I cartoni come propaganda di regime: il caso venezuelano di Súper Bigote
Terza pagina
Nonostante gli effetti nocivi delle politiche di Nicolás Maduro e più in generale del chavismo sull’economia venezuelana siano da tempo ben documentati, oltre al fatto che gli osservatori internazionali abbiano rivelato come il governo sia fortemente coinvolto persino nel narcotraffico, in Italia esso gode ancora di un certa ammirazione da parte di molti ambienti estremisti, mossi da ideologie terzomondiste e antioccidentali ma in alcuni casi anche dall’opportunismo. Basti ricordare da mesi si sta indagando su possibili finanziamenti che il Movimento Cinque Stelle avrebbe ricevuto nel corso del tempo dal paese sudamericano, tanto che Armando Armas, avvocato e politico venezuelano dell’opposizione, intervistato a dicembre dal quotidiano Libero affermò che il governo Conte aveva ostacolato le indagini sui finanziamenti.
I tentativi di Maduro di accreditarsi come una figura autorevole che lotta contro “l’imperialismo yankee” passano, sia in patria che all’estero, attraverso varie forme di propaganda. Tra queste, la più curiosa è il cartone animato Súper Bigote (“Super Baffo” in spagnolo), andato in onda sulla tv di stato venezuelana VTV a inizio dicembre, dove il leader viene rappresentato come una sorta di supereroe che deve sconfiggere un perfido nemico biondo e paffuto vagamente ispirato a Donald Trump. Un tentativo di propaganda che ha fatto il giro del mondo, tanto che gli è stata dedicata un approfondita analisi persino sul Washington Post.
All’inizio del cartone, il cattivo dalle sembianze trumpiane preme un pulsante rosso nello Studio Ovale della Casa Bianca. Dopodiché parte un drone che mira alla rete elettrica nazionale del Venezuela, causando un blackout generale. Contemporaneamente, due personaggi simili ai leader dell’opposizione venezuelana Henry Ramos Allup e Julio Borges sogghignano e festeggiano, vestiti rispettivamente da gallina e da pollo. È a questo punto che interviene Súper Bigote, che rassicura la gente e promette di distruggere «i cattivi». Indossa un casco con la bandiera del Venezuela e con il suo pugno di ferro distrugge il drone, ripristinando l’elettricità nel paese. Il supereroe viene poi celebrato con la canzone del musicista Ray Barretto Indestructible, una delle preferite di Maduro.
Sebbene il cartone non riporti le firme degli autori, e il governo non ne ha rivendicato la produzione, è chiaro che si tratta di propaganda filogovernativa, per scaricare le colpe del disastro socioeconomico sui nemici di Maduro: la storia narrata riguarda un esteso blackout avvenuto realmente nel 2019, che colpì diverse zone del Venezuela, compresa la capitale Caracas; dovuta alla cattiva gestione statale delle infrastrutture, venne attribuita ad un attacco deliberato da parte di agenti esterni che volevano destabilizzare il regime.
Il nome Súper Bigote era stato coniato sempre nel 2019 dallo stesso Maduro, per rispondere agli oppositori politici che lo avevano accusato di essere la causa della crisi e di far cadere i governi con un movimento dei suoi baffi; in un discorso tenuto in televisione, muovendo i baffi e mostrando l’immagine di un Superman baffuto, Maduro disse: “Io non sono Superman, sono Súper Bigote.” Parole alle quali, dopo la proiezione del cartone, l’ex-presidente del Parlamento Julio Borges, che si trova in esilio in Colombia, sembra aver risposto definendo in un tweet Maduro “il Super Distruttore del Venezuela.”
“I cartoni sono un classico strumento di propaganda per i regimi autoritari,” ha spiegato al Washington Post David Smilde, sociologo dell’Università Tulane di New Orleans ed esperto di America Latina. Nello specifico, Súper Bigote fornisce “un interpretazione della disastrosa amministrazione del Venezuela in cui il popolo è la vittima, gli Stati Uniti il cattivo e Maduro il salvatore.” Ha aggiunto che tuttavia, stando almeno ai sondaggi, la maggioranza della popolazione del paese latino-americano identifica Maduro come il colpevole della situazione, e non crede ai presunti complotti degli americani.
Negli ultimi anni ci sono stati vari esempi di governi illiberali che utilizzavano l’animazione per fare propaganda e soft power: ad esempio, già nel dicembre 2007 l’emittente filo-Hamas Al Aqsa TV trasmise un cartone antisemita che dipingeva gli ebrei come creature malvagie che intendevano distruggere la Moschea di Al Aqsa. Più di recente, la Cina ha prodotto nel 2019 The Leader, una serie anime sulla vita di Karl Marx. Mentre in passato c’è chi ha ipotizzato che la serie animata di produzione russa Masha e Orso, iniziata nel 2011 e che ha riscontrato un grande successo a livello internazionale, sia stata negli ultimi anni il più efficace strumento di soft power sfruttato dal Cremlino.
A proposito del Cremlino, negli Stati Uniti in passato sono stati pubblicati fumetti di supereroi che, al contrario di Súper Bigote, non fanno propaganda, bensì parlano “della” propaganda: nel 2018, nell’ottavo numero della serie Doomsday Clock della DC Comics, in cui Superman incontra Vladimir Putin con il quale vi è una discussione carica di tensione, poiché il presidente russo accusa il supereroe Firestorm di aver attaccato i russi in quanto agente degli americani. Mentre nel 2003 il fumettista Mark Millar provò a immaginare in Superman: Red Son una nuova versione della storia dove provava a immaginare cosa sarebbe successo se l’astronave che lo salvò da piccolo dalla distruzione del suo pianeta fosse atterrata, anziché in una fattoria del Midwest, in Unione Sovietica: il risultato era un Superman sfruttato dal regime comunista a fini propagandistici.