ora e sempre resistenza grande

La manifestazione di domenica scorsa a Roma ha visto sfilare dietro le bandiere dell’Anpi una sinistra divisa anche sul senso da dare al proprio antifascismo diviso e lottizzato, più e meno duro o cedevole all’inciucio con l’arcinemico berlusconiano. È stata una manifestazione non politica, ma psicanalitica, di fedeltà non alle radici, ma alle convenzioni conformistiche di una Resistenza imperitura, che traveste in orbace qualunque nemico politico o di classe e qualunque destra che passi il convento della disastrata politica italiana.

Non c’è dubbio che in Italia e in Europa c’è un ritorno di fascismo replicante, c’è un affollamento di morti viventi che escono dalla tragedia della storia per riprecipitare nell’incubo della cronaca. In Italia, poi c’è molto più fascismo “cattivo” di quello che la lunga storia missina aveva congelato nelle nostalgie, negli idealismi e nei maneggi dei tanti e diversi fascisti in doppiopetto e senza, che hanno attraversato la storia della Prima Repubblica.

C’è un fascismo dichiarato, nell’estrema destra di Casa Pound e della Fiamma Tricolore, e un fascismo dissimulato un po’ ovunque dentro i confini della destra etno-nazionalista (anche nella “moderata” Forza Italia), che però era considerata ugualmente fascista, da questi antifascisti, anche ventanni fa, quando era se non migliore diversa in tutti i suoi connotati fondamentali: Forza Italia non era la versione soft del porno-nazionalismo hard della Lega; la Lega voleva uscire dall’Italia per andare in Germania, non dall’Europa per andare in Russia; e la destra andava a Fiuggi ad affrontare finalmente la questione della colpa, non in giro a discolparsene e perfino a inorgoglirsene “patriotticamente” davanti alla minaccia del nemico straniero.

C’è infine un fascismo evolutivo, che connette, come agli albori del ventennio, il sovversivismo delle classi dirigenti e le mitologie d’ordine del ribellismo popolare e quindi il trasformismo e il fanatismo, l’alto e il basso della politica nazionale. Questo fascismo - quello della srl intestata all'erede Casaleggio - è il più contemporaneo e vincente, eppure è il meno riconosciuto, al punto che gli antifascisti puri e duri ci si alleerebbero volentieri per sbarrare il passo alle “destre”, identificate in un tutto indistinto che parte dai neofascisti e arriva fino a Renzi e alla Bonino e che si concentrerebbe, nei caratteri più inquietanti, niente meno che nella coalizione di centro-sinistra.

Per l’Anpi, per Grasso, per D’Alema la destra è il PD o +Europa - contro cui è sempre necessario mobilitarsi e da cui è sempre doveroso distinguersi - non Napoleon Grillo e Clarinetto Di Maio, e gli altri figuranti della fattoria degli animali a cinque stelle. Il rischio democratico era il monocameralismo imperfetto della Boschi, non il progetto di trasformazione del Parlamento in un votificio di dipendenti licenziabili dal padrone digitale e dai suoi sottopanza materiali. Lo svuotamento della Costituzione è la disponibilità eventuale a un esecutivo di grande coalizione, non la consegna dello scettro a un partito che è l’emanazione di un'azienda e che promette di trasformare il governo in un’ordalia permanente, facendo fuori di sé ciò che fa da sempre dentro di sé, tra esecuzioni politiche sommarie e girandole di prestanome e "portavoce".

Di questo fascismo gli antifascisti doc si fidano e se ne immedesimano al punto da considerarlo censurabile solo per un eccesso di “impresentabili”, come ha detto Grasso, senza tema di ridicolo, dopo avere dichiarato di non avere pregiudiziali a un governo con il M5S. Il connubio tra paleoantifascisti doc e tecnofascisti rock, le nuove magnifiche sorti e progressive della politica italiana. E bella ciao.

@carmelopalma