Cane droga scuola

Alle 10.30 di martedì 22 marzo, a Bruxelles si stavano cominciando a contare i morti e i feriti. La matrice dell'attentato all'aeroporto e alla metro della capitale belga non era ancora chiara e c'era il serio rischio che si sarebbe potuto trattare di un attacco simultaneo organizzato in altre città europee. In quegli stessi minuti, a Roma, le forze dell'ordine facevano irruzione al Liceo Virgilio. Cercavano una cellula dell'Isis? Cercavano armi, munizioni, o materiale che avrebbe potuto causare una strage come a Bruxelles? No, cercavano cannette.

L'operazione antidroga di martedì mattina ha portato all'arresto di un 19enne che stava vendendo un piccolo quantitativo di hashish a un suo compagno. Il blitz al Liceo Virgilio, che si iscrive nella folle campagna repressiva di primavera di cui su Strade abbiamo già avuto modo di parlare, non ha inferto alcun colpo al narcotraffico; ha probabilmente rovinato la vita di un giovane di 19 anni; ha interrotto le lezioni per due giorni (mercoledì c'è stato un corteo di protesta degli studenti); non ha aumentato la fiducia dei giovani nelle istituzioni.

Ma soprattutto, alla luce di quello che nelle stesse ore, negli stessi minuti, stava accadendo a Bruxelles, questa operazione antidroga ha messo ancora di più in evidenza come i costi del proibizionismo - per la clamorosa sproporzione tra le risorse impiegate, i rischi che si vorrebbero scongiurare e i risultati che si riescono a ottenere - abbiano ormai superato il livello del ragionevole e sfondato quello del ridicolo.

Non sarebbe stato meglio che quella mattina le risorse (uomini e mezzi) per l'infruttuoso blitz al Liceo Virgilio fossero state messe a disposizione per potenziare l'attività di prevenzione rispetto a possibili attacchi terroristici? O che quei carabinieri venissero impiegati per tenere sotto controllo soggetti presenti nella Capitale e ritenuti vicini allo jihadismo? O, ancora meglio, che quei militari fossero destinati all’attività di indagine o al presidio dei luoghi sensibili?

Come affermato nel precedente articolo, la stessa Direzione Nazionale Antimafia ha chiesto un migliore utilizzo delle forze e delle risorse: non per arrestare "ladri di merendine" ma per contrastare il vero crimine organizzato. Questa è però una responsabilità del legislatore, chiamato ora più che mai a cambiare rotta rispetto a una guerra persa, almeno con le armi attuali.

La lotta al narcotraffico, alla mafia e, più in generale, alla droga non si fa arrestando i ragazzini nelle scuole. Con l'attuale regime di proibizione si stanno sottraendo tempo, risorse, uomini e mezzi a un tipo di guerra che davvero non possiamo permetterci il lusso di perdere (quella al terrorismo islamista) per combatterne un'altra, che è peraltro impossibile vincere, contro una sostanza che non ammazza nessuno e che viene regolarmente consumata da 4 milioni di italiani.