Il decreto con cui i ministri Di Maio, Speranza, Lamorgese e De Micheli hanno ieri chiuso i porti alle imbarcazioni delle ONG straniere e ai 150 naufraghi della Alan Kurdi è il topo morto che annuncia non l’arrivo, ma il dilagare incontrastato della peste politica sovranista nella presunta roccaforte della “resistenza democratica”.

Il provvedimento è inqualificabile quanto lo sarebbe stato uno vergato dalla penna di Salvini e Meloni. Ma lo è in modo ancora più ripugnante perché il sovranismo di rimbalzo, dissimulato nelle lamentazioni delle matres dolorosae progressiste contro il pericolo “delle destre”, ripropone – vecchio stile, vecchia abitudine – le differenze politiche in forma di mera diversità antropologica, per cui le stesse cose diventano diverse se le fanno persone diverse e gli stessi mezzi, anche i più ripugnanti, sono buoni o cattivi e le stesse vittime sono sacre o sacrificabili, a seconda del fine a cui servono.

Come nelle stagioni dell’emergenza terroristica il fascistissimo Codice Rocco uscì redento dal lavacro del battesimo antifascista, nella guerra alle “sedicenti Brigate rosse”, allo stesso modo il Codice Salvini su asilo e immigrazione diventa servibile, se il suo uso “democratico” serve a contendere all’antidemocratico Salvini la rendita della paura.

Il salvinismo della compagnia di giro nominalmente antisalviniana è non solo sostanziale, ma anche metodologico. Non si appoggia solo, come detto, alle stesse armi e agli stessi mezzi, allo stesso racconto tossico, allo stesso subconscio politico. Si appoggia anche allo stesso metodo, alla stessa logica del potere per il potere, che consente il massimo eclettismo ideologico, la totale reversibilità delle posizioni professate un minuto prima e sconfessate un minuto dopo, la sostanziale indifferenza per la politica come governo, il ripudio programmatico dell’etica della responsabilità. Ma anche in questo c’è qualcosa di peggio rispetto a quanto fa il Salvini peggiore, cioè l’uso strategico della dissimulazione e la pretesa di vestirsi da guardie anche per le parti da ladri.

In fondo c’è anche l’illusione clericale che il negoziato con il diavolo sovranista possa lasciare intonsa l’anima della sinistra e tenerla in serbo per tempi migliori, quando la Storia non la costringerà più a queste brutture. Con l’ulteriore conforto che per ciascuna di queste non si sarà chiamati a rispondere, ma appunto risponderà per tutti, con il suo responso, la Storia. Ecco la grande sinistra italiana, al suo peggio.

@carmelopalma