ghiaccio bollente

"Voglio una Rai pop, usciremo dalla dittatura degli ascolti", diceva Antonio Campo Dall'Orto il 2 settembre 2015, nella sua prima intervista da Direttore Generale della Rai, annunciando "discontinuità culturale" rispetto al passato.

Parole da prendere sul serio e che lasciavano ben sperare, perché pronunciate da un manager televisivo che si è fatto le ossa nell'emittente più "pop" e internazionale che ci sia: Mtv, portatrice di innovazione e creatrice di stili e tendenze.

Eppure, è di pochi giorni fa la notizia che Viale Mazzini ha deciso di chiudere Ghiaccio Bollente, trasmissione musicale condotta da Carlo Massarini, il mitologico Mister Fantasy che "faceva vedere la musica" in Rai nei primissimi anni 80. In contemporanea con il lancio di Mtv negli Usa, ma comunque in ritardo rispetto ad altre esperienze europee tipo Top of The Pops della tanto invidiata e sempre evocata BBC inglese.

In onda a notte fonda su Rai 5, Ghiaccio Bollente è un programma sulla musica, che propone documentari e live di rock, blues e pop.
Una trasmissione per nottambuli nostalgici, non certo un campione d'ascolti, ma per toni e contenuti un prodotto decisamente al di sopra del deserto culturale e al vuoto cosmico della Rai "mainstream", quella delle tre reti ammiraglie dei programmi contenitore del sabato sera o quella delle trasmissione sportive della domenica pomeriggio fatte di puro chiacchiericcio e nemmeno di un solo fotogramma di calcio giocato. Oppure della Rai dei talk politici mattutini a basso costo, o dei vari Porta a Porta e Ballarò, riti televisivi ormai stanchi, penalizzati dagli ascolti e penalizzanti per chi li ascolta.

Ghiaccio Bollente non ha inventato nulla. Non è radical chic, non è nazional-popolare. E' un programma naive, e in quanto tale onesto, che non ha alcun interesse né alcuna intenzione di sembrare altro se non una rassicurante trasmissione culturale. Non è nulla di eccezionale, insomma, ma è una di quelle trasmissioni che ti fa dire: "beh, pagare il canone almeno a qualcosa serve".

Ghiaccio Bollente rappresenta infatti il programma-tipo di una "Rai ideale" che probabilmente renderebbe lievemente più tollerabile il pagamento del canone anche ai più convinti sostenitori della privatizzazione di Viale Mazzini. Perché si tratta di una televisione che fa chiaramente altro rispetto alle emittenti "commerciali", le quali hanno bisogno di vendere agli inserzionisti pubblicitari prodotti macina-ascolti "purché sia". Perché quello che rende insostenibile pagare la tassa sul servizio radiotelevisivo è proprio la promiscuità tra la Rai di Stato e la Rai di mercato, che non fa bene né l'una, né l'altra cosa.

Una Rai che cancella le poche cose innocentemente culturali che ha (da Passepartout di Philippe Daverio a La Storia Siamo Noi) e che, in assenza di altro, nel vuoto di idee in cui galleggia Viale Mazzini, tende solitamente a sostituirle addirittura con le repliche delle puntate degli stessi programmi appena cancellati.

E con Ghiaccio Bollente se ne vanno persino anche gli ultimi flebili riflessi empatici a sostegno non solo del pagamento del canone, ma della (r)esistenza stessa di una televisione pubblica in Italia. E si rafforzano sempre più le ragioni di chi, come noi, ne chiede la privatizzazione.