Macron bandiera EU

L'attenzione per il voto francese di ieri non dipendeva dalla semplice curiosità di vedere come sarebbe finita. No, quel voto ci riguardava e ci riguarderà perché impatterà sulla nostra vita, attraverso gli effetti che avrà sulla nostra moneta, sul mercato di riferimento per le nostre imprese, sulla nostra sicurezza, sulla nostra libertà di muoverci per studio o lavoro.

Quando in gioco c'è l'Europa, noi siamo in gioco anche se votano gli olandesi o i francesi; e viceversa.

Perché l'Unione Europea è una costruzione politica; plasmata, nei dettagli, dai politici nazionali eletti dai rispettivi cittadini. Infatti, la vittoria nelle urne dell'europeista Macron o della nazionalista Le Pen daranno due volti diversi sia alla Francia che li elegge che all'Unione Europea dove l’uno o l’altra rappresenteranno il secondo maggiore paese membro dopo la Germania.

Le burocrazie e le tecnocrazie possono essere più o meno buone, a Roma come a Bruxelles (lascio a voi scegliere), fare più o meno resistenza e cercare di espandere o difendere il proprio ruolo, ma a decidere resta la politica, a Roma come a Bruxelles. I tecnocrati britannici sono noti per capacità di occupare posizioni chiave nella Commissione Europea e di fare squadra, eppure dopo la Brexit – hard come la vuole May – finiranno all'angolo fino alla pensione, o se ne andranno a smaltire il surplus di lavoro regolatorio in patria.

Per questo non sono affatto d'accordo con Matteo Renzi quando dice che bisogna battere l'Europa del "burocrati" o dei "tecnocrati" per avere l'Europa più politica. Usare la “Bruxelles dei burocrati” come capro espiatorio non servirà a impedire ai Salvini o ai Grillo di turno di attaccare, ancora più efficacemente, la “Bruxelles dei politici”; anzi, si sentiranno più forti nel chiedere agli italiani di andarsene dall'euro e dall’Ue.

L’anti-europeismo “moderato” non aggiunge voti e mina la credibilità dell’Italia quando si tratta di decidere davvero sulle riforme necessarie all’Unione. Anche gli "zero virgola" del controllo dei conti sono regole volute e decise dai Governi, così come le politiche comuni sull'immigrazione non ci sono perché non le vogliono i Governi, non "i burocrati".

Macron ha sventolato nei comizi la bandiera Ue e ieri ha battuto Le Pen difendendo l'Europa che c'è contro il nazionalismo anti-europeo e anti-euro. Lo scontro oggi è "aperto" contro "chiuso", Unione Europea contro ripiegamento nazionalista: si può vincere o perdere, ma non si può eludere. Solo chi rivendica e difende politicamente l'Europa che c'è come futuro migliore per gli europei saprà farla ancora migliore. Questo è in fondo il punto da cui siamo partiti qualche mese fa presentando, con Emma Bonino e altri, la campagna di Forza Europa.

Il voto di ieri ha escluso dal ballottaggio per l’Eliseo i due storici partiti su cui si sono retti gli assetti della V Repubblica. Ma questa esclusione ha un significato preciso. Lo scontro tra europeismo e nazionalismo è oggi il vero cuore della politica europea e le forze politiche che provano a rimuovere questa sfida e a muoversi esclusivamente su un’agenda sociale, economica e politica che elude questa alternativa fondamentale appaiono fuori dai giochi. In Germania non lo fanno né l'SPD né la CDU e anche per questo tengono la scena.

Quello che sta accadendo in Francia, invece, accadrà tra qualche mese in Italia, partendo da una situazione ancora più grave e da intenzioni di voto, stando ai sondaggi, ancora più favorevoli alle forze politiche anti-Europa e anti-euro. Anche in Italia, come in Francia, serve uno schieramento capace di alzare orgogliosamente le bandiere dell’integrazione europea, senza “ma” e senza “però” che fanno solo il gioco dei nemici dell’Europa.

@bendellavedova