aquarius 611

La vicenda dell’Aquarius è un incidente programmato, una rappresentazione teleguidata di un’emergenza che non c’è per occultare l’emergenza che c’è e di cui proprio il circo Barnum del governo Conte precisa la misura e la qualità, la potenza e l’incanto.

Mentre nel fine settimana nel G7 canadese finiva l’ordine politico dell’Occidente per mano del primo Presidente Usa ideologicamente anti-occidentale e il nostro Paese stava in coda con il prestanome politicamente congiunto di Salvini e Di Maio – non familiare, ma famiglio – per stringere la mano di Trump e incassarne i complimenti, dall’altra parte dell’oceano un geniale capopopolo della frustrazione e dell’odio popolare organizzava la messinscena dell’invasione sequestrando il destino di 600 poveracci per dimostrare al mondo e soprattutto ai suoi elettori che la “pacchia” era finita.

L’Aquarius è così diventata una “verità parallela” in un doppio senso. In primo luogo confortando il popolo su quanto sia piccola e tutto sommato gestibile con un po’ di fermezza politicamente scorretta la sciagura grande di un Paese, l’Italia, che la deriva dell’Occidente abbandona al centro di un mare ormai sguarnito e oggetto di conquista non solo “saracena”, ma in primo luogo slava e presto cinese. In secondo luogo, dirottando la paura indeterminata per un mondo che insieme si allarga e che si restringe, che si allontana dal nostro “centro”, ma che sempre più angosciosamente incombe sui nostri destini, verso una paura determinata e personificata, alcune centinaia di derelitti sputati fuori dal caos libico.

L’invasione non esiste, esiste una irrisolta e al momento irrisolvibile stabilizzazione della Libia, che ha ripreso a trattare con il nuovo Governo come trattava con il vecchio, che è sensibile ai quattrini e del tutto insensibile al ricatto umanitario e dunque continuerà a sputare fuori dai campi di trattenimento migliaia di nuovi ostaggi fino a quando non strapperà da Salvini, che ha bisogno di “fermare gli sbarchi”, un prezzo politico e economico molto più salato di quello imposto a Minniti.

E non esiste neppure una responsabilità europea nella solitudine dell’Italia di fronte a questo gigantesco problema strategico (non l’invasione, proprio la Libia), ma una somma di responsabilità nazionali perfettamente allineate al Salvini-pensiero e indisponibili a condividere i costi e gli oneri di una gestione condivisa delle frontiere esterne e più ancora dell’ordine politico mediterraneo.

L’Aquarius serve a questo, insomma. A dire che, a parte quattro poveracci e il loro Papa “straniero” che li difende contro ogni ragione, le cose stanno andando nella direzione migliore per l’Italia e per gli italiani, per la loro sicurezza e i loro interessi. Che Trump è ok, oh yeah. Che meno male che ci sono Orban e Putin, spasiba. Certo che funziona, il problema delle verità parallele è proprio che funzionano.

@carmelopalma