Tutti appresso a Ciancimino. Il Processo Trattativa e la teoria del Grande Reset politico-mafioso
Diritto e libertà
La cosiddetta Trattativa Stato Mafia non è mai stata una notizia criminis, ma una teoria del Grande Reset in versione siculo-italiana, non proiettata sui destini del mondo, ma circoscritta alle vicende del potere domestico nelle sue manifestazioni visibili e occulte, statuali e antistatuali.
Ciò che Freccero e i suoi sodali addebitano al Green Pass e al Recovery Fund sul piano internazionale, cioè di essere meri strumenti di risistemazione dell’ordine e della gerarchia dei poteri globali, e quindi di un progetto di dominio universale, la procura palermitana e i suoi altoparlanti politico-mediatici hanno addebitato a un nucleo eversivo fatto di mafiosi, politici e carabinieri, per conquistare tutti i centri del potere italiano. Insomma, la Trattativa Stato Mafia (meglio se tutto attaccato: TrattativaStatoMafia) è il Grande Reset arcoriano e palermitano, anziché comospolitico e bilderberghiano.
Il fatto stesso che di questa vicenda si sia continuato a parlare come di una verità storica inconcussa, ben prima della parziale certificazione del processo di I grado (ieri smentita in appello), conferma che la trattativa non è mai stata solo un oggetto di indagine, ma un mito fondativo dell’antimafia “professionistica” e uno strumento di guerra civile, senza esclusioni di colpi, all’interno degli stessi corpi e apparati dello Stato.
Come di tutte le cospirazioni la cui verosimiglianza sembra paradossalmente confermata dall’incredibilità, anche nel caso della Trattativa la totale assenza di riscontri e di prove del “complotto” ha finito per dimostrarne agli occhi di molti (milioni e milioni, assai più dei no-vax) la manifesta proprio perchè invisibile verità. Ai complotti basta essere credibili per essere furiosamente creduti, ma serve essere incredibili, cioè esagerati e assurdi – cioè indecifrabili secondo principi di fatto e di ragione “comune” – per ricevere una patente indiscutibile (anche se indimostrabile) di autenticità. E cosa ci sarebbe di più assurdo della mafioseria dei carabinieri che hanno braccato, scovato e arrestato Riina?
Anche dalla sentenza d’appello sul processo Trattativa, se pure venisse confermata in Cassazione, verrà ovviamente data – hanno iniziato da ieri e continueranno per anni – una interpretazione compatibile con i canoni dell’antimafia corretta. Non è che non c’è stata la Trattativa; è che non l’hanno riconosciuta come un reato, per paura delle conseguenze. La verità è emersa in tutta la sua nequizia, pur senza trovare la propria sanzione. Il che conferma purtroppo la persuasione che la verità storica non si fa nei tribunali né nel senso del sì, né in quello del no, e che tutte le verità giudiziarie sono immensamente fungibili e dunque sostanzialmente inutili per avvicinarsi alla verità delle cose.
Nella cosiddetta Trattativa la cosa più terribilmente inquietante (ma lo pensiamo in pochi, forse meno dei no-vax) è stata proprio l’indagine e il processo che ha dato corpo a un fantasma e l’ha fatto esistere e imporsi nel racconto della politica italiana. “Una sentenza che farà discutere” ha detto Letta, per coprirsi le spalle dall’alleato populista, mentre la cosa da discutere è tutto quello che è venuto prima, con l’elezione di un calunniatore professionale come Massimo Ciancimino a voce e testimone della verità sullo Stato e sull’anti-Stato, tra agende rosse, papelli e mafioserie assortite.