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Nel sistema di allocazione degli insegnanti, ieri descritto da Stella sul Corriere, è riassunto il fallimento delle soluzioni accentrate delle risorse scarse, rispetto a quelle decentrate.

Stella, da ottimo cronista, riporta la situazione di inefficienza in cui versano le scuole italiane, fra algoritmi che non funzionano a dovere, e sindacalisti che pongono talmente tanti vincoli da rendere vana ogni speranza che un giorno i beati algoritmi che sarebbero serviti per riallocare gli insegnanti possano finalmente dare una parvenza di efficienza a un sistema impazzito. Ebbene, all’ottima nota del cronista, va forse affiancata una sana goccia di teoria microeconomica.

Spesso, nel dibattito pubblico, ci si concentra sui fallimenti del mercato. Innegabilmente questi esistono. Esternalità negative, monopoli, asimmetrie informative, sono tutte cause note di risultati inefficienti nell’allocazione delle risorse per mezzo dei mercati, che ricordiamolo, sono basati principalmente sulle informazioni convogliate dal sistema dei prezzi. Gli agenti, consumatori e produttori, rispondono agli incentivi dei prezzi coordinando le loro azioni in modo decentrato, il che risulta, sotto ipotesi molto stringenti, in allocazioni ottimali dei beni scambiati, ovvero la famosa “mano invisibile” di Adam Smith.

Ora, qualcuno potrà mai spiegare in modo esaustivo la mancanza di attenzione, invece, per i fallimenti burocratici, anch’essi innegabili? In una scala continua che da mercati perfettamente concorrenziali di beni indifferenziati va alla gerarchia ministeriale, è noto come quest’ultima sia una forma di allocazione delle risorse basata sull’accentramento delle informazioni, basata su norme, procedure, regole scritte e non, come modo di coordinare azioni e allocare le risorse.

Ebbene, come descritto benissimo da Stella, nell’Italia settentrionale esiste un eccesso di domanda d’insegnanti, dovuto in gran parte a coorti più numerose, per lo più a causa di più giovani immigrati rispetto all’Italia meridionale. Qui, invece, esiste eccesso di offerta d’insegnanti, dovuto al numero maggiore di candidati nei concorsi, che prevedono anche una clausola di scelta implicita del luogo d’impiego.

In un mercato teorico decentralizzato il salario relativo Nord/Sud degli insegnanti aumenterebbe, in risposta alla scarsità relativa della risorsa lavoro. Questo incentiverebbe - tra l'altro - anche spostamenti volontari di insegnanti dal Sud al Nord. In un sistema burocratico, spesso aberrante, come quello italiano, resta purtroppo la scarsità al Nord e l'abbondanza al Sud. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora nella scala continua succitata, è ben noto che esistono modi intermedi di organizzare e coordinare le azioni. È per esempio il caso delle grandi imprese, laddove operano sia meccanismi esterni di mercato, sia meccanismi burocratici, interni alle stesse.

Non si capisce, nel caso citato, cosa impedisca di pagare di più gli insegnanti laddove vi è più domanda, se non la solita pressione corporativa sindacale, che tende a ridurre le scuole a “stipendifici”, macchine diaboliche di elargizione di stipendi indistinti. In un sistema siffatto, Stella potrà ben ricordare come Tullio De Mauro considerasse i consumatori finali del servizio, gli studenti, come proprietari reali delle scuole: “la scuola è degli alunni”, per citare con esattezza il famoso linguista appena scomparso. Ma il suo ricordo resterebbe una lacrima eterna, in un mare d’inefficienza sapientemente riempito da fiumi d’insipienza economico-organizzativa. Tempo di cambiare!