centro grande

Sono molte le iniziative che in questi giorni riguardano il campo cosiddetto "moderato" e anche nell'anno appena passato non sono mancati i tentativi di dare forma, concretezza, a questo poltergeist più volte evocato: la "Cosa di Centro".

Questo accanimento però - da cattolico democratico - non mi convince. Se elettoralmente ci fosse davvero spazio di consenso per un centro partitico autonomo, perché Renzi e Calenda (e prima di loro Rutelli ad esempio) avrebbero avuto percentuali così basse? Se il futuro dei liberali e dei moderati coincidesse con un nuovo partitino dedito alla tattica dell'ago della bilancia, non sarebbe ben poca cosa rispetto ad una Storia così ricca?

Forse sarebbe l'ora di decidersi, di "fecondare" con le proprie posizioni "terze" la dialettica Destra/Sinistra, porla schiettamente in un campo occidentale, europeo e classico; questa, inoltre, è la strada per affermarsi sul populismo delle estreme. Mi sembra, infatti, nell'ambito riformista, che gli elettori apprezzino sempre di più la radicalità di un approccio chiaro sui temi della sanità pubblica, delle tutele del lavoro, della lotta alle diseguaglianze, anche grazie al magistero di Papa Francesco.

Anche l'esperienza del Covid ha fatto la sua parte: molti liberali sono ritornati alle fonti dell'approccio laico, non ideologico: Stato costituzionale non significa anarchismo individualista ma sanità pubblica di qualità, tutela degli indigenti, un'economia e una società che non può fare a meno dell'intervento statale idoneo, finalizzato anche a consentire, attraverso le regole, il libero dispiegamento dell'intraprendenza privata, legata all'utilità sociale.

Il Centrosinistra (senza trattino) è il luogo giusto - a mio parere – per lo svolgimento dell'impegno dei cristiani e dei liberali che vogliono occuparsi di politica progressista. Il Partito Democratico, in tal senso, con il suo pluralismo ideale, è il partito del Centrosinistra, inteso come locus dell'impegno costante per coniugare il massimo di socialità con il massimo di libertà.

L'identitarismo settario lasciamolo alle Destre: mischiamoci, mettiamoci in gioco, Moro docet! Auspicare in questo momento - quando è essenziale unire le opposizioni contro l'unità d'interesse delle destre al Governo - la fuoriuscita dei cattolici o dei liberali dall'ambito democratico per un "distinguo" che non sembra appassionare gli italiani, è sbagliato e pericoloso.

Come si fa a proporsi come federatori quando si scinde ciò che già oggi sta assieme? Ed allora, guardiamo all'esempio di chi ha impegnato la propria vita per arricchire di senso il campo democratico, egualitario: pensiamo ad Aldo Capitini, al suo Liberalsocialismo, alla sua "Religione Aperta", a quell'afflato spirituale "praticissimo" che ha dato vita alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi, che ha introdotto la nonviolenza nel dibattito pubblico, che ha reagito con la forza della "persuasione" ad ogni torsione autoritaria della politica italiana, che ha incontrato il popolo del "buon senso" e non ideologizzato nelle esperienze dei Centri di Orientamento Sociale in tanti comuni italiani.

L'impegno dei cristiani in politica oggi ha valore solo se incardinato in queste prospettive "aperte", liberali e per nulla confessionali. Spesso si cita a sproposito la storia del popolarismo sturziano, della Democrazia Cristiana di Murri, del glorioso tentativo - a cavallo tra 800 e 900 - per superare il "non expedit", la politica prona al Potere dei "clerico moderati".

I due formidabili prelati su citati non ebbero mai in mente il Partito Cattolico, si impegnarono per una politica libera e autonoma "di cattolici" che lavorano insieme con gli altri "liberi e forti", per unire e non per dividere. Quest'ultimo, infatti, è il senso del popolarismo: la politica "comune" dei cittadini orgogliosi della propria autonomia e libertà di coscienza innanzi ad ogni tentativo clericale e reazionario. E sui rischi del "clericalismo" occorre sempre di più approfondire le parole di Papa Francesco - dialogo e compromesso "alto" per la giustizia e la pace – nell’Enciclica "Fratelli Tutti".

Bene, questo è lo stato dell'arte. A chi serve dunque il partitino della ridotta (poco) cattolica, espertissima nelle strategie asfittiche di Palazzo?