Straordinaria serie di non sequitur del professor Marcello Buiatti su l'Unità. Il professore, che fregiandosi del titolo di unico-scienziato-contrario-agli-OGM si è garantito un pulpito perenne pressocché ovunque in un paese che non ha ancora compreso i limiti di applicazione della par-condicio, risponde ad un articolo sulla stessa testata firmato da Gilberto Corbellini, nel quale lo storico della scienza ricordava la figura di Manlio Rossi Doria e criticava l'involuzione luddista ed anti tecnologica della sinistra sui temi dell'innovazione in agricoltura.

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Buiatti se la prende con Corbellini perché non è del settore come lui, ma prosegue, da buon biologo, parlando di economia e sociologia, ed incamminandosi in un sentiero che affronta con una buona dose di ignoranza e/o malafede:   

Vediamo in maggiore dettaglio cosa è successo in Argentina, Brasile, Paraguay per comprendere meglio la parte economica del problema. In quel caso, quando i governi hanno aperto la strada agli Ogm i messi delle imprese hanno comprato moltissime aziende locali come le nostre e cacciato i contadini, salvo una parte come braccianti. Questo anche usando le armi come in Paraguay e perdendo tutta la biodiversità delle piante locali insieme ai linguaggi delle comunità distrutte e spostate nelle favelas. E' quindi diminuita la quantità di cibo disponibile e si sono coltivate soprattutto la soia e in piccola parte il mais esportati per la nutrizione degli animali dei paesi sviluppati. Tutto qui il grande vantaggio degli Ogm che ha dato un potere incredibile alle multinazionali ed eliminato colture e culture anche in Cina, India e recentemente in Africa.

Quello che Buiatti ignora (o più verosimilmente, speriamo per lui, finge di ignorare) è che gli investimenti in terra coltivabile in Sudamerica (così come più recentemente nell'Africa subsahariana) non hanno nulla a che fare con gli Ogm, quanto con l'aumento della domanda di cibo nei paesi in via di sviluppo. Cina, India e consimili crescono, le loro popolazioni si arricchiscono, le loro diete si adeguano alle migliori condizioni di vita e conseguentemente aumenta la domanda di materie prima agricole. La soia coltivata in Sudamerica non è servita, come sostiene il nostro eroe, solo a nutrire gli animali dei paesi sviluppati, nei quali il consumo di carne è in calo, ma è finita soprattutto in Asia. E la quantità di cibo disponibile non è diminuita, ma è piuttosto aumentata significativamente. Questo grafico pubblicato qualche anno fa sul Wall Street Journal (dati FAO e USDA) mostra l'andamento di produzione e consumo di cereali nell'ultimo decennio.

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Domanda in costante aumento, produzione anche, intervallata da brevi cali contingenti che hanno provocato gli improvvisi rialzi dei prezzi del 2008 e del 2011. E' l'aumento della domanda (e quindi dei prezzi) di materie prime agricole ad aver provocato gli investimenti in Sudamerica che lamenta Buiatti e l'adeguamento di sistemi produttivi obsoleti alle mutate condizioni di mercato. Cosa c'entrano gli Ogm in tutto questo? Nulla, se non per il fatto che, garantendo maggiore produttività, hanno contribuito a facilitare il lavoro degli agricoltori in un processo che sarebbe avvenuto comunque. Un po' come i trattori, per capirsi. Vietiamo anche quelli? Gilberto Corbellini ha senz'altro ragione: su questi temi la sinistra ha consegnato da tempo i cervelli all'ammasso se è possibile pubblicare tante inesattezze in un solo articolo senza provocare nemmeno un'alzata di sopracciglio dei redattori prima del "visto, si stampi". Per capire il livello, poche righe più sotto si sostiene che i nostri agricoltori, grazie alla vocazione alla qualità dell'agricoltura italiana, riescono a "spuntare prezzi veramente alti". Davvero? Sui rilevamenti di quale borsa merci Buiatti poggia una simile affermazione?

A Buiatti infine dispiace che gli Ogm siano "essenzialmente quattro (soja, mais, cotone e colza) modificate per solo due caratteri (resistenza ognuna a un insetto, resistenza a un diserbante", e critica "il comportamento ormai soprattutto finanziario delle tre maggiori multinazionali dell'agricoltura  (Monsanto, Dupont, Syngenta) che non fanno più ricerca ma guadagnano dalle royalty dei brevetti e dai giochi nelle borse internazionali" (questa è una grossa sciocchezza, la ricerca sulle piante resistenti agli stress idrici ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, e alcune varietà sono già in commercio). Ma in Italia è la ricerca pubblica, non certo quella delle multinazionali che possono farla altrove, ad essere stata messa in ginocchio dal bando alle sperimentazioni in campo aperto imposta ai tempi di Pecoraro Scanio e confermata da tutti i suoi successori. Anche qui si fa a pugni con la logica.

Nel frattempo vale la pena di ricordare che le 16 domande che sullo stesso argomento la senatrice Elena Cattaneo ha rivolto al ministro dell'agricoltura Maurizio Martina languono ancora in attesa di una risposta. Restiamo fiduciosamente sintonizzati.

@LaValleDelSiele