Mes grande

Si può evitare di essere ideologici, su un tema come quello del MES? A prima vista sembrerebbe di sì: chi è contrario o sospettoso si basa su un’ideologia così smaccata da essere priva di argomenti reale. Si ventilano possibili interventi e ingerenze nelle nostre (peraltro assai poco floride) finanze pubbliche, per recuperare non svariate centinaia di miliardi come nel caso greco, ma appena 37 (trentasette, da restituire inoltre in più anni).

A guardare meglio parrebbe invece di no: chi sarebbe favorevole all’attivazione è perfino più stucchevole nelle sue argomentazioni: se il governo finisse per accedere al MES costoro rivendicherebbero la giustezza della loro posizione, la convenienza di quel prestito e l’importanza degli strumenti “europei” (tornerò più avanti sul perché delle virgolette). Ma questo avverrebbe a prescindere da qualsiasi valutazione sull’impiego di quei soldi, oltre alle possibilità di rimborso senza ricorrere a ulteriori tasse: al contrario della spesa in deficit “normale”, questo prestito essendo legato a contingenze specifiche (la pandemia) non sarebbe rifinanziabile in perpetuo. Insomma, costa pochissimo in interessi (anche) perché è praticamente certo che il capitale venga restituito in un tempo fisso.

Questa reticenza sull’uso che si vuol fare del fondo è comprensibile (anche se in nessun modo giustificabile) per i sostenitori del MES all’interno della compagine governativa, notoriamente molto attenta alla propaganda delle proprie virtù e apparentemente “distratta” sul merito dei provvedimenti adottati e da adottare. Non è una novità: al di là dei titoli, quando va bene, sotto la patina di molte scelte annunciate (e raramente compiute) da Palazzo Chigi c’è ben poco. Di solito troviamo confusione, illogicità varie e miopia; raramente, per caso più che per volontà, qualcosa di buono spunta fuori: a questo proposito viene in mente il famoso aneddoto falsamente attribuito a Nereo Rocco, allenatore del Milan: “A tuto quel che se movi su l'erba, daghe. Se xe 'l balon, no importa” (Colpisci tutto ciò che si muove a pelo d'erba. Se è il pallone, non importa).

L’atteggiamento che definisco “ideologicamente favorevole” diventa invece un boomerang per le opposizioni, in particolare quella (purtroppo particolarmente ridotta nei numeri) che si definisce “responsabile” e che vorrebbe puntare al voto “moderato”. Non basta contrapporre i fondi del MES alle spese per Alitalia, o a quelle per il Reddito di Cittadinanza e Quota 100; né convince granché il fatto che attivare quel fondo comporterebbe un risparmio per le nostre casse in termini di spesa per interessi. Non sono sicuro che questa sia un’opposizione efficace: a me pare al contrario sterile, perché non fa avanzare di mezzo passo la comprensione pubblica dell’argomento e (soprattutto, per chi sta in quei partiti) perché non mi pare abbia finora portato nuovi voti o maggiore visibilità.

Se poi l’ex autoproclamato “avvocato del popolo” dovesse scegliere di attivare il MES, di fronte a effettive necessità emergenziali (Dio non voglia) l'opposizione si troverebbe con una doppia beffa: sarebbe un risultato rivendicabile soprattutto dai favorevoli nel governo (PD, IV e LeU), e avremmo 37 miliardi che potrebbero essere spesi per qualsiasi cosa, o quasi, senza che nessuno abbia mai ragionato (finché ce n’era tempo) su come usarli al meglio.

Quanti di quei soldi vorremmo destinare alla scuola per evitare di tornare a chiuderla? Quanti alle aziende per garantire possibilità di reddito e sicurezza sul posto di lavoro? Quanti al Servizio Sanitario Nazionale? E per ognuna di queste voci, visto che 37 miliardi sono tanti ma non bastano certo per tutto, quali dovrebbero essere le priorità, e in quali Regioni (visto ad esempio che Lombardia e Veneto hanno situazioni diverse da Emilia Romagna e Toscana, che a loro volta sono diverse da Puglia e Campania)? Impossibile capirlo sulla base del dibattito attuale (che io definisco “ideologico”) sull’attivazione del MES.

Se circa il 30% del Paese da molti anni si tiene lontano dalle urne, è perché una parte di quell’elettorato vorrebbe poter votare un’alternativa alle forze attuali; ma continua a non trovarne nessuna che sia in grado di articolare un programma concreto, sensato e credibile. Servirebbe un’opposizione capace di articolare delle idee precise, ovviamente non a livello di dettaglio come se fosse al governo, ma comunque qualcosa in grado di richiamare l’attenzione sulla propria presenza alternativa, sulla propria capacità di proposta responsabile, sulla propria volontà (forse è la cosa più importante di tutte) di aprirsi al contributo delle menti migliori: ce ne sono tante nel Paese, altre sono fuggite all’estero, altre potrebbero contribuire pur se non italiane. Senza ideologie e chiusure, senza necessità di una dichiarazione di appartenenza di area, dimostrandosi invece in grado di attrarre le energie, di suscitare l’entusiasmo, di coinvolgere le persone e le associazioni.

Dei veri “Stati generali”, insomma: anche per riqualificare un altro degli abusi lessicali da parte del Governo (magari che oltre del MES parlino anche del Next Generation EU, evitando anche lì di andare in rincorsa su proposte sbagliate). E invece ci si limita a dire “stiamo spendendo troppo, conviene attivare il MES per le spese sanitarie”. La ragioneria al posto della politica, il pallottoliere al posto delle idee. Si può essere più miopi, irresponsabili e politicamente inefficaci di così? Difficile.

Post scriptum

Sul tema dell’europeicità del MES, invece, bisogna squarciare il velo dell’apparenza e intendersi una buona volta su cosa è l’Unione Europea, come è fatta, come funziona e cosa ne costituisce gli strumenti.
Il MES è un’organizzazione intergovernativa regolata dal diritto pubblico internazionale” dice il portale ufficiale dell’UE Eur-Lex ; “Il Meccanismo europeo di stabilità (MES - European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012ricordava Banca d’Italia (i grassetti sono i miei): e l’esistenza di un Memorandum of Understanding tra il MES e la Commissione Europea evidenzia il fatto che il primo non è sotto il controllo della seconda, né tantomeno del Parlamento o della Banca Centrale o della Corte di Giustizia, cioè delle uniche istituzioni proto-federali (o del tutto federali) dell’architettura istituzionale europea.

Far passare il MES per uno strumento “europeo”, quali sono il Next Generation EU e il fondo SURE, non rende un gran servizio all’opinione pubblica, che resta confusa e disinformata: e quando è confuso o disinformato l'elettorato fa spesso scelte sbagliate o controproducenti. Ripartiamo da qui.