Il 2 agosto è il giorno in cui, dal 1981 ad oggi, più che commemorare la strage alla stazione di Bologna, si celebrano gli evergreen del complottismo democratico, a partire dalla teoria del doppio Stato e dell'eterodirezione "governativa" della strategia terrorista in funzione anticomunista e dunque della permanenza di una zona grigia, frutto della mescola tra il bianco DC e il nero dell'estremismo neofascista, che, a distanza di tanti anni, ancora impedirebbe di appurare tutta la verità (e tutte le verità) sulle cosiddette "stragi di stato".

strage bologna grande

Rispetto alla strage di Bologna la "verità negata" e la "verità giudiziaria" poggiano l'una sull'altra e ideologicamente si completano. La strage di Bologna - questa è la tesi - è stata una strage fascista, come si è stabilito al termine di una vicenda giudiziaria che ha certificato ex post una verità politica imposta ex ante a furor di popolo. Ma proprio perché è stata una strage fascista occorre necessariamente ipotizzare un secondo livello di responsabilità politica, le cui prove rimarrebbero nascoste dal "segreto di stato", che per le indagini sulla strage di Bologna non è però mai stato opposto, proprio perché giuridicamente non opponibile per fatti di strage e terrorismo.

Nel caso di Bologna, la teoria della "strage di stato" è diventata così una vera e propria "verità di stato" e ogni tentativo di suggerire una ricostruzione alternativa dei fatti e delle responsabilità (come nel caso della cosiddetta pista palestinese, su cui l'altro ieri la Procura ha chiesto l'archiviazione della posizione dei due indagati) come un'attività di deliberato depistaggio.

Il paradosso è che c'è davvero un segreto di stato, opposto su di un'indagine non formalmente legata, ma storicamente collaterale al contesto dell'indagine bolognese e porta proprio verso la pista palestinese. È quello richiesto dal colonnello Stefano Giovannone, per anni responsabile in Medio Oriente dei nostri servizi segreti, e deciso dal governo sui documenti riguardanti la vicenda della scomparsa in Libano il 2 settembre del 1980 dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, andati pericolosamente a curiosare su quello che l'ex Presidente della Repubblica Cossiga chiamò il "lodo Moro", cioè una sorta di patto di reciproca desistenza tra lo Stato italiano e le organizzazioni terroriste palestinesi, che lasciava il primo indenne dagli attentati dei secondi e i secondi liberi di usare l'Italia come base e luogo di transito di "truppe", armi e esplosivi. Questo segreto di stato, che a differenza di quelli impropriamente evocati sulla strage di Bologna è vero, cioè ha impedito l'acquisizione di informazione e documenti da parte degli inquirenti e concretamente pregiudicato l'attività di indagine, scadrà il prossimo 28 agosto.

In questi giorni i familiari di Italo Toni e Graziella De Palo, insieme a Rosario Priore , Gian Paolo Pelizzaro e Enzo Raisi, che da anni tentano di strappare la verità sulla strage bolognese dalla trappola della "verità di stato", hanno lanciato un appello al Presidente del Consiglio Renzi perché

il 28 agosto 2014 siano messi on line sul sito del Governo Italiano tutti i documenti, nessuno escluso, coperti dal segreto di Stato e relativi alla scomparsa di Italo Toni e Graziella De Palo con il suo impegno personale a vigilare sulla corretta procedura per evitare omissioni già accadute in passato

Renzi negli scorsi mesi si era impegnato a "togliere il segreto di Stato su tutti i documenti delle stragi di piazza Fontana, dell'Italicus o della bomba di Bologna". Anche il Presidente del Consiglio, nell'assumere un impegno di total disclosure, aveva impropriamente confuso il segreto di stato con la classificazione dei documenti riservati, che preclude l'accesso ad essi per gli studiosi, i giornalisti e i normali cittadini, ma non certo per l'autorità giudiziaria. Comunque, in questa occasione, Renzi ha la possibilità di mantenere la promessa su un segreto di stato vero e proprio e decisamente "sensibile" dal punto di vista politico.

L'appello, che chiunque può liberamente firmare, è corredato da una accurata ricostruzione della vicenda e dei suoi intrecci con la strage di Bologna. Oggi invece, con ogni probabilità, le celebrazioni ufficiali torneranno invece sui segreti di Stato farlocchi, ma più coerenti con la verità della strage fascista. Una verità molto verosimile e provata, per così dire, dalla propria verosimiglianza, come spesso è accaduto in Italia nei processi a colpevole prefissato. Di cui diventa inammissibile perfino discutere, senza rischiare accuse velenose di complicità con gli esecutori e con i mandanti dei delitti più efferati della storia italiana.

@carmelopalma