Fratelli d’Italia e la battaglia europea contro la Gestazione per Altri
Diritto e libertà
Il 19 giugno la proposta di legge di Fratelli d’Italia che renderebbe la Gestazione per Altri (GpA) un reato universale è approdata in aula alla Camera. La proposta estende i divieti e le sanzioni sanciti dalla Legge 40 relativamente alla maternità surrogata anche a chi dovesse ricorrervi in paesi dove la pratica è legale. Tra questi compare l’Ucraina, paese in cui vengono portate annualmente a termine più di un quarto delle GpA commerciali del mondo.
Pochi giorni prima, Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Riccardo Magi di Più Europa hanno depositato al Senato e alla Camera la proposta di legge sulla GpA solidale ed altruistica dell’Associazione Luca Coscioni. Delle fondamenta bioetiche su cui secondo alcuni poggerebbe la regolamentazione della pratica e della possibile ri-articolazione della proposta Coscioni su modello olandese questo giornale si è già occupato.
Meno attenzione è stata generalmente accordata alle ragioni per cui, alla vigilia delle elezioni europee, il Parlamento italiano si appresta a portare a dibattito una pratica che riguarderebbe circa 250 coppie ogni anno, il 90% delle quali eterosessuale: un numero di cittadini esiguo, quindi, inferiore a quello delle coppie che ogni anno iniziano una procedura di adozione e significativamente inferiore a quello delle coppie che ricorrono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Chiaramente, la rilevanza politica della GpA non va ricercata nei numeri che descrivono il fenomeno a livello nazionale, né in quello di quanti vi ricorrerebbero qualora la pratica solidale in Italia offrisse un’alternativa a quella commerciale altrove: vi saranno sempre coppie che per ragioni di anonimia o semplicità burocratica opteranno per contrattare una gestazione all’estero. La rilevanza politica della GpA è altrove, e consiste delle opposte visioni del mondo che la pratica, letteralmente, incarna: ancora una volta, nel corpo delle donne, ma questa volta non senza interrogare anche le coscienze più laiche.
Se c’è un tema che sfida il riduzionismo libertario che vede nel corpo l’unità inviolabile ed il territorio primario della libertà individuale, è l’utilizzo del corpo di un’altra persona: e per fini incomparabili a quelli tutelati sinora nella maggioranza delle democrazie europee. Assumersi i rischi di gestare un embrione altrui per i mesi necessari a dare alla luce un bambino da cui si verrà separate un istante dopo non è una pratica equiparabile ad una prestazione sessuale, né – per rispondere a degli argomenti tipicamente sollevati da alcuni bioeticisti – alla donazione di un organo.
Soprattutto, il percorso complessivo della gestazione per altri non è un percorso valutabile col criterio della mancanza di certezza del danno. Nessuna pratica che ha a fare col corpo è esente da rischi, tavolta imprevedibili, e da conseguenze, talvolta permanenti: l’unica domanda di reale rilevanza normativa è quindi se tali rischi siano tollerabili e proporzionali al beneficio che si intende perseguire – cioè concretizzare il desiderio di genitorialità di una coppia infertile – e dell’interesse generale: che consiste nell’ampliare, raramente nel contrarre le libertà individuali.
Le possibili risposte a questa domanda marcano il confine identitario non solo tra due Italie, ma tra due Unioni Europee. Il divieto della pratica della GpA in Francia, sancito dalla legge bioetica del 1994 e non ancora rimosso, ci invita però a non ridurre frettolosamente quel confine al confine tra laici e cristiani.
Cristiana è senz’altro la Federazione Europea di Famiglie Cattoliche (FAFCE) che ha recentemente tentato di introdurre il divieto della GpA nell’articolato della Direttiva europea contro il traffico di esseri umani.
Sollevando un argomento noto in letteratura bioetica, che consiste nell’accostamento tra traffico di esseri umani ai fini sessuali e traffico di esseri umani ai fini riproduttivi, FAFCE ha proposto di integrare in una regolamentazione vincolante per gli Stati membri la condanna della pratica della maternità surrogata già espressa dal Parlamento Europeo in forma di risoluzione. La risoluzione è del maggio 2022, è dedicata agli impatti sulle donne dovuti all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, ed è un passaggio politico fondamentale per comprendere come la relativa esiguità del fenomeno della GpA in Italia non rifletta in alcun modo l’enormità della questione che travolge ed unisce i cristiani d’Europa.
Nella risoluzione, che risponde nel merito della notizia di gestanti ucraine pressate dalle rispettive agenzie di sugorrazione a non lasciare il Paese invaso malgrado i chiari rischi per la sicurezza, il Parlamento europeo “ricorda che lo sfruttamento sessuale a fini di maternità surrogata e a fini riproduttivi è inaccettabile e costituisce una violazione della dignità umana e dei diritti umani”; “condanna la pratica della maternità surrogata, che può esporre allo sfruttamento le donne di tutto il mondo, in particolare quelle più povere e in situazioni di vulnerabilità, come nel contesto della guerra”; “sottolinea … le sfide derivanti dalle implicazioni transfrontaliere di tale pratica, come è avvenuto nel caso delle donne e dei bambini colpiti dalla guerra contro l'Ucraina”; e chiede che l'UE e i suoi Stati membri “analizzino le dimensioni di tale industria” al fine di introdurre “misure vincolanti volte a contrastare la maternità surrogata, tutelando i diritti delle donne e dei neonati”.
Introducendo lo sfruttamento sessuale ai fini riproduttivi nel quadro della regolamentazione europea che contrasta e condanna il traffico di esseri umani, FAFCE ha inteso introdurre esattamente quelle misure, che configurerebbero la pratica di far nascere un bambino tramite GpA in un paese per poi registrarlo come proprio in un altro come duplice reato di sfruttamento sessuale e traffico di minori. Reati codificati non solo dall’Unione Europea ma anche dalle Nazioni Unite, che riconoscono “il crimine globale” del traffico di essere umani anche quando questo consegue ad “abuso di potere e posizioni di vulnerabilità”, ecco il “reato universale” oggetto della proposta di legge di Fratelli d’Italia.
Minimizzarne la portata equivale a sottostimare la battaglia politica che si sta conducendo in tutta Europa. La prima linea è popolata da un esercito coeso, ed influente: FAFCE raggruppa 32 associazioni sparse in 20 paesi; fa parte della Piattaforma Europea per i Diritti Fondamentali; dal 2001 gode dello status di partecipante ai lavori del Consiglio Europeo. Dal 2009 i suoi uffici hanno sede a Bruxelles. In Italia ne fanno parte Katholischer Familienverband Südtirol, il Forum delle Associazioni Familiari e la Federazione Italiana delle Scuole Materne. Solo quest’ultima “federa 6.700 scuole dell'infanzia pubbliche paritarie, non-profit, cattoliche o di ispirazione cristiana”. Il Forum invece raggruppa tutte le associazioni cattoliche italiane – ACI, ACLI, l’associazione dei maestri cattolici (AIMC) ed Azione Famiglie Nuove, attiva nel supporto alle adozioni internazionali – fino a COLDIRETTI.
Tra tutte, il denominatore comune è uno soltanto: la famiglia tradizionale, “centro e punto di partenza di ogni comunità”. Forti di una concezione della genitorialità, biologica od adottiva, come dono e vissuto della coppia anziché come diritto formale dell’individuo, sono queste associazioni cristiane a costituire il fronte transnazionale contro la GpA. Quella che combattono, però, non è una guerra santa.
Nelle retrovie di quel fronte si agitano movimenti femministi perfettamente laici, bioeticisti di orientamento liberale scettici sulla reale libertà di scelta di una gestante vulnerabile o indigente, bioeticisti di scuola marxista perplessi davanti alle asimmetrie di potere che possono influenzare la contrattazione di un percorso di gestazione. Adiuva le truppe una variegata riserva di cittadini comuni, giovani e meno giovani, eterosessuali ed omosessuali, istruiti e meno istruiti, semplicemente contrari all’idea di poter trasferire i rischi e le trasformazioni che si accompagnano inevitabilmente ad una gravidanza ad una persona, una donna, al fine di soddisfare il desiderio di genitorialità di altri.
Milioni, verosimilmente milioni di cittadini europei. È a loro che parla Fratelli d’Italia quando immagina reati universali incodificabili nel diritto nazionale, ma potentissimi nel cementare il crescente consenso transnazionale delle destre conservatrici. A parlare davvero ai genitori intenzionali che attendono una regolamentazione della GpA solidale ed altruistica, non è rimasto quasi nessuno.