Candidiamo la Germania del surplus per le Olimpiadi 2024, non l'Italia
Editoriale
Il governo italiano dovrebbe candidare Berlino o Francoforte come città organizzatrice delle Olimpiadi del 2024, non Roma o Milano. All'indomani della pubblicazione del rapporto della Commissione UE sugli squilibri delle economie dei paesi membri, con il nostro Paese sotto osservazione per la sua scarsa competitività e l'inefficacia delle sue politiche di inclusione sociale, il rilancio della candidatura italiana per i Giochi appare surreale. Cicale che vogliono continuare a fare le cicale, puntando ad organizzare un mega-evento che ormai per definizione costa alle casse dello Stato ospitante più dei ricavi, pur al netto dei probabili fenomeni di corruzione. Le Olimpiadi sono una festa, una grande pubblicità ed una dimostrazione di "potenza", ma bisogna potersele permettere, economicamente e forse anche moralmente. Nel 1960 i Giochi di Roma raccontarono al mondo il nostro miracolo economico post-bellico: oggi cosa racconterebbero? Per rilanciare l'economia e la società italiana non occorre una festa costosa, servono impegno e riforme concrete.
Suggeriamo alla Germania di organizzare le Olimpiadi del 2024. I tedeschi stanno sperimentando gli effetti benefici della conduzione politica sobria e lungimirante dello scorso decennio, le cui riforme sistemiche hanno permesso al Paese di ritrovare competitività e benessere. La classe dirigente di Berlino sa che gli squilibri tra la Germania e l'Europa latina (includendo anche la Francia) rischiano di minare l'economia tedesca, ma è altrettanto consapevole che non può ridurre unilateralmente tali sbilanciamenti, come pure i sempreverdi euro-keynesiani reclamano. "Stimolare la domanda interna" con politiche salariali più generose o maggiore spesa pubblica darebbe sì un po' ossigeno alle economie mediterranee (che godrebbero di un consumatore tedesco più ricco e di una piccola riduzione del gap di competitività), ma perché la Germania dovrebbe sussidiare Paesi che non accennano a riformarsi?
Tra le critiche mosse dalla Commissione Europea a Berlino vi è anche l'eccessiva chiusura del settore dei servizi professionali, la cui liberalizzazione aprirebbe maggiormente il mercato tedesco ai concorrenti del continente. Come suggerisce Mario Seminerio (in una intervista a Strade pubblicamente prossimamente), al massimo il governo Merkel si limiterà ad intervenire in questo ambito, più per concessione che per convinzione. Le politiche di liberalizzazione sarebbero un vero toccasana per l'intera Europa, non solo per la Germania, ma il tema pare ormai derubricato dall'agenda politica, soprattutto nel nostro paese dei balocchi olimpici.
Insomma, candidiamo la Germania del surplus delle partite correnti per le Olimpiadi del 2024: se dobbiamo pregare i tedeschi di mettere mano al portafoglio, abbiamo l'onestà di farlo concedendo loro l'onore della vittoria.