L'oracolo No-Euro
Istituzioni ed economia
Le ultime settimane di campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018 sono state una tortura. Al campo base degli intrepidi scalatori della montagna “Usciamo dall’Euro”, fervono gli ultimi preparativi. Il più che probabile futuro ministro dell’Economia, Claudio Intorti, stando ai sondaggi dei guru dei dati elettorali - di solito precisissimi - si rinchiude con i più stretti consiglieri per registrare gli ultimi ingranaggi di un macchinario complesso.
Uscire dalla moneta unica non è - come si prevedeva - un pranzo di gala. Ad ogni impennata del Partito Unico dell’Autarchia nelle intenzioni di voto, i piccoli crocicchi di povera gente vicino agli sportelli bancari già hanno iniziato a ingrossarsi. Alla fiumara intrepida non resta che la speranza di ritirare qualche banconota, in attesa di tempi migliori, quando la Lira affonderà e quelle banconote saranno come una ciambella di salvataggio di una vita di risparmi.
Affrontare lo strisciante bank run, che nella mente di Intorti è quello che è - una sciagura - senza essere chiari verso l’elettorato è un'impresa che si è fatta sempre più improba. Ai piani alti del Partito, il gran capo ruspante è molto indeciso. Nel frattempo, ha già fatto fuggire dall’Italia qualche migliaio di Rom, con la sola apparizione, a bordo di una ruspa, alla fiera del Bestiame di Abbiategrasso. Fosse per lui, uscirebbe dall’Europa anche geograficamente, urlando il suo vagito di guerra contro un dio casuale, per la sua scellerata idea di far sorgere l’Italia proprio ai bordi settentrionali dell’Africa. Purtroppo, gli hanno spiegato, la cosa non è possibile se non a costi proibitivi: ci si dovrà accontentare dell’uscita dall’Unione politica ed economica. Ma come dirlo alla popolazione, senza che le file ai Bancomat si allunghino a dismisura? E come coniugare il rigore mostruoso nel bilancio causato dall’uscita con le promesse di una flat-tax al 15%? Troppi vincoli, per un sistema di equazioni così complesso.
Il futuro Presidente della Banca d’Italia, almeno nelle intenzioni del Partito, fra la scelta di una statua da stampare sulle banconote da dieci lire, e quella di un paesaggio struggente per quelle da diecimila, ha trovato il tempo per approcciare la questione con una tattica di comunicazione formidabile. Nel caso si vincesse, il governo Autarchico fingerà di aver perso, e lascerà volentieri l’onore e l’onere di governare al maggiore partito di opposizione. Il “Governo Ombra Autarchico” sarà, in realtà, l’unico a legiferare in emergenza, in modo che gli elettori, poveri tapini, possano continuare serenamente nelle loro attività quotidiane senza la scocciatura della “camminata agile” verso un distributore di banconote. Vorremmo, forse, chiamare "corsa" questo stare fermi in coda? Oltre ad essere dispendiosa, col solleone, le file agli sportelli hanno già provocato la strigliata della Banca Centrale Europea, impossibilita a fornire nuova liquidità senza la garanzia che il governo italiano futuro non s’impegni a cambiare valuta, gettando il paese in un crack colossale.
Il professore Bagnerò, però, è irremovibile. Se uscita deve essere, che sia oscura, non percepita, finta ma vera, che si fotta la BCE e decenni di studi sulle corse agli sportelli. Senza che nessuno sappia, con un governo di emergenza latitante ma esistente, si potrà certamente reclamare ad alta voce di avere sia la botte piena – la lira – che le mogli ubriache – gli elettori. Il premier in erba, ruspante, dovrà soltanto essere chiaro sul fatto che lui ha solo e soltanto il bene della nazione in testa: se si vince si dirà che si è perso. Se si è perso idem. È la logica stringente di chi, allenato da anni di polemiche nei meandri della blogosfera, è riuscito a farsi passare come uno di sinistra appoggiando allo stesso tempo, implicitamente, un partito di estrema destra. roksa
La stessa logica che gli ha fatto assolutamente escludere che ciò che tutti videro coi propri occhi in Grecia, le code agli ATM, sia possibile oggi giorno. Code che non siano per acquistare uno dei miei libri? Vi è un errore nella realtà, signori miei! Non importa. Di fronte alla cocciutaggine di chi sospetta che i propri risparmi subiranno un crollo da Itexit, meglio negare sin dal principio ciò che accadrà. L’uscita sarà fatta nottetempo, senza che nessuno sospetti. I sondaggi saranno truccati per far sembrare impossibile che il Partito Autarchico possa vincere. I comizi elettorali saranno tenuti al grido di “Perderemo, Italiani state sereni”. Il messaggio di vittoria del capo sarà un messaggio di sconfitta. Invece della campanella tintinnante, prezioso suppellettile riservato a chi presiede i Consigli dei Ministri, sarà usato un campanaccio da mucche. Una sola, sonora, scampanata per annunciare al mondo “Qui non mi siedo, usciremo dall’Euro senza nemmeno deciderlo, e non sarò io a implementarlo ma il capo dell’opposizione, senza che egli stesso ne sia cosciente”. Quale miglior modo per smentire le accuse di essere poco democratici? Vinciamo? Vorremo, per davvero, prenderci sul serio?
In questa sarabanda della logica, in questo tripudio di soluzioni brillanti, d’idee geniali, di dimostrazioni per assurdo che si mangiano la coda, una sola cosa è certa: l’allocazione del credito ha smesso di funzionare. Ogni banconota ritirata dai conti correnti è una voragine che si apre nei bilanci delle banche. Bisognerà ricapitalizzarle, certo, ma con calma, con la nuova Lira, forgiata in Mithril, tutto sarà più semplice, cosa volete che siano migliaia di miliardi di debito pubblico, pressoché senza valore, depositati nelle banche italiane? Ricapitalizzeremo nel buio di una stanza, dopo che il collasso del sistema finanziario sarà portato a termine. Ma nel silenzio generale, perché più ritirano depositi oggi e più il conto sarà salato domani. Gli uomini del Partito, colti e preveggenti, lo sanno, sebbene si astengano dal dirlo per il solo amore della verità.
Poi giunti al giorno della votazione, la realtà si è affacciata in tutto il suo splendore. Hanno perso. L’unico impegno formale preso – commitment direbbero alcuni – già non è più valido. Cantano, belli stonati, alla vittoria. L’Itexit sarà per un’altra volta: ci sono i cingoli della ruspa da sistemare, uno storify da postare e il blog da aggiornare. Con calma, tutto sarà fatto secondo il principio di realtà, l’onestà intellettuale, e una conoscenza approfondita delle scienze economiche.