Le fake news non sono balle, ma (cattiva) politica computazionale
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Le parole hanno un senso preciso, ma il linguaggio comune differisce dai linguaggi formali (della matematica, dell'informatica) perché le parole possono mutare di senso, fondersi, trasformarsi. Fake news è uno di questi casi. Ora, fake news tecnicamente è quello che i linguisti chiamano un congolomerato: un pomodoro non è un pomo fatto d'oro, un saliscendi molto probabilmente non sale e non scende le scale.
Semplicemente due o piú parole si uniscono e, per ragioni che pertengono alla storia del linguaggio, assumono un altro significato, unitario.
Il giochino che fanno i negazionisti del fenomeno fake news è un giochino linguistico: "fake news" vuol dire notizie false, le notizie false nel mondo dell'informazione e del giornalismo sono sempre esistite, quindi le "fake news" sono sempre esistite, che è questa storia? Nessuna novità, chi grida al fenomeno delle fake news vuole tarpare le libertà del web etc.
Questo è tanto intelligente quanto una persona che tentasse di comprare un pomodoro in oreficeria, pensando che sia un pomo d'oro.
Per fake news si intende non la semplice balla a mezzo stampa (o altro), ma il suo sfruttamento consapevole, l'ingegnerizzazione della balla, facendo uso accorto di quelle tecnologie per la viralità nei social media che sono state a lungo sfruttate dai piú sfacciati pubblicitari.
Tecniche sfacciate di persuasione piú o meno occulta a fini commerciali sono esistite da quando esiste la pubblicità sui mezzi di comunicazione di massa. Ovviamente se queste tecniche possono essere sfruttate per ragioni commerciali, possono essere sfruttate anche a fini politici. L'apparizione dei social media ha mutato lo scenario: si può utilizzare la struttura delle relazioni sociali (e nel frattempo è nata una teoria della struttura della relazioni sociali, una teoria nel senso fisico-matematico del termine, teoria che prima non esisteva), si possono utilizzare le immani quantità di dati personali che seminiamo andando in giro per il web, per somministrarci pubblicità mirata e personalizzata. E come dire, so far so good: tutto sommato non è una tragedia.
Si possono utilizzare dunque le medesime tecniche che fanno leva su social media e big data per fare propaganda politica. Non hanno iniziato i cattivi: ha iniziato Obama nella campagna del 2012. E anche qui, so far so good: perché no? Se io ho certi gusti, vivo in un certo luogo, ho certe abitudini sono probabilmente piú sensibile a un certo argomento per cui la campagna personalizzata nei miei confronti sarà mirata su quell'argomento. Il bello è che i social media rendono tutto questo possibile (ads personalizzati all'individuo e non ad una larga categoria demografica come un comizio o la pubblicità all'interno di un certo programma televisivo).
E che tutto ciò può essere fatto in tempo reale, creando sommovimenti anche repentini dell'opinione pubblica. Il riferimento che va fatto qui è un fondamentale articolo (Engineering the public: Big data, surveillance and computational politics) della sociologa di origine turca Zeynep Tufekci, che già nel 2014, ben prima che il conglomerato linguistico "fake news" entrasse in uso, faceva notare come social media, big data e relative tecniche di analisi, e i progressi nelle scienze del comportamento portano alla nascita di quella che lei ha chiamato computational politics, politica computazionale.
Ma quando si parla di fake news, si intende il modello propagandistico in cui queste stesse tecniche vengono utilizzate non per promuovere la posizione di un partito o di un determinato leader politico su un certo argomento presso le persone ad esso piú sensibili, ma per progandandare pure e semplici balle, la cui diffusione virale può servire per spostare voti ed influenzare un'elezione, o comunque per raggiungere specifici obiettivi politici, militari, strategici.
Queste sono le basi del discorso fake news. Da questo possiamo partire per analizzare le campagne concrete, passate o in essere, per definire e studiare una teoria del fenomeno e per studiare possibili contromisure: contromisure che ovviamente non potranno mai essere censorie, oltre che per ragioni morali o politiche per ragioni di efficienza. Fake news route around censorship, le fake news aggirano la censura, si muovono costantemente intorno a quel confine tra lecito e illecito che ogni norma non fa altro che ridefinire e spostare ma che continua comunque ad esistere.