I Cinque Stelle e il garantismo a orologeria
Istituzioni ed economia
Una volta si sentiva parlare frequentemente di giustizia a orologeria, quando certi avvisi di garanzia arrivavano a destinazione con un tempismo quantomeno sospetto.
Oggi il tema sembra non più di attualità – noi ci abituiamo a tutto – ma per non annoiarci mai ci siamo appena inventati il garantismo ad orologeria: è quello, nuovo di zecca, di Beppe Grillo. Se il 2016 si chiude con i terremoti giudiziari della giunta Raggi, il 2017 porta una ventata di seducente novità anche nella casa delle Stelle, dove viene proposto un "Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie" che sembra abbandonare quella presunzione di colpevolezza che aveva sempre fieramente accompagnato la vita del partito politico più remunerativo d’Italia: come uno valeva uno, fino a qualche tempo fa, avviso di garanzia valeva dimissioni subito.
Ma i tempi cambiano, e anche se non si può non essere contenti della direzione intrapresa, qualche campanello d’allarme scatta comunque, anche perché la svolta non sembra delle più naturali. I problemi a Roma non mancano, e anche in molte altre città i paladini dell’onestà sembrano essersi accorti che fare l’amministratore pubblico comporta il rischio di incappare in vicende giudiziarie. Bisogna correre ai ripari, dopo anni passati con torce e forconi in mano a chiedere la testa dell’inquisito di turno.
Allora, nell’attesa che i tribunali veri e propri facciano il loro corso, ci pensano quelli interni alla Casaleggio Associati a provvedere alla valutazione della “gravità dei fatti”, tramite il “Comitato d’Appello”, il “Garante” e il “Collegio dei Probiviri”. Come? Naturalmente non si sa, e anzi si fa candido riferimento alla assoluta discrezionalità delle decisioni.
Nessuna novità, a dirla tutta. Che poi, a guardar bene, chissenefrega dei Probiviri e del Comitato, organi la cui composizione è proposta da Grillo e le cui decisioni non contano comunque niente, dal momento che “il capo politico del MoVimento 5 Stelle, laddove sia in disaccordo con una sanzione irrogata dal collegio dei probiviri o dal comitato d’appello, ha facoltà di annullarla e, ove la sanzione risulti inflitta dal comitato d’appello, può irrogarne una più lieve”.
Se non bastasse, al punto 5 del nuovo codice di comportamento si legge che i portavoce hanno l’obbligo di informare “immediatamente e senza indugio” dell'esistenza di procedimenti penali in corso… il gestore del sito. Che poi è anche il capo politico. Cioè il presidente, nonché il rappresentante legale e il proprietario del simbolo. Ma anche lo zio del vicepresidente. Insomma decide Beppe, perché ognuno vale uno ma lui vale un pochino di più.
Ieri è stato ratificato il nuovo, scintillante regolamento neo-garantista-ma-non-troppo. Votano gli iscritti, naturalmente, in rete. Non si ricordano esiti di votazione sul sito di Beppe Grillo che non abbiano ratificato le proposte del capo, quindi non possiamo dirci stupiti di una maggioranza favorevole del 91 percento.
Quel che resta da capire è cosa pensa realmente il Movimento, cioè Grillo, della giustizia e del suo ruolo politico, della presunzione di innocenza, e quindi per estensione dello stato di diritto e del bilanciamento dei suoi poteri. Nel suo garantismo ad orologeria non troviamo certo risposte confortanti.