la responsabilità gravosa di traghettare il Paese alle elezioni a bilancio approvato, e non in esercizio provvisorio, non può fare ciò che il PD finge di chiedergli - mettere la fiducia - e il PD non potrebbe fare, neppure se volesse, ciò che le opposizioni di sinistra lo accusano di non volere, cioè uno scontro parlamentare con Alfano. Se il testo arrivasse in Aula senza fiducia sarebbe seppellito da milioni di emendamenti fascio-forza-leghisti, senza che Alfano e il suo partito si prendano neppure il disturbo di mettersi di traverso.

Ciò detto, è evidente che a far saltare questa legge è stato Alfano. Alfano come sineddoche, più che come "leader", come parte del tutto sbandato di un partito che non c'è più, più che come protagonista di una politica che, in fondo, non c'è mai stata, in forma autonoma, limitandosi a moderare e "compatibilizzare" slogan e clichè dell'ultima stagione berlusconiana.

Quando Alfano dice che la legge che si è preso il merito di fermare - altri ne prenderanno i vantaggi - è giusta, ma non opportuna, dichiara la resa al centro-destra che l'ha sputato fuori dopo avergli dato le redini della nuova stagione di larghe intese e dopo averlo bruciato come un qualunque "responsabile". Ma a differenza dei resposanbili di peggior conio - i Razzi e gli Scilipoti - ad Alfano e agli alfaniani non spetterebbero seggi in caso di ritorno alla casa del padre.

È però significativo che, grazie ad Alfano - grazie per modo di dire - la svolta politica finale di questa legislatura sia sul tema che rimanda alla finta emergenza del tempo presente, quella dell'invasione, dell'immigrazione, della sostituzione etnica. La piega che la xenofobia in Italia sta assumendo non è di pura ostilità sociale, ma sempre più esplicitamente di opposizione razziale. Gli stranieri non hanno le nostre radici. Gli italiani "impossibili" non hanno il nostro sangue. Siamo tornati lì, a "sangue e terra", in forma inconsapevole o forse semplicemente inconsulta. Ma lì siamo tornati ideologicamente e tornati lì si può arrivare ovunque, come è noto.

Guardando le cose in questa prospettiva, forse Alfano - perso per perso - si sarebbe potuto intestare il demerito provvidenziale di ingombrare la marcia trionfale del razzismo conformistico e politicamente obbligato con una legge volutamente scandalosa. In un Paese in cui è più facile dire male che fare bene, sarebbe stata stato più interessante vedere uno scontro democratico diretto - il M5s vorrebbe farselo in casa - che l'ennesimo nulla di fatto. Meglio un referendum abrogativo, che un parlamento omissivo. Ma ad Alfano, ancora una volta, è mancato il quid.