Oggi come ieri. Il politicamente corretto non è proprio un’invenzione recente
Diritto e libertà
Le “censure del politicamente corretto”, sempre più demenziali e surreali so-no una fonte potentissima di click e di traffico per i media online, perché quasi niente fa discutere di più. Se non esistessero dovrebbero inventarsele, e infatti spesso le inventano: basta un qualsiasi provocatore che scriva qualcosa su una testata minore; bastano quattro sbandati su Twitter per creare casi mondiali, “furia del politicamente corretto” e titoloni che sempre più spesso invitano anche al “dibattito” nei commenti per cavalcare meglio gli algoritmi.
Risultato: notizie che definire minori sarebbe ingigantirle diventano temi sulla bocca di tutti, viene amplificata la percezione di “dittatura del politicamente corretto” e l’idea che “non si può più dire niente” quando in realtà, stando attenti al contento e al tipo di pubblico, si può dire quasi tutto e soprattutto si possono dire molte più cose rispetto a decenni fa.
Qualcuno davvero pensa che la televisione generalista di trent’anni fa fosse più “libera” di oggi, che sarebbe stata pensabile una trasmissione come la Zanzara tutti i giorni alle 18:30 sulla radio della Confindustria, che sarebbe stato più facile fare sketch su rapporti sessuali con persone affette da sindrome di Down come quello dei The Pills che venne ripostato anni fa dal Corriere e mille altri esempi?
Certo, ci sono altri codici ed esiste soprattutto il nuovo potere dei social (pericoloso come ogni potere) e linguaggi che in molti contesti è più conveniente evitare, soprattutto in un mercato spesso globale e quindi infinitamente più frastagliato rispetto a decenni fa. Ma il “politicamente corretto” è un tema interessante proprio perché in misure e forme radicalmente diverse accompagna da sempre l’uomo, vivendo delle “regole non scritte” insiste in qualsiasi consesso sociale, che precedono quelle scritte e spesso le impongono.
Nella società di oggi il politicamente corretto può essere di sinistra ma anche di destra e ciò che è corretto o scorretto, anche la stessa identica azione, muta a seconda del contesto, del sistema di valori e quindi dell’evoluzione dei valori. Se una star americana dice “Oh my fucking God” in un popolare programma televisivo non succede assolutamente nulla; se una celebrità italiana lo facesse in tv da noi non si parlerebbe d’altro (e nessuno l’ha mai fatto sfacciatamente).
È il sistema di valori a fare l’eretico, e spesso si spaccia per assenza di politicamente corretto quella di un mondo di pochi decenni fa in cui esisteva un politicamente corretto così stringente, diffuso e interiorizzato da risultare monopolista. Il fatto che si potesse chiamare più liberamente “invertiti” gli omosessuali, nello stesso mondo in cui mio padre poteva essere guardato strano in classe perché era “quello coi genitori divorziati” non implica certo che si fosse più liberi ma se mai il contrario: una cultura dominante, interiorizzata spesso dagli stessi emarginati, rispetto alla quale era molto più difficile eccepire.
Certo: c’era molta meno attenzione a certi formalismi e casi particolari mentre oggi siamo talvolta ossessionati dai casi particolari; ma era lo stesso mondo in cui un bambino dislessico poteva essere ritirato da scuola dopo la quinta elementare perché “non era abbastanza intelligente per studiare”. Non so voi ma sinceramente non farei cambio.
E non si vuole negare certo qui, come invece si fa da altre parti, che negli USA esista un grave problema di cancel culture negli ambienti culturali d’élite (che quindi hanno grande influenza), che l’ansia da purificazione (che però riguarda tutto, dalla giustizia fino ai temi scientifici) produca danni orribili; che i social siano lo sfogatoio ideale per sfogare tribalismi e isterismi; che vi sia una preoccupante radicalizzazione di una società in grado di produrre assurdità politically correct a Los Angeles e allo stesso tempo portare Trump alla Casa Bianca; che nei college americani sia minacciata la libertà di espressione.
Però siamo davanti a un mondo complesso, articolatissimo, globale, dove nuove tecnologie incontrano istinti atavici e si scontrano moltissimi interessi contrapposti. Una umanità intera che prende le misure fra molte storture e incidenti di percorso, molto meno violenta rispetto a qualche decennio fa, generalmente molto meno ideologizzata; indiscutibilmente più libera. Prendere seriamente la libertà e il progresso significa non vedere chine scivolose in qualsiasi inciampo e non spacciare come vento della storia quello che spesso è fascino della polemica.