Un approccio federalista per il Kurdistan, oltre le vecchie fratture
Istituzioni ed economia
Osservare il Kurdistan significa scrutare attraverso tutta una serie di paradossi più o meno apparenti: tendiamo a registrare in maniera contraddittoria due facce della stessa medaglia: i curdi sono eroi, nel nome della civiltà, quando difendono Kobane contro Isis e contemporaneamente sono simpatizzanti del metodo terroristico quando chiedono al governo turco il rispetto dei loro diritti.
La lotta per creare una comunità libera ed egualitaria nel Rojava (nord est) della Siria - sembrerebbe rappresentare la medesima rivendicazione delle popolazioni nelle città del Bakur (Kurdistan sottoposto ad amministrazione turca). La differenza consiste nel fatto che la lotta nel Bakur si scontra con gli interessi e le preoccupazioni del governo turco, che sfociano in repressione. D’altronde, non possiamo ignorare la tradizione marxista-leninista che una parte dell’intelligenza e militanza curda comunque adopera e applica per la formulazione teorica e la prassi politica nella regione. Tale approccio si avvale della lotta di classe e dello scontro armato per l’affermazione della propria visione sociale. Il PKK, organizzazione terrorista di stampo marxista, che riesce a raccogliere simpatia e ammirazione tra una parte dei curdi per essere stata la prima ad aver lottato apertamente per l’indipendenza con metodi violenti.
La totalità dei curdi vuole l’indipendenza? Possiamo considerare il Kurdistan come una realtà statica e coesa? La riposta è schietta: no. Una considerevole parte dei curdi in Turchia non cerca l’indipendenza, ma una maggiore autonomia e alcuni suoi membri votano la formazione politica di Erdogan. Peraltro esiste un partito di opposizione nel Parlamento turco (l’HDP) che tenta di rappresentare le istanze curde. Quella parte di opinione pubblica occidentale che chiede un ingresso del Kurdistan in Europa lasciando fuori la Turchia, semplicemente non ha idea della visione politica dei curdi turchi; costoro sono i primi a sostenere l’entrata in Europa di tutta la Turchia per il rafforzamento della propria autonomia e per il rispetto dei diritti fondamentali di tutto il popolo turco.
Altra problematica da prendere in considerazione è la visione dello Stato e delle istituzioni di una parte della comunità curda: la formazione di uno Stato indipendente del Kurdistan è un’idea rigettata da molte formazioni curde vicine all’ idea del socialismo anarchico e del municipalismo o confederalismo libertario. Il confederalismo o municipalismo libertario è il criterio perseguito da una parte della comunità curda per creare un sistema democratico nel Kurdistan, una realtà che non sia centralizzata e statuale. Un'idea che non persegue la creazione di uno stato-nazione curdo, bensì la realizzazione di un impianto democratico, la cui base è la società civile organizzata autonomamente in forma libertaria, il cui centro di autogestione politica siano le assemblee delle comunità e dei consigli aperti locali, retti attraverso la democrazia diretta. Una visione politica vicina all’anarchismo e assai lontana dal nazionalismo tradizionale.
Più coeso appare il modello di autonomia del Kurdistan iracheno che, pur con tutte le sue contraddizioni, si pone come modello per il resto dell’Iraq. Il Kurdistan iracheno - nonostante la minaccia dello stato islamico - è una della zone più sicure dell’intera regione, e gode di un sistema politico nel quale, nonostante immense difficoltà, sembrerebbero rispettati i diritti delle minoranze. Un approccio da tenere in considerazione è quello federalista. In questa direzione bisognerebbe approfondire il dibattito sostenendo la progettualità politica delle organizzazioni umanitarie presenti, poiché nella regione si potrebbe intraprendere una riformulazione istituzionale democratica, laica e rispettosa dei diritti umani.