bardella melenchon grande

Il fronte repubblicano eretto per sbarrare la strada a RN ha funzionato così bene che alla fine il vero vincitore è il Nuovo Fronte Popolare all’interno del quale domina il gruppo della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che ha chiesto l’applicazione del suo programma a partire dalla soppressione della riforma delle pensioni e delle leggi anti-immigrazione (qui i risultati definitivi delle elezioni).

Il campo macronista “Renaissance” e “Horizons” perde 100 deputati scendendo a 168 eletti ma resta decisivo per formare una maggioranza di governo.

La maggioranza assoluta è di 289 seggi; un’alleanza tra i macronisti, i repubblicani non allineati a Ciotti e la parte moderata del NFP potrebbe garantire una maggioranza all’Assemblea nazionale, anche se questo significherebbe la spaccatura del Nuovo Fronte Popolare, cosa che non appare scontata.

L’ex premier e leader di Horizons, Edouard Philippe, invita a formare una coalizione che escluda LFI e RN, Raphael Glucksmann fa appello alla responsabilità mentre Mélenchon domanda a Macron di dimettersi o di nominare un premier del Nuovo Fronte Popolare, per la formazione di un Governo di minoranza.

Marine Le Pen e Jordan Bardella denunciano le incoerenze del campo repubblicano che definiscono “un’alleanza del disonore”. Ma il fallimento del “piano Matignon” che doveva aiutare il movimento nazionalista ad assumere una veste governativa e preparare l’ascesa di Marine le Pen all’Eliseo nel 2027, dimostra che l’opinione pubblica francese non lo ritiene pronto a governare.

RN ha guadagnato una manciata di deputati ma resta relegato all’opposizione. Era arrivato alle porte del potere, era riuscito a riunire un terzo degli elettori, a dettare l’agenda politica sul tema dell’immigrazione, era riuscito a seminare la paura e la sfiducia tra gli elettori, si era imposto alle europee con lo scrutinio proporzionale e al primo turno delle legislative, ma gli sono stati fatali gli accordi di desistenza del fronte repubblicano al secondo turno.

Così ha vinto la sinistra. La sera del primo turno pochi ci credevano. In una Francia che non è mai stata così a destra alla fine, ha vinto la sinistra; Macron ha vinto per la terza volta contro Marine Le Pen, ma ora deve comporre una maggioranza.

Il direttore della redazione del quotidiano conservatore “Le Figaro”, Alexis Brézet, è molto severo con Macron: “Questa vittoria di una sera non deve far dimenticare il caos che comporta. Il chiarimento voluto con questa dissoluzione fa precipitare la Francia, e non si sa per quanto tempo, nella più grande confusione, Questa decisione nata da una ferita narcisista, resta una pura follia, di cui Macron porterà la responsabilità storica.”

Emmanuel Macron ha perduto la maggioranza relativa e sarà costretto ad una coabitazione che difficilmente non potrà tenere conto del parere di Mélenchon e dei verdi.

E quale sarà il prezzo da pagare? Abolizione della riforma delle pensioni? Abolizione delle leggi sull’immigrazione? Ripristino dell’ISF (imposta sulla fortuna)? Rallentamento degli investimenti sul nucleare? Sforamento del deficit? E i rapporti con la comunità ebraica? Domenica sera, alla manifestazione di LFI, a place de la République, sventolava un’enorme bandiera palestinese.

E come si comporteranno i repubblicani che hanno ottenuto 68 seggi che possono essere determinanti per la formazione di una maggioranza? Ma soprattutto come si risolverà la frattura interna che vede contrapposti Laurent Wauquiez e Eric Ciotti? Bisognerà aspettare l’udienza in tribunale fissata per il 14 ottobre? Eric Ciotti per il momento resta il presidente del partito. La lite rischia di trasferirsi sui banchi dell’assemblea nazionale; chi avrà la paternità del gruppo parlamentare?

Non mancano le accuse reciproche; per Wauquiez “l’alleanza di Ciotti con RN ha fatto perdere la destra e la Francia” mentre Ciotti replica “che la divisione delle destre ha permesso all’estrema sinistra di vincere nonostante il paese non sia mai stato così a destra”. I repubblicani riusciranno a definire la loro linea politica prima delle elezioni presidenziali del 2027? Una cosa è certa: la Francia non conosceva una simile instabilità politica dai tempi della IV° Repubblica dilaniata da quelli che de Gaulle spregiativamente definiva “i maneggi dei partiti, contrari all’interesse della Nazione.”