EltonJohn figlio

In queste settimane in cui è in discussione la possibilità di un limitato accesso delle coppie omosessuali all’adozione, gli oppositori dell’innovazione normativa hanno utilizzato come loro argomento principale la questione della centralità dei “diritti dei bambini”, lanciando strali contro le “pretese egoistiche degli adulti”. Secondo queste persone fare un figlio non sarebbe un diritto assoluto dell’adulto; invece, al contrario, nascere in una determinata configurazione familiare sarebbe un “diritto del bambino”.

Il richiamo ai “diritti dei bambini”, cioè dei deboli per eccellenza, ha indubbiamente un discreto potenziale attrattivo perché fa appello alle buone coscienze e ai buoni sentimenti e dunque rappresenta per il campo tradizionalista la miglior chance di contendere al campo gay-friendly l’immagine di positività.

Tuttavia, la prima obiezione che si può portare a questa strategia è che, mentre l’aspirazione di alcuni gay a diventare genitori è cosa determinabile, non appare molto chiaro su che base gli oppositori delle adozioni gay si intestino l’interpretazione “autentica” dei diritti dei bambini. È chiaro che non essendo oggettivamente sondabile quanto i bambini gradiscano i loro genitori – né se un bambino voglia "meno bene" ad un genitore gay - il riferimento ai “diritti dei bambini” appare più che altro lo strumento di alcune sezioni del paese per imporre a tutti una loro agenda sociale.

Peraltro risulta abbastanza singolare che da parte dei tradizionalisti si faccia appello ad un concetto quale quello dei “diritti dei bambini” che è scoperta recente, dell’ultimo secolo o secolo e mezzo, in gran parte dovuta all’evoluzione in senso “moderno” e “progressista” della cultura e dell’educazione.

Nel passato i bambini non avevano “diritti”; non esisteva alcun vero concetto di tutela dell’infanzia ed il lavoro era previsto fin dai primi anni della vita. L’immagine condivisa che abbiamo oggi dei bambini, almeno in Occidente, è dunque una costruzione culturale recentissima, non certo un concetto “naturale”, cioè ereditato dalla natura.

Nella Storia, in fondo, sono sempre stati i genitori a decidere di avere dei figli, mai i figli a scegliere i propri genitori. Avere due genitori di sesso diverso può naturalmente essere un vantaggio, in quanto, per ragioni storiche e culturali, può garantire al bambino una migliore accettazione e quindi una più facile socializzazione. Quindi è vero che avere genitori etero può essere "più conveniente" che avere genitori gay; tuttavia è vero nello stesso senso in cui è vero che nascere da genitori bianchi è più conveniente che nascere da genitori neri, che nascere da genitori ricchi è più conveniente che nascere da genitori poveri o che nascere da genitori colti è più conveniente che nascere da genitori che non hanno studiato.

Di conseguenza dire che un bambino “ha diritto” ad avere genitori etero ha senso esattamente quanto dire che ha diritto ad avere genitori bianchi o genitori ricchi o genitori colti. Cioè nessuno. Ogni bambino ha sempre preso quello che gli è capitato e nessun bambino nato in condizioni meno “ideali” rispetto alla famiglia perfetta da Mulino Bianco ha mai potuto fare reclamo. Del resto non esiste nemmeno un diritto del bambino ad avere “due genitori”, perché un’infinità di bambini sono cresciuti con un solo genitore o anche con nessuno.

Per quanto gli oppositori delle adozioni gay accusino chi le sostiene di voler modificare le regole spontanee della natura, è vero proprio il contrario. Sono loro a voler ingegnerizzare a tavolino una “società perfetta” che non è mai esistita, implementandola a colpi di obblighi e di divieti. La società è sempre necessariamente imperfetta ed il fatto che proceda attraverso continue deviazioni rispetto a ciò che ognuno considera “l’idealità” è nel lungo termine il fattore che consente il progresso, l’evoluzione ed in definitiva la prosperità.

Di fronte alla retorica “facile” in nome dei “diritti dei bambini”, sia allora consentito di spezzare una lancia a favore del primato del diritto dei genitori. Spetta agli adulti decidere se e come diventare genitori, perché saranno loro a sostenere tutte le responsabilità legate alla scelta. Essere genitori comporta uno sforzo eccezionale, in termini di umani ed economici. È un investimento di tempo, energie e denaro che durerà al minimo per 20-25 anni. È un sacrificio dal quale, nella maggior parte dei casi, si trarrà in cambio solo un ritorno “immateriale”: la soddisfazione di aver cresciuto e resa autonoma una persona.

È chiaro che diventare genitori non è necessariamente per tutti; richiede così tanto lavoro che deve essere una vocazione. In questo senso, evidentemente, gli unici che possono stabilire se due persone sono in grado di diventare genitori sono proprio le due persone in questione.

Due genitori gay comunicheranno ai figli valori “sbagliati”? Comunicheranno i “loro” valori come li comunicano tutti gli altri genitori, e non c’è niente di strano nel fatto che quello che trasferiranno possa essere influenzato dal loro vissuto o dalla loro specifica sensibilità. Potranno comunicare ai loro figli valori “sbagliati” esattamente come possono comunicare valori “sbagliati” due genitori “fascisti”, due genitori “comunisti”, due genitori “integralisti cattolici” o due genitori “vegani”.

Tuttavia, chi si assume i pesanti oneri della responsabilità genitoriale ha pieno diritto a guidare anche le scelte educative dei figli, e anzi, la libertà educativa - cioè il diritto di trasmettere ai propri bambini la propria visione del mondo, anche se “sbagliata” rispetto a quello che il mainstream pensa – rappresenta un presidio liberale fondamentale, contro ogni tentativo di imposizione statale dell’uniformità.

Insomma, è tempo di stare con i genitori; con il loro diritto alla scelta. E se avremo genitori felici e realizzati, ci sono buone possibilità di avere anche bambini ben cresciuti.