Grillini onestà

L'ideologia dell'onestà, in tutte le sue manifestazioni più contundenti, poggia su di un presupposto culturalmente disonesto, che è l'addebito alla politica e ai politici (e in generale alla Casta) di un'attitudine delinquenziale o parassitaria diversa da quella degli italiani e, per conseguenza, della crisi economica e civile dell'Italia.

Non ci sono i soldi per le pensioni, per la sanità, per gli asili, per i trasporti? È perché i politici se li rubano legalmente e illegalmente, con le mazzette o con i vitalizi, o li regalano ai poteri forti e invisibili dell'establishment finanziario, smezzandosi con loro il guadagno dell'operazione. Il M5S ha "industrializzato" questo pensiero negativo, trasformandolo non in un complemento della propria azione politica, ma in una mitologia liberatoria e nel senso stesso della propria missione.

Con il M5S la corruzione, la mafiosità, l'illegalità in genere cessano di essere un problema nazionale, che inquina ogni aspetto della vita civile, ma diventano un "rifiuto tossico" prodotto dall'esercizio del potere politico, che percolando contamina l'intera società con i suoi veleni e miasmi maligni. Questa rappresentazione, evidentemente, non solo autorizza ma impone un lavoro di "pulizia", che non serve a accertare le responsabilità dell'eventuale danno, ma a fermare il contagio. Essere "garantisti" e devoti della "questione morale" è una contraddizione in termini. Sarebbe stato come essere garantisti nei processi contro gli untori della peste di manzoniana memoria.

In termini storici la "questione morale" nasce con Berlinguer, come surrogato ideologico del comunismo per una opposizione a cui il fattore K continuava a precludere la strada del governo, ed esplode come vera ideologia nazionale con il collasso della Prima Repubblica. Le malversazioni di Tangentopoli (tutt'altro che inventate) offrirono una conferma della natura intrinsecamente criminale del potere di governo (e dei partiti che per un cinquantennio l'avevano esercitato), aprendo la strada a outsider legittimati essenzialmente dalla propria estraneità al sistema e lontananza dalla stanza dei bottoni.

L'operazione che il M5S sta provando a realizzare è dunque grosso modo la medesima, ma è destinata a scontrarsi con gli stessi problemi con cui dovettero fare i conti berlusconiani e post-comunisti, che, da beneficiari di Tangentopoli, finirono per diventare, proprio perché "al potere", i nuovi bersagli di un sospetto morale inestinguibile se non - è questa la novità introdotta dai grillini e dal genio totalitario di Casaleggio - con la vera e propria estinzione del potere di partiti e istituzioni rappresentative e con il pieno e immediato autogoverno del popolo.

Però adesso i grillini, per il solo fatto di stare su piazza e di avere vinto qualche elezione locale (fosse stato per Casaleggio non avrebbero dovuto vincere, né governare niente fino alla "vittoria finale"), sono finiti anch'essi nello stesso tritacarne e sotto i colpi dello stesso (sic) manganello, che fino ad oggi hanno usato contro tutti indistintamente, senza scrupoli, né riguardo per le circostanze.

Ma anche relativizzare gli avvisi di garanzia dopo avere assolutizzato la questione morale è una contraddizione per cui il M5S, magari non subito, è destinato a pagare qualche prezzo. Agli inquisitori garantisti il grido o-ne-stà, o-ne-stà esce strozzato.

@carmelopalma