Oggi scegliamo quel che saremo quando avremo 70 anni
Istituzioni ed economia
Cari amici nati negli Anni Ottanta e Novanta,
segniamo in agenda la data del nostro 70esimo compleanno. Sembra un puntino lontanissimo nel tempo, lo so, ma facciamolo. Per me sarà il 10 ottobre 2050, per voi altri sarà un certo giorno del '51, '52, '60, '61 e via dicendo. Quel giorno raggiungeremo l'età per la pensione di vecchiaia. Facciamo così: aggiungiamo tre punti interrogativi di fianco a quella data fatidica.
Il primo interrogativo è relativo agli eventi della nostra vita: potremmo lasciare questo mondo prima del tempo; ma siamo ottimisti (anche perché la scienza continua meravigliosamente la sua battaglia contro le malattie e l'umana fragilità, come ha sottolineato oggi Mark Zuckenberg) e questo rischio proveremo a tenerlo sotto controllo con uno stile di vita sano, azioni responsabili, controlli medici frequenti e dita incrociate.
Il secondo interrogativo riguarda le scelte di lavoro e di risparmio che compiremo: abbiamo l'obbligo morale e materiale di lavorare sempre, guadagnare sempre e risparmiare sempre, come hanno saputo fare i nostri nonni e bisnonni; nessun lavoro è squalificante, né troppo lontano da casa, per essere accettato anche solo temporaneamente; non ci sono diritti acquisiti, né rendite di posizione; dobbiamo essere i consulenti finanziari di noi stessi e saper far fruttare al meglio ogni euro che metteremo da parte.
Il terzo interrogativo riguarda le scelte politiche ed economiche che l'Italia assumerà da oggi in avanti: se non cresceremo a sufficienza, se lasceremo prevalere l'idiozia e il populismo, se ci illuderemo che i soldi crescono sugli alberi, potremmo andare incontro alla bancarotta dello Stato e a un penoso impoverimento pubblico e privato; in quel caso, nel giorno del nostro 70esimo compleanno raccoglieremo briciole e la nostra vecchiaia rischierà davvero di essere povera e penosa.
Il presidente dell'Inps Tito Boeri ci ha comunicato ieri che, con una crescita media del PIL dell'1 per cento all'anno, godremo di assegni pensionistici pubblici di un quarto inferiori a quelli degli attuali pensionati. Cresceremo a sufficienza? E quale sarà il welfare per chi perderà il lavoro in età avanzata? Se i soldi scarseggeranno per i pensionati, figuriamoci per i disoccupati!
Cari amici degli Anni Ottanta e Novanta, il tempo di pensare al rischio di domani è oggi, è adesso. La questione pensionistica è il tema della nostra generazione, è la ragione per cui guardare negli occhi i nostri padri, madri, zii e colleghi grandi e dire loro: ci spiace, ma non è giusto che voi percepiate come pensione molto più di quanto avete versato come contributi nel corso degli anni di lavoro, perché le vostre pensioni sono le nostre tasse, più ne paghiamo e meno possiamo accumulare per noi stessi. Vale per lo Stato quel che vale per ciascuno di noi: più si spende oggi, meno avremo domani; più si risparmia oggi, più lasceremo i ventenni e i trentenni liberi di accumulare il loro gruzzoletto, investire, intraprendere e guadagnare.
Quello che abbiamo sempre intuito - che non ci sarebbero stati abbastanza soldi per le nostre pensioni - è stato certificato ieri dal presidente dell'INPS, nero su bianco. Da oggi in poi non potremo dimenticarcene, fare finta di nulla, in attesa di quella data sul calendario. Quel giorno non potremo dire che non lo sapevamo, da almeno 40 anni.