Educare i bambini da grandi. L'esempio virtuoso di The Guardian Foundation e NewsWise
Istituzioni ed economia

The Guardian Foundation, ente no-profit indipendente che lavora nelle comunità per contrastare la disinformazione, ha avviato un programma europeo per costruire progetti pilota nelle scuole, al fine di combattere fake news e insegnare giornalismo ai bimbi dai 7 agli 11 anni.
L'Italia è uno dei paesi scelti, tramite la sigla NewsWise, progetto di educazione all’informazione, digitale e non, pensato appunto per le scuole primarie. L’obiettivo di NewsWise è formare una generazione in grado di pensare in modo critico, consapevole e informato: l’espressione non è di facile traduzione in italiano, riferendosi alla capacità di analizzare e valutare criticamente le notizie dei media. Si tratta essenzialmente di avviare i bambini a muoversi all'interno del mondo dell’informazione, proponendo loro strumenti necessari per distinguere le notizie vere da quelle false.
Quella italiana è la prima sperimentazione al di fuori del Regno Unito, la quale prevede inoltre, come presupposto, un percorso formativo dedicato agli stessi insegnanti. Partner dell'iniziativa sono Dataninja, azienda che offre programmi di formazione per lo sviluppo di competenze digitali, e Reggio Children, un centro internazionale per la promozione delle potenzialità dei bambini, che ha sviluppato negli anni scambi con molteplici stati e territori. Entrando più nello specifico, NewsWise Italia si rivolge alle quarte e quinte elementari - oltre che ai loro docenti, appunto - ed è organizzato in tre aree tematiche: comprendere le notizie, sviluppare pensiero critico, creare mini-redazioni in classe.
Nel Regno Unito sono già stati coinvolti oltre 17.000 giovanissimi studenti e circa 4000 educatori. L’efficacia del programma è stata confermata da ricerche e analisi sull'impatto, come quelle condotte dalle Università di Birmingham e Liverpool, dimostrando che chi segue lezioni in classe con questo metodo riesce a identificare meglio le informazioni false rispetto a chi non lo fa, auspicabilmente anche nel lungo periodo, nello sviluppo di primordiali competenze digitali. La fase di prova partirà in due scuole italiane, per giungere, a partire da maggio, a una versione definitiva scaricabile liberamente dalla pagina di riferimento del progetto.
Generare curiosità e impegno critico nei confronti delle notizie, tramite un programma cresciuto e adattatosi ai rapidi cambiamenti sociali e tecnologici, riconoscendo come una significativa alfabetizzazione mediatica possa migliorare risultati di apprendimento a un piano più ampio nei bambini e riuscendo infine a ridurre la dissonanza cognitiva alimentata dalla disinformazione: tutto questo, piuttosto che "educare a", diviene un "educare per". Educare per muoversi come cittadini consapevoli, difensori da ultimo delle fragili basi democratiche.
Questo programma mostra poi come esistano delle possibilità creative che riguardano la stessa società civile, in modalità e forme dunque pre-politiche, che segnalano degli spazi importanti del e nel vivere comune, tutti da esplorare. Si riparte da proposte concrete, circondandosi di personalità di spessore, con competenza ma pure con sguardo orientato a un impegno generazionale. Essere società civile significa mettere in movimento delle forze, da far emergere e crescere con leggerezza, pragmatismo e flessibilità, nella prospettiva di una correlazione positiva tra l’aumento delle competenze di news literacy e la partecipazione. Ci sono degli spazi di legame sociale e delle possibilità creative che richiedono chiaramente del tempo, ma che possono effettivamente far fiorire una sensibilità politica più pronta e preparata alle sfide del tempo.
Verrebbe da dire che il tutto sia interpretabile come forma di risposta-resistenza ai numerosi testi di propaganda diffusi nelle scuole, da ultimi quelli filo-autocratici: una approfondita inchiesta condotta nei mesi scorsi dall’Istituto Germani ha investigato su un campione significativo di manuali di geografia adottati nella maggioranza delle scuole medie nazionali. Dalla lettura dei volumi emergono, seppur con sfumature diverse, messaggi ricorrenti.
È interessante notare come queste ricostruzioni, che contribuiscono a plasmare una certa visione della storia e delle relazioni internazionali, siano molto simili e in alcuni casi coincidano con i resoconti strategici diffusi dalla macchina propagandistica del Cremlino, definibili narrazioni di base. E si potrebbe continuare con tanti esempi, anche a livelli formativi superiori, inciampando tra libri proposti e approfonditi in diversi dei nostri atenei. In una fase storica dominata dalla manipolazione della realtà, facente leva su distorsioni percettive e miopie da analfabetismo di ritorno, partire con proattività ed entusiasmo dalla scuola primaria può rivelarsi cruciale per migliorare la partecipazione civica delle nuove generazioni, nella ricerca di conoscenza, senso e significato.
