pininfamerendine

Alcune settimane fa, i media hanno dato ampio spazio alla storia di uno studente del Pininfarina di Torino, sospeso per aver creato un mercato delle merendine all'interno delle mura scolastiche. La punizione, secondo il preside dell'Istituto, era volta alla rieducazione del ragazzo verso la legalità.

A suo tempo siamo intervenuti nel dibattito per sottolineare l'assurdità e l'illegittimità dell'intera faccenda. In primo luogo, se di evasione delle tasse si trattava, notavamo come non fosse certo compito della scuola sanzionare il presunto illecito. Ci chiedevamo poi se tutta questa premura verso la legalità da parte dei preside e del corpo docente si fosse manifestata anche altrove, per esempio nel sanzionare il boicottaggio dei test INVALSI o nel punire i docenti che si attribuiscono indebitamente supplenze o corsi di recupero. Infine, evidenziavamo come questa storia non fosse altro che un riflesso dei problemi culturali e istituzionali che impediscono all'Italia di innovare e crescere. Di qui, il nostro suggerimento all'ormai ex-Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di invitare a Palazzo Chigi lo studente e premiarlo.

A circa un mese di distanza, dobbiamo ammetterlo: avevamo torto. Nel nostro commento, attribuivamo interamente la responsabilità di questa assurda vicenda - e, più in generale, della poca innovazione in Italia - a preside e docenti, i Javert della situazione: inflessibili e discutibili paladini della legge, a prescindere da qualsiasi considerazione morale, economica o di buon senso. La miseria vera, come Victor Hugo ci ha spiegato, si perpetua però anche per i tanti Thénardier, viscidi individui dediti solo all'invidia e il cui unico valore è la superficialità. Di loro ci eravamo dimenticati. Con questo articolo vogliamo riconoscere le loro "qualità".

In realtà, ne erano già saltati fuori diverse decine a commento del nostro articolo. Ma i veri Thénardier, quelli che vanno a rubare gli abiti dai corpi morenti, sono i compagni di classe del giovane innovatore. Una breve parentesi è qui necessaria. La Fondazione Einaudi ha voluto premiare lo studente per la sua creatività. Giusto, sbagliato, o discutibile, questa è una scelta loro, con i loro soldi. Ebbene, gli studenti del Pininfarina sono scesi in piazza per protestare contro il premio. Per la legalità. Le merendine andavano bene quando si trattava di poter ottenere un risparmio monetario, ma ora che il loro venditore vince un premio, diventano improvvisamente illegali. Peccato che Fabrizio De André non sia più tra di noi, avrebbe probabilmente scritto La Scuola Vecchia, per prendere in giro questa nuova ondata di ipocrisia. (Il riferimento è a La Città Vecchia, in cui De André canta: "quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie / quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie").

Ma c'è una questione più grande. E' singolare che questi studenti così attenti alla legalità siano stati invece in silenzio quando si trattava di occupazioni e autogestioni illegali, di bigliettini e vari trucchi per copiare agli esami di stato, del boicottaggio dei test INVALSI (proprio all'istituto Pininfarina), di docenti che si fanno assegnare ore di corsi di recupero pomeridiani che poi, inevitabilmente finiscono sempre in anticipo "perchè siete stanchi", senza parlare poi dei docenti e studenti che pargheggiano nei cortili degli edifici scolastici nonostante il divieto dei vigili del fuoco.

Il nostro articolo aveva infatti una grossa lacuna. Ci dimenticavamo che le barriere all'innovazione in Italia non vengono solo dall'alto, da incompetenti gradassi che occupano immeritatamente posizioni di potere (siano questi nelle scuole, nelle università, nelle grandi aziende o nelle burocrazie pubbliche). Le barriere all'innovazione vengono anche da una società che non solo favorisce ma anche premia la superficialità diffusa, la cultura della sopravvivenza, la mediocrità.

C'è un lieto fine, almeno, in tutto ciò. Nella Second Machine Age, l'era dell'innovazione orizzontale, dei big data, dell'Internet of Things e così via, la superficialità e la mediocrità verranno spazzate via, disintegrate come ha scritto Tyler Cowen nel suo libro Average is Over. Forse il loro compagno imprenditore avrà successo in futuro o forse no. Se certo era riuscito a fare un business da decine di migliaia di euro, in una scuola, con margini di pochi centesimi su ogni articolo, qualcosa di management lo deve capire. Ma questo non è il punto. Questa valanga di innovazione distruttrice non sta solo colpendo - e colpirà ancora più duramente in futuro - l'Italia, ma un po' come l'angelo della morte nell'Egitto di Mosè andrà a bussare direttamente alla porta di questi individui. Ci sarà da ridere per qualcuno: dubitiamo questi saranno quelli con il sorriso sulle labbra.

Chiudiamo con una breve risposta ai commenti al nostro precedente articolo. Molti di questi si concentravano su due aspetti. L'idea del giovane imprenditore, vendere merendine a scuola, non sarebbe innovativa. In secondo luogo, la legalità verrebbe prima dell'innovazione.

Rispondiamo semplicemente con l'esempio di Uber. Se qualcuno, dieci anni fa, avesse cercato di lanciare, al Pininfarina di Torino, un nuovo servizio taxi, probabilmente avrebbe ricevuto lo stesso commento: dove sta l'innovazione? Uber, oggi, vale $50 miliardi. Per fare un termine di paragone: pochi mesi fa l'alta finanza, la grande industria e la politica italiana si sono accapigliate per il controllo del Corriere della Sera. Valore: €200 milioni. Fa quasi tenerezza. A San Francisco, uno di noi due si muove ormai solo con Uber: con 4 dollari ci si sposta per tutta la città. Il biglietto del bus ne costa 2.50 e i costi di tutto sono stellari: affitare una camera costa 2150 dollari più le spese.

Pensate quanto pagate d'affitto e di taxi in Italia, e fatevi due conti sul surplus per il consumatore, e quindi per la società: ma almeno voi rispettate le regole. E qui viene la seconda parte. Lasciamo perdere che sul rispetto di regole scritte da un regolatore catturato dal regolato c'è molto da discutere. Andiamo ai fatti. Barry Korengold, il presidente dell'associazione dei taxisti di San Francisco, ha descritto Uber come dei "robber barons" che "hanno inizato illegamente, senza seguire ogni tipo di regola e facendo competizione illegittima." Parole che sono quasi commoventi. Siamo sicuri che Korengold e i suoi associati sarebbero volentieri scesi in piazza a protestare contro un premio a Uber.

Più che in piazza, questi sono però finiti in mezzo alla strada, a cercarsi un nuovo lavoro, spazzati via dal progresso. Gli studenti del Pininfarina hanno un vantaggio: hanno già fatto le scale e si sono accomodati nel cortile della scuola. Per finire sulla strada devono solo oltrepassare il cancello. Mi raccomando, seguite le regole e passate dalla porta d'ingresso.