salvini orban grande

Quella di Salvini (lui solo conta davvero nel senso dell'allargamento del Si alla proposta di legge Zan) non sembra davvero una mediazione finalizzata all'approvazione del disegno di legge Zan. E la stessa mossa di Renzi - l'ennesimo distinguo all'interno del Centrosinistra, con il povero Scalfarotto costretto a "dimettersi" dalle proprie convinzioni - rafforza il No ad un testo condiviso già cambiato alla Camera proprio su sollecitazione di chi lo vuole ora superare e, quindi, affossare. Abbandonare la maggioranza che ha votato il testo al primo passaggio parlamentare, mettersi nelle mani di Salvini, ritornare per un nuovo voto alla Camera e, magari, subire un nuovo "ritocco" non mi sembra un buon viatico per l'approvazione di alcunchè.

Ricordo a me stesso che per Salvini - così si è espresso tante volte in Piazza - non c'è necessità di una legge in materia, bastano le aggravanti per i futili motivi et similia. Le vittime, invece, ritengono sia necessaria, indispensabile, non più rinviabile se davvero si vuole evitare altro “dolore". A questo punto, è giusto che ognuno si prenda le sue responsabilità nel dibattito al Senato. Non è più il tempo dei giochetti al ribasso strumentali, magari, al passaggio di questa o quella forza da sinistra a destra o viceversa. Non può passare come "mediazione" l'annichilimento delle persone trans dalle tutele o l'eliminazione dell'articolo che gia' esclude la criminalizzazione - e ci mancherebbe pure ! - della libera espressione del pensiero. Ed è anche una sciocchezza - ovviamente a mio parere - l'idea che la previsione normativa del dato sociologico dell'identità di genere abbia un significato pedagogico (chi la pensa così, nè più nè meno, si affianca a coloro convinti che l'omosessualità possa essere "trasmessa" ideologicamente per "contagio"/plagio).

I termini usati nel ddl Zan, è precisato dall'art. 1 del testo, hanno significato interno alle previsioni "penali" introdotte, al fine di precisare l'ambito dei crimini d'odio puniti. C'è discrezionalità del giudice? No di certo nel senso dell'arbitrio, ma certamente la Giurisprudenza - la Giustizia del caso concreto - dovrà aiutare, con le Sentenze, a interpretare il contesto e il confine della Norma. Qui non si parla di gesti e di fatti palesi - siamo in un campo molto simile a quello del Mobbing in ambito lavoristico - ma si tratta di istigazione, di discriminazione, di propaganda, di "Spirito e Lettera" che produce violenza, ghettizzazione, perversione "normalista", chiusure sociali (nel senso dell'esclusione) sulla maggioranza, sul consueto.

Ritornando al Mobbing, al sottile demansionamento, allo stillicidio per sottrazione e alla squalificazione del lavoratore - ad opera del Capo o dei Colleghi - che ingenera in Italia dolore, malattia e morte, è giusto che non sia reato nel nostro Paese? Che non sia considerato "criminale" mettere da parte una persona come una cosa inutile ed esporla al pettegolezzo e all'odio? No, non è giusto ! E questo è un vulnus del nostro Ordinamento (contro il Mobbing si può agire solo civilmente per il risarcimento danni) molto simile al vulnus attuale che esiste per le discriminazioni e violenze subite in base al sesso.

Una legge risolve tutto? Certo che no! Ma la sua promulgazione significa efficacia, tutela, prevenzione generale, e può innestare un dibattito, una presa di coscienza collettiva tale da giungere, nel contesto dell'applicazione, anche a modifiche migliorative, a contributi critici "fondati" sugli esiti giudiziari. Per ora, invece, si apprezza solo l'ideologia cripto orbaniana e "cattivista" delle Destre a caccia di nuovi "nemici" dopo stranieri e clandestini e un grumo di potere in disfacimento - penso ai fuoriusciti Dem che sono in cerca di nuova collocazione rimestando nella "palude" dei giochi di Palazzo - che si crogiuola nell'artificio retorico, nell'inganno, nella falsa coscienza di chi oggi - a tempo scaduto, a giochi fatti, ad impegni e voti resi - vuole modificare "in meglio" un testo in via di approvazione, fingendo di non sapere che il "meglio" è nemico del Bene e occultando nella finzione giuridica - non fictio, ma fiction iuris - un proposito politico di tutt'altra natura.