regola 2 G grande

Dal 6 dicembre è in vigore in Italia la disciplina del green pass rafforzato (super green pass) che consente solo ai vaccinati e ai guariti di frequentare bar, ristoranti, cinema, teatri, stadi, palazzetti dello sport, sale da ballo, discoteche e feste private. Dal 25 dicembre 2021 il green pass rafforzato è richiesto anche per la consumazione al banco in locali al chiuso.

Successivamente sono state decise dal Governo ulteriori restrizioni a partire dal 10 gennaio – green pass rafforzato anche per frequentare piscine, palestre e centri sportivi al chiuso, musei, mostre e sale gioco – e ieri l'esecutivo, con un ennesimo decreto legge, ha stabilito che dalla stessa data il green pass rafforzato sarà necessario per l’utilizzo dei mezzi di trasporto, compreso il trasporto pubblico locale o regionale.

Dal 2 dicembre, poco prima di passare la mano al nuovo esecutivo, il governo tedesco di Angela Merkel ha varato il cosiddetto “lockdown dei non vaccinati”, imponendo la regola del 2G, cioè 'geimpft o genesen' (vaccinati o guariti), per chiunque voglia frequentare luoghi (al chiuso) diversi dal posto di lavoro e da esercizi commerciali, che vendano beni di prima necessità.

In ogni caso, facendo un’istantanea delle misure in vigore nel mese di dicembre non ci sono, sul fronte delle restrizioni per i non vaccinati, differenze significative tra la via tedesca e quella italiana. I non vaccinati, a dicembre, in Germania (con alcune differenze tra i singoli Lander) come in Italia hanno potuto andare al lavoro e usare mezzi di trasporto pubblico (se negativi al test), e non hanno potuto frequentare i principali luoghi di aggregazione e svago. In Germania hanno avuto qualche restrizione in più, perché non sono potuti entrare in esercizi commerciali per beni non necessari, e non hanno potuto riunirsi, neppure in luoghi privati, se al chiuso, con più di due persone di un'altra “bolla” familiare (anche se in questo caso, come si vide anche in Italia durante la stagione del coprifuoco, le verifiche nelle case private sono di fatto impossibili).

I giornali italiani, che hanno insistito a lungo sul miracolo tedesco del crollo dei contagi prodotto dal “lockdown dei non vaccinati” (in realtà iniziato già prima dell'entrata in vigore delle restrizioni), non hanno dunque tenuto conto del fatto, pure abbastanza evidente, che sul trattamento restrittivo dei non vaccinati non c’è stata a dicembre alcuna significativa differenza tra la Germania e l’Italia.

1FFF casi ita ger

Sui dati di immunizzazione, la differenza è a favore dell’Italia; sono il 70% tra i tedeschi e il 74% tra gli italiani i vaccinati con due dosi.

2FFF due dosi ita ger

La Germania è più avanti sulle terze dosi, che hanno ricevuto il 37% dei tedeschi contro il 30% degli italiani.

3FFF booster ita gerAnche se la stampa italiana se n’è dichiarata da subito sicura, è difficile ritenere che la tendenza opposta delle curve dei contagi tra Germania (in picchiata) e Italia (in crescita vertiginosa) sia stata dovuta a dicembre alla maggiore severità (come detto, molto relativa) delle restrizioni imposte in Germania ai non vaccinati.

Al momento, l’unica differenza che influisce in modo determinante sulla riduzione delle interazioni sociali, sia per i vaccinati che per i non vaccinati, riguarda lo smart working, che in Germania è tornato a essere modalità ordinaria e obbligata, salvo eccezioni, mentre in Italia continua a non essere non diciamo imposto, ma neppure promosso, né dalle autorità politiche né da quelle sanitarie.

Si può immaginare, anche senza troppa malizia, la ragione per cui l’Italia non ha scelto deliberatamente di potenziare la misura, che dall’inizio della pandemia è stata, anche dopo il periodo del confinamento, il mezzo di contrasto principale per ridurre le interazioni sociali a rischio (un terzo dei dipendenti, con percentuali superiori nella PA, lavorava da casa, nella primavera del 2000). Il lavoro a distanza, oltre ad alleggerire la pressione pandemica, alleggerirebbe infatti anche la pressione sui non vaccinati, dando loro una possibile via di fuga. Quindi si continua nell’azzardo, totalmente irrazionale, di scommettere che un aumento dei contagi e un aumento delle restrizioni chiuda le vie di fuga ai no-vax.

Per altro verso, tornando al parallelo tra Germania e Italia, come dovremmo avere già imparato in altre fasi di questa pandemia, le ondate tendono a muoversi geograficamente in modo anche indipendente dalle misure adottate per contrastarle. C’è un elemento “naturale”, che le politiche di contrasto possono mitigare, ma non invertire nelle sue tendenze di fondo. Se in un periodo un paese ha più contagi di un altro, non significa che sia di per sé più indisciplinato e irresponsabile. La quarta ondata non è arrivata in Europa perché “non siamo stati attenti”. Questa moralizzazione antropomorfizzata delle dinamiche pandemiche è uno dei residui più tipicamente antiscientifici della nuova vulgata scientista.

La stampa italiana se n’è fatta latrice, continuando a sposare anche altre due verità “ufficiali” della comunicazione governativa. La prima è la correlazione pressoché esclusiva tra livello di vaccinazione e andamento dei contagi: le restrizioni, insomma, sono dovute al “residuo” di popolazione non vaccinata e dovrebbero idealmente colpire solo essa. La seconda è l’efficacia delle restrizioni, come alternativa soft all’obbligo vaccinale, per accrescere il livello di immunizzazione, cioè per costringere i no vax a vaccinarsi.

Se è vero che il tasso di vaccinazione della popolazione è il fattore fondamentale di vulnerabilità epidemiologica, non è vero che basti questo per mettere al sicuro un paese. Se ad esempio si confronta l’andamento dei contagi di tre paesi con ottimi livelli di vaccinazione (Italia, Danimarca e Belgio), si nota abbastanza chiaramente che l’andamento dei contagi nel mese di dicembre non segue affatto quello delle immunizzazioni.

4FFF casi ita be e dnm

5FFF vaccinati due dosi ita be e dnm

6FFF booster ita be e dnm

Questo fenomeno, in teoria, giustifica la cautela rispetto all’utilizzo di misure e dispositivi di protezione (poco diffusa in Belgio e Danimarca), cioè una caratteristica molto positiva del cosiddetto modello italiano. Però è difficile da spiegare in un paradigma comunicativo, in cui l’unica criticità rilevante (ed è certamente la più rilevante, ma non l’unica!) viene considerato il livello di vaccinazione complessivo della popolazione.

Infine, sull’efficacia dell’obbligo indiretto alla vaccinazione, le immagini che seguono dimostrano in modo abbastanza chiaro che dall’inizio dell’autunno (cioè da quanto l’Italia ha iniziato a imporre restrizioni ai non vaccinati, divenute molto pesanti da metà ottobre, con il green pass obbligatorio per lavorare), la curva delle vaccinazioni italiane non ha subito alcuna variazione significativa.

7FFF totale due dosi

8 GGG

Tra i paesi che hanno imposto obblighi e restrizioni e quelli che non l’hanno fatto non c’è sostanzialmente alcuna differenza. Nella “lassista” Svezia (dove i non vaccinati possono fare tutto, fuochè partecipare a grandi eventi) i vaccinati nel periodo sono aumentati più che in Italia e hanno superato quelli dell'Austria (che pure ha adottato restrizioni simili a quelle tedesche) e in tutti i paesi la tendenza alla vaccinazione non ha subito modifiche significative rispetto al periodo precedente. Pare abbastanza evidente che il comportamento vaccinale della popolazione risponde a dinamiche più strutturali di quelle su cui incide la minaccia dell'isolamento personale.

Al netto di tutte le considerazioni sulla legittimità e la proporzionalità di queste misure, non si può dire che, laddove siano state utilizzate, le restrizioni anti-no vax abbiano aiutato le vaccinazioni. Bisognerebbe capire se l’obbligo vaccinale rappresenterebbe una alternativa migliore, in termini di efficacia. Ma lo si potrebbe fare solo verificandolo sperimentalmente, cioè imponendolo per davvero e non evocandolo come intimidazione, per giustificare misure giuridicamente ibride, cioè sostanziali sanzioni travestite da misure di prevenzione sanitaria.

Non è possibile però leggere considerazione di questa natura sulla stampa italiana - nè questi numeri che pure sono facilmente accessibili su una banca dati pubblica e accreditata (OurWorldInData) - perchè qualunque smentita della comunicazione ufficiale è considerata un favore alla propaganda no vax. Il risultato è che una verità evidente - i vaccini sono la principale arma di contrasto alla pandemia e di normalizzazione della vita sociale nel contesto pandemico - diviene la giustificazione morale per affermare tesi infondate, erronee o anche platealmente false al servizio della "causa vaccinale".