borghi bagnai

Sostiene Savona che il governo si aspetta una crescita del 3%. Tria e Conte indicano l'1,6 e 1,7% rispettivamente. Stendiamo un velo pietoso sulla confusione e la credibilità del governo. Il punto è che per quanto ne sappiamo finora la manovra ignora gli investimenti e la crescita, puntando invece sulla spesa corrente a beneficio della parte più improduttiva del paese. Dunque le previsioni sono troppo ottimistiche.

L'unico obiettivo manifesto della finanziaria è la stabilizzazione del consenso in vista della prossima tornata elettorale. Nel frattempo, il governo mira a disintegrare i vincoli europei e rendere l'economia meno dipendente dagli investitori esteri. Fate caso alle dichiarazioni di Borghi, che nella sua smania di protagonismo ci aiuta almeno a capire le intenzioni recondite del governo. Dice il nostro che, oltre a uscire dall'euro, bisogna incentivare il popolo a comprare prodotti italiani e, soprattutto, titoli del debito pubblico. E, passaggio ancora più rivelatore, confida "che la nuova Rai ci aiuterà in questo".

Un tempo si sarebbe chiamata "autarchia". Come ha scritto Lucrezia Reichlin sul Corriere: "Questo comporterà misure che creino incentivi ai cittadini a comprare titoli di Stato e pressioni affinché le banche facciano altrettanto (...) Si potrebbe addirittura sostenere che una nuova regola per la comunità europea dovrebbe essere quella di dare completa libertà ai governi nazionali per le politiche di bilancio, se queste non comportano pericoli per gli altri e sono quindi finanziate interamente contraendo debito con i propri cittadini". Gli "economisti" della Lega del resto hanno più volte auspicato tali meccanismi.

L’Italia nelle mani degli italiani farebbe gioco sia al governo (perché più vicina all'autarchia che, nella visione delirante degli "economisti" leghisti ci proteggerebbe dai mercati finanziari) sia all'Europa (perché così saremmo "recintati" per contenere il contagio di una nostra eventuale crisi del debito).

Ma questo sarebbe l’inizio dell’Europa a due velocità, cioè della sua disintegrazione. Gli italiani (è ancora la Reichlin) si troverebbero "letteralmente tutti in una stessa barca, con un rischio bancario eguale al rischio sovrano: fallisce lo Stato, falliscono le banche e viceversa. I cittadini rinuncerebbero in modo patriottico a usare i loro risparmi in modo più remunerativo mentre le banche sosterrebbero lo Stato invece che le imprese. Se il patriottismo non bastasse, si dovrebbe considerare l’introduzione di controlli sui movimenti di capitale".

L'interruzione della libertà nei movimenti di capitale è incompatibile con il mercato comune e la moneta unica. Il passo seguente sarebbe dunque l'uscita dall'euro e il ripristino della libertà di cambio e di stampare moneta per finanziare le promesse elettorali, da sempre invocato dagli "economisti" del principe. La crisi dello spread e il disastro economico in pieno stile venezuelano, del resto, non sarebbero di alcun aiuto. I populismi prosperano nelle crisi e sarebbe fin troppo facile per 5 stelle e Lega convincere il popolo che sia l'Europa (e chi in patria ancora la sostiene) il suo principale nemico.

È sempre più urgente costruire un'alternativa di governo che, anziché sperare autolesionisticamente nella diffidenza dei mercati e nelle impennate moralizzatrici dello spread, rivendichi senza timore l'apertura dei confini e la nostra collocazione in Europa, ed elabori nuove narrazioni per spiegare al "popolo" i benefici dell'integrazione e della cooperazione. Un progetto di Stato democratico e solidale che promuova l'istruzione, la scienza e la cultura, premi la competenza e smantelli le rendite di posizione che da decenni ostacolano lo sviluppo, anziché distribuire prebende ai furbi e ai parassiti.