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Mattarella ha scelto di dare un esempio: si è vaccinato quando è arrivato il suo turno, in coda come tutti gli altri della sua classe di età. Avrebbe potuto scegliere di essere un esempio diverso, vaccinandosi per primo per mostrare la sicurezza dei vaccini, come hanno fatto altri capi di stato, e non ci sarebbe stato nulla di male. Oggi, mentre il Presidente della Repubblica sceglie di non saltare una coda che avrebbe potuto non fare, molte categorie professionali si affannano per ottenere un posto privilegiato nella stessa coda, davanti agli altri. In qualche caso ci riescono: la Toscana sta vaccinando i magistrati e gli avvocati, in Campania saranno vaccinati i giornalisti, prima di loro praticamente ovunque si vaccina il personale della scuola e dell’Università.

Oggi, per colmo dei paradossi, abbiamo in molte regioni i professori vaccinati e le scuole chiuse. Almeno il personale medico è stato vaccinato per tenerli aperti, gli ospedali. Ma dato che le scuole chiudono a causa del diffondersi di varianti virali che possono originare cluster tra gli studenti, anche la vaccinazione degli insegnanti rischia di trasformarsi - al di là delle più che condivisibili intenzioni iniziali - in una colossale perdita di tempo in una campagna vaccinale in cui il tempo invece è la materia prima fondamentale.

Quindi, mentre le terapie intensive e i reparti Covid tornano a riempirsi di anziani, mentre si tornano a trasformare le sale operatorie in terapie intensive e interi padiglioni in reparti Covid, abbiamo centinaia di migliaia di persone che sono state vaccinate non perché possono più probabilmente degli altri sviluppare sintomi gravi della malattia, ma perché appartengono a una categoria professionale in grado di esercitare pressioni più forti delle altre. Ieri un avvocato obiettava a un mio tweet dicendo che nei palazzi di giustizia è difficile mantenere le distanze di sicurezza, e che per questo è giusto vaccinare gli avvocati prima degli altri. Come no.

In tutto questo Mattarella che sceglie di dare quel tipo di esempio dimostra da una parte di avere ragione - il vizio di saltare la fila richiede evidentemente che sia questo e non altri l’esempio da dare - e al tempo stesso dimostra quanto sia fuoricentro e autoassolutorio l’incantesimo populista e antipolitico di cui siamo vittime da almeno un decennio. Nel paese in cui il corporativismo diventa addirittura corporativismo vaccinale a danno dei più fragili, del Sistema Sanitario Nazionale che paghiamo con le nostre tasse e dell’interesse generale.