I fake anti-sionisti. La vera storia di Israele attraverso i suoi confini
Istituzioni ed economia
Riaffiorano sui social, riproposte dai più, le solite mappe fake che raccontano un’altra storia molto utile alla propaganda “sempre e comunque” anti-Israele, e qualcuno - Mario Carboni sulla sua pagina Facebook - ha avuto la pazienza di buttare giù un piccolo compendio su fatti e circostanze utili a smontare la ricostruzione dei fatti operata da tanti troppi amici e simpatizzanti, soprattutto italiani, di Hamas, entità terroristica fatta passare quasi come fosse un’organizzazione filantropica quando invece è molto più simile a Boko Haram e Al-qaeda che non a Save the Children o ai ragazzi di Fridays for Future, spesso anche loro tratti in inganno dalla vulgata anti-israeliana.
Se infatti muoviamo dalle mappe, quelle vere, possiamo notare come risaltano sia la prima, che riguarda il Mandato britannico, sia la seconda, corrispondente alla partizione del 1947 del Mandato britannico in due Stati, uno arabo e uno ebraico con Gerusalemme Città autonoma e federata con i due stati.
La terza invece riporta il risultato della guerra scatenata dagli arabi, e persa inaspettatamente contro il neonato Stato d'Israele, come conseguenza del rifiuto dello stato arabo e che oggi (non ieri) viene chiamato palestinese.
Si vede benissimo che quella che oggi è chiamata striscia di Gaza era, dopo il conflitto, divenuta Egitto, che la tenne sino al 1967, mentre la parte ad ovest dell'allora possibile stato palestinese, compresa Gerusalemme est, era divenuta giordana.
A non volere lo Stato palestinese furono gli stati arabi che appunto anche nella sconfitta , si spartirono voracemente i territori rimasti del Mandato britannico.
Non volevano lo Stato palestinese e non consideravano neppure esistente una etnia o nazionalità o particolarità degna di autodecisione ma per loro in quelle terre c'erano solo arabi, non dissimili dai giordani, egiziani o siriani .
Anche per questo tennero permanentemente i profughi in campi sterminati per tanti anni, non li accolsero, non cercarono di assimilarli e sono rimasti così sino ad adesso, moltiplicandosi come cittadini di serie non B ma C e forse Z, sfruttati, odiati e poi utilizzati in seguito come carne da cannone e per succhiare aiuti inter-nazionali.
In questi giorni in Israele si festeggia la nascita dello Stato dalla Stella di Davide, emerso da quella prima guerra non voluta e di difesa disperata.
Gli attuali palestinesi commemorano la Nabka cioè quella che considerano la giornata della loro disgrazia fuggendo in esilio che però avvenne molto per colpa loro perché non accettarono la spartizione fidandosi degli Stati arabi. Non accettarono per principio soprattutto lo Stato d'Israele e con esso lo Stato arabo e Gerusalemme Città Stato. Se avessero accettato, ma la storia non si fa con i se, avrebbero avuto uno Stato molto più grande di quello che pietiscono oggi ma solo a parole, mentre invece il loro sogno è sempre quello di buttare a mare tuti gli ebrei e distruggere Israele.
L'attacco di Hamas è un ultimo conato di quella voglia distruggitrice ed antisemita descritta chiaramente nello Statuto di Hamas, fotocopia delle nefandezze isla-miste della Fratellanza mussulmana. Sarebbe stata la loro una statualità di grandi potenzialità soprattutto se avessero accettato anche le Costituzioni e le regole di funzionamento democratiche e federali interne, fra i due Stati e Gerusalemme prescritte dalla risoluzione 181 dell'ONU del 28 novembre 1947.
Lo spazio assegnato agli ebrei nella cartina sembra grande ma in effetti la sua maggior parte è costituita dal deserto del Negev che si estende per 12 mila Km quadrati e che attualmente corrisponde al 60% dell'attuale Stato d'Israele.
Gli ebrei accettarono lo stesso ma senza dubbio erano sicuri che sarebbe stato trasformato in giardino come in effetti è avvenuto ovunque in Israele.
Non c'è dubbio che la cosiddetta Nabka sia stata per la popolazione araba della Palestina mandataria costretta ad andarsene dai combattimenti o fatta evacuare come in ogni guerra combattuta per dei territori o fuggita via certa di rientrare data la convinzione che gli eserciti arabi avrebbero vinto velocemente la guerra, sia stata una tragedia.
Però non bisogna dimenticare che molti arabi rimasero nei confini del primo Stato ebraico dopo millenni dalla diaspora. Vennero considerati quasi subito come cittadini d'israele con tutti i diritti e che adesso costituiscono il 20% della popolazione, sono rappresentati in Parlamento con i loro partiti e comunque vivono in condizioni sconosciute in tutti i paesi arabi e inimmaginabili in quei territori amministrati dall'ANP o peggio a Gaza sotto il tallone degli integralisti mussulmani di Hamas.
Gli arabi cittadini israeliani hanno tutti il passaporto e possono andare dove vogliono e quando vogliono e viene loro la pelle d'oca o la rosolia all'idea di poter essere governati da Hamas o da Fatah. In Italia una ormai conosciutissima filopalestinese, giornalista, attrice ed altro ancora che da noi ha trovato l'America dove può esprimere ciò che vuole e sempre in chiave anti israeliana, evita accuratamente di dire che è una cittadina israeliana, che in Israele ha studiato e che da Israele è venuta con passaporto Israeliano e con lo stesso passaporto può tornare in Israele quando vuole, e probabilmente lo fa spesso almeno per trovare i parenti che lì dovrebbero vivere in libertà e democrazia.
Sembra anche che eviti ancora più accuratamente di andare a vivere a Ramallah oppure a Gaza dai suoi amati palestinisti. La quarta cartina invece rappresenta il territorio originario di Israele più quelli conquistati dopo l'aggressione degli Stati arabi nel 1967, che si concluse con la loro bruciante sconfitta in soli sei giorni di combattimento, comprese le alture del Golan strappate alla Siria e dalle quali per i 20 anni precedenti i siriani sparavano nelle sottostanti vallate agli agricoltori israeliani che stavano trasformando aride terre in giardini e foreste. Ed è per questo, per non tornare ad una situazione di pericolo che le alture del Golan sono state annesse ad Israele con grande soddisfazione dei Drusi locali che giammai vorrebbero tornare sotto la Siria e che anzi si arruolano in gran numero nell'esercito Israeliano pur facendo parte di una particolare setta musulmana e di una etnia a parte.
La quinta cartina mostra invece la situazione odierna del territorio dell'antico Mandato britannico ma con Gaza che dopo circa 20 anni di governo militare israeliano fu lasciata al suo autogoverno con decisione unilaterale di Sharon e la cosiddetta West bank che a seguito degli accordi di Oslo e con il riconoscimento della ANP cioè l'Autorità Nazionale Palestinese, con sue strutture politiche e amministrative compresa la polizia fu riorganizzata nelle zone A, B e C come prerequisito alla definitiva trattativa di pace che superasse l'armistizio fra Israele e Giordania e definisse frontiere certe e sicure fra l'auspicato Stato palestinese e lo Stato Ebraico. Nel frattempo la sovranità su questi territori venne trasferita all'ANP dal Regno di Giordania che autonomamente siglò un trattato di pace con Israele.
Il trattato di Oslo fu un colossale fiasco, non per le sue premesse e alcuni positivi passi in avanti, ma soprattutto per l'atteggiamento palestinese di continuare il conflitto con varie intifade, terrorismo indiscriminato e nessuna volontà di sedersi ad un tavolo negoziale, rifiutando a sorpresa quando le trattative erano al termi-ne anche le offerte del Primo ministro israeliano Olmert che aveva messo sul ta-volo oltre il 93% dei territori della Cisgiordania e alcuni scambi di territori ma or-mai il Capo della ANP era Abu Mazen e Gaza era in mano ad Hamas.
Parlare di pace oggi, che è in corso un'altra guerra scatenata da Hamas con il lancio di migliaia di missili e con Fatah che sobilla i cittadini arabi israeliani alla ribellione, non è certamente realistico perché la parola è alle armi.
Però come in ogni conflitto arabo israeliano la diplomazia non si è mai fermata ma attende anche essa i punti fermi del risultato della guerra che non sono territoriali perché Israele nulla se ne può fare e non vuole di Gaza, ma che saranno soprattutto politici nel grande Risiko che vede nuovi giocatori come la Turchia sempre più nella Fratellanza mussulmana e in scontro per questo con l'Egitto e i vecchi come i Sauditi e gli Emirati del Golfo divenuti amici e alleati d'Israele in funzione del loro conflitto con il nuovo giocatore spregiudicato e nemico giurato d'Israele e dei Sunniti che è l'Iran sciita .