Renzi1

Anche questa, come tutte, ormai, è un’indagine ad intensità variabile. C’è e non c’è. Può mordere e carezzare, carezzare e poi mordere. Può impennarsi, può giacere. Può librarsi nell’incertezza o stagliarsi nella verità. Può lanciare il sasso e poi nascondere la mano. Può vivere o morire. Può fare quello che vuole. 
Se serve, verrà archiviata. Oppure, come con Consip, aleggerà nel “tempo senza ritorno”.

Lo smottamento è stato culturale e risale, com’è noto, a Mani Pulite. Diciamo pure che, nonostante le critiche di una minoranza sempre più minoranza, il paradigma del Cavaliere Senza Macchia e Senza Paura è ormai acquisito. Ma, in realtà, non funziona niente nel nostro diritto penale e nel nostro diritto processualpenale. Sono morti di chiacchiere. Su questa materia hanno reale “diritto di parola” solo magistrati: nelle Direzioni Generali del Ministero di Giustizia; nella gestione privatistica (ANM) dell’Ordine Giudiziario, cioè di carriere singole e di vicende disciplinari; nei comitati di redazione della più note riviste giuridiche; nel potere di sottoporre alla Corte Costituzionale le norme che “intralciano” il “loro” lavoro e minacciano la “loro” indipendenza e la “loro” autonomia.

Ci sono un paio di generazioni italiane a cui questo scempio metodicamente violento, intimidatorio e velenoso, questo mascherarsi da Fra Cristoforo essendo Don Rodrigo, questo fare il deserto e chiamarlo pace, questo napalm spacciato per fertilizzante lamentandosi poi se cresce solo gramigna (ma non è vero), è costato il fiore degli anni, delle speranze e della dignità. A questa sottomissione culturale e politica Renzi si è accodato. Aveva conseguito il 41% dei voti, nella Primavera del 2014. E temo non abbia tuttora capito perché.

Doveva liquidare tutto questo. Liquidare. E invece ha bruciato il patrimonio di aspettative e di fiducia suscitato dalle sue prime azioni. Con l’occhiolino fatto (per dire) da pene accresciute su corruzione, e dalle micidiali fantasmagorie incriminatrici dell’ “omicidio stradale”. Con il silenzio sottomesso sulle maggiori paludi togate via via emerse (Saguto, Bruti Liberati-Robledo); e sullo scempio della cosiddetta Trattativa, e sulle torture-simbolo, quali i venticinque “anni processuali” di Mannino (in aumento).

Ora è ridotto a zimbello politico-investigativo permanente. Sul piano umano, dispiace, perchè chi spende il molto o il poco che sa e può per la Libertà, ha un’idea del dolore che simile condizione comporta. Tuttavia, ancora oggi, anzichè considerare le sue sofferenze familiari come un saggio di un assai più vasto campo di sterminio e, quindi, intendere l’attitudine velenosa della Magistratura Tutoria, a quelle sole invece si ferma.

Non è che i Pubblici Ministeri sono “gli stessi che hanno fatto arrestare mia madre e mio padre”. È che l’Apparato Neoinquisitorio in Italia è intatto da trent’anni: indisturbato, privilegiato, illegalisticamente, a tutto e a tutti sovraordinato.
E non dubita, Renzi, nè punto nè poco, che tragedie incurabili, prima e dopo le sue, si sono consumate su migliaia di persone, in nome del mero “sospetto antimafia”; e disconosce o ignora (peggio) la portata antidemocratica e illiberale delle Misure di Prevenzione, cuore pulsante del Codice Antimafia e di una omonima Commissione Parlamentare lasciate proliferare anche con il suo consenso, secondo il cannibalesco mainstream.

Allora, per uno che ha abbandonato Penati, e Orsoni e Soru (metonimia) a quella stessa deriva infame; che ha “accettato” le dimissioni di un Ministro per tacitare i pettegolezzi su un orologio (Lupi); che per apparire in linea con il tremendismo giudiziario ha proposto il pm Gratteri per via Arenula; che si chiede, si può supporre sorpreso, nel Novembre 2019, dicesi: due-mila-di-cian-no-ve, “decidono i giudici che cos’è un partito?”; che, pertanto, deve aver pensato, sulla questione della Giustizia Politica, di essere più capace di Craxi, Andreotti, Berlusconi messi insieme. Che, per parte sua, a compendio, ha legittimato la delinquenza politica a 5S, frutto scempio di quanto sopra. Ecco, per uno di così spiccata aderenza alla realtà umana e politica di questo Paese, e che nondimeno aspira a governarlo, tutto sommato, a fare lo “zimbello connesso”, e non il morto civile, il sepolto vivo, va già di lusso.