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L'affannosa ricerca della causa perduta ha nella settimana trascorsa raggiunto il suo culmine con le accuse alla Raggi di essere responsabile di una perdita di 71 milioni di euro per i cittadini romani, a causa delle sue dichiarazioni sulla sua volontà di cambiare il management di Acea, nel caso vincesse le prossime elezioni comunali di Roma. Dichiarazioni che avrebbero provocato il crollo della quotazione del titolo in borsa.

Il caso è nato da un articolo del Messaggero, dai toni piuttosto da paternale, che ha raccontato come non meglio precisate società di intermediazione abbiano cambiato lo status dell'azione della società multi-utility da buy a hold, a causa del rischio insito nell'eventualità che la Raggi passi dalle parole ai fatti, in caso di vittoria, molto probabile stando ai sondaggi. La polemica si è poi trasformata nella solita bufera politica, fino a raggiungere i gruppi parlamentari del PD, che seguendo la linea di deputati come Andrea Romano hanno addirittura chiesto l'intervento della Consob, l'autorità per la vigilanza dei mercati finanziari, accusando la Raggi di essere la responsabile di un grave danno patrimoniale e di avere impedito il corretto funzionamento dei mercati.

Questa la cronaca, che come spesso accade è però divorziata dai fatti. Premessa doverosa: malvezzo comune degli organi di informazione italiana è di non rendere chiaro ogni potenziale conflitto di interessi che riguardi autore del pezzo o gli azionisti del giornale. Il Messaggero è infatti di proprietà di Caltagirone, principale azionista privato di Acea. Non pare che chi legga occasionalmente il Messaggero sia messo a conoscenza della cosa.

Poniamoci ora virtualmente nei panni di un funzionario Consob che, su pressione del Parlamento, dovesse valutare la correttezza delle accuse rivolte alla Raggi. Su cosa baserebbe la sua valutazione? Non su aria, fuoco, acqua o terra, come i presocratici, ma su dati, cosa spesso sconosciuta e che nessuno si prende la briga di consultare. Per controllare qualsiasi anomalia nella quotazione, sarebbe necessario comparare il titolo con uno il più simile possibile, come ci insegna la buona pratica empirica economica. Nel caso in questione, poiché la maggior parte delle società di utility sono sotto controllo stretto di regolatori nazionali e locali, i loro profitti e le loro quotazioni dipendono in gran parte dai regolatori, più che dal mercato concorrenziale. Le azioni del settore, perciò, hanno più o meno dinamiche simili, causate da fattori macro (tassi di interesse) micro (domanda locale) e regolarmentazione. Il grafico seguente mostra l'andamento del titolo Acea in borsa, negli ultimi sei mesi, assieme a quello di Acsm-Agam, altra multi-utility quotata, operante nel Nord Italia.

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Come è facile notare, la covarianza delle due azioni negli ultimi 6 mesi è altissima. Acsm mostra più volatilità nella fase di turbolenza recente nei mercati finanziari, segno forse di minore liquidità del titolo, o di maggiore leva finanziaria della compagnia. Ma a parte i picchi dovuti a quanto detto, i trend sono pressoché uguali, prima del 10 Marzo, ovvero 10 giorni prima della famosa dichiarazione della Raggi. Il funzionario Consob che studiasse il grafico, sarebbe colpito dal grande balzo dell'azione, un aumento di quasi il 20% in pochi giorni. Per capirne di più, sarebbe necessario aprire i giornali economici alla ricerca di fatti che possano spiegare questo picco anomalo. Passo facile, che permetterebbe di scoprire come il 14 Marzo, un lunedì, Acea abbia comunicato risultati in miglioramento, con un Ebitda in ascesa del 2% e Ebit stabile.

I risultati sono buoni, non straordinari. La cosa curiosa è che il titolo inizi a salire il Giovedì prima. Spinto dalle aspettative? Qualche notizia trapelata? Difficile dirlo, e il buon funzionario dovrebbe a quel punto rifarsi a passate evidenze empiriche per capire se la reazione del titolo può essere considerata nella norma o meno, prima eventualmente di dare il via ad ispezioni più approfondite. Lungi da noi l'idea di suggerire che qualche cosa di davvero anomalo sia successo ma, come è evidente, chiedere il coinvolgimento Consob per la Raggi avrebbe probabilmente la sconveniente controindicazione di finire nel nulla.

La caduta del 4% successiva alle dichiarazioni del candidato sindaco, infatti, si situano in una dinamica che ha altri aspetti curiosi, oltre ad essere sinceramente nella norma. Di più, le società di intermediazione, non meglio precisate nel pezzo del Messaggero, avrebbero in realtà tutto il motivo di passare da buy a hold, visto che un aumento del titolo così consistente è così fuori dalla norma del settore, suggerisce cautela per i corsi futuri. Non si vede come possa essere la Raggi la responsabile di tale movimento. È opinione del giornale, e delle sue fonti, ma non è un'opinione dimostrata in alcun modo metodologicamente corretto.

La Raggi, come candidata, ha tutto il diritto di parlare di Acea, di cui il comune di Roma controlla il 51% delle azioni. Chi scrive crede che il piano per Acea della Raggi sia disastroso. La candidata si è contraddistinta che affermazioni piuttosto balzane su quella che crede essere la macchia principe di Acea: la ricerca del profitto. Da quanto emerge pare che Acea continuerà a gravitare attorno alla politica, essendo i Cinque Stelle noti sostenitori della gestione pubblica della fornitura di acqua.

Nulla di peggio che perpetrare antichi errori. Eppure, chi volesse una sorte migliore, chi non ha perso la speranza di una migliore regolamentazione e di maggiore efficienza del sistema dei servizi pubblici locali non ha che da combattere le idee in maniera limpida. Attaccarsi ad accuse grottesche di manipolazione dei mercati, dimenticando in un colpo solo diritto e fatti empirici, conduce alla solita politicizzazione di ogni argomento. Bisogna stare attenti, in contesti paludosi, a cavalcare tesi che paiono ragionevoli solo perché fanno guadagnare consenso potenziale. La strumentalità degli attacchi è l'indizio di battaglie lobbistiche che si consumano sotto gli occhi del lettore e dell'elettore inconsapevole, in pieno stile italiano. Rendere i veri interessi sottostanti più trasparenti richiede uno sforzo che va al di là della partigianeria politica del momento.