A leggere l'ultimo bollettino della Banca d'Italia, il debito pubblico italiano ammontava nel mese di Novembre 2014, ultimo mese di rilevazione, alla bellezza di 2160 miliardi di euro. È dall'altezza di questa montagna, pari a più del 130% del PIL, che chi ne gestisce il collocamento sul mercato, chi ha responsabilità di far sì che le paure sulla sua sostenibilità non provochino una grave crisi finanziaria, dovrebbe osservare gli accadimenti politici o di politica economica internazionale, soprattutto nel caso di gravi disaccordi fra partner delle stesse istituzioni politiche, che in questo caso sono quelle della UE e della Zona Euro.

Varoufakis

È notizia di ieri che il nuovo Ministro delle Finanze Greco, Yanis Varoufakis, si è lasciato andare a dichiarazioni poco lusinghiere sulla fiducia che alcuni funzionari italiani, non meglio specificati, avrebbero della sostenibilità del debito pubblica italiano. Secondo Varoufakis, la paura del default agirebbe in modo velato da "blocco psicologico" - ci si consenta il termine pseudo-psichiatrico - verso posizioni più vicine alle richieste del governo greco di sinistra, e lascerebbe nell'impossibilità di dire il vero per paura d'indefinite "conseguenze tedesche", probabilmente di ritorsione finanziaria.

Il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha prontamente smentito tramite Twitter, con un tono piuttosto blando a dire il vero, sostenendo che le parole del collega ellenico fossero "fuori luogo". Ebbene più che fuori luogo, a ben pensarci, non possono che essere o vere o false. Se fossero vere, lascerebbero intendere che rappresentanti delle nostre istituzioni di politica economica si sarebbero lasciati andare a gravi dichiarazioni sul reale stato di salute del nostro debito pubblico. Lasciare che tali confidenze siano poi riportate da un ministro a scopo politico, senza una reazione adeguata, è impensabile. Se qualcuno davvero sospetta che la sostenibilità dei nostri debiti non sia garantita, lo dica, prima di fronte ai cittadini e poi in Parlamento.

Poiché, però, tendiamo a voler escludere questo scenario, preferiamo pensare che le parole del Ministro greco siano false o riportate ad arte, al punto da far dubitare della correttezza stessa di chi le ha pronunciate. Non ci si può - né si deve - piegare alla nuova prassi del diffondere notizie tendenziose sullo stato delle finanze pubbliche di un paese partner della stessa area monetaria, per meri fini politici. Ai responsabili politici, che in questi giorni si trovano a dover trattare con il governo greco, non resta che dire le cose come stanno: Yanis Varoufakis, nel caso in specie, non dice il vero! Come si può chiedere rispetto per le proprie posizioni, come continuamente ricorda il governo Tsipras, se poi si usano tattiche negoziali che superano - e di molto - l'accettabilità?

Capiamo bene che chi si trova a dover gestire uno Stato che, nel passato, ha cercato in ogni modo di donare un'idea, sullo stato di salute delle proprie finanze, ben lontano dalla realtà sia portato a pensare che possa succedere lo stesso a qualche più noto vicino. Eppure vorremmo ricordare che la correlazione fra notizie tendenziose, abbellimenti della realtà, o ogni altra strategia diversa dalla correttezza e lealtà istituzionale fra stati e lo stato finanziario di dissesto è positiva e altamente significativa. Continuare su questa via non aiuterà di certo a risolvere i gravi problemi economici che affliggono il popolo greco, che - come quello italiano - ha bisogno di una basilare certezza: governanti corretti e trasparenti con i propri cittadini.

@ThManfredi