Pirateria e caos normativo: le facce del protezionismo indiano
Innovazione e mercato
L'India rappresenta una grande opportunità per l'export e il Made in Italy. L'Italia è tra i paesi UE il terzo per investimenti diretti, con una crescita complessiva del 59% tra il 2011 e il 2012. Negli ultimi 20 anni, dal 1991 al 2011, l'interscambio commerciale Italia-India è cresciuto di 12 volte, passando da 708 milioni a 8,5 miliardi di Euro. Le aziende italiane in India sono più di 400 (FIAT, Ferrero, Eni, Generali, e Saipem).
Gli scambi potrebbero essere più sostanziosi se l'India rispettasse alcune regole fondamentali del commercio internazionale. I negoziati avviati nel 2007 per un Free Trade Agreement, un'area di libero scambio equivalente al TTIP, si sono interrotti nel 2013. Andrebbero ripresi.
Purtroppo l'India poco tutela i diritti di proprietà, a cominciare da quella intellettuale, come mostra l'Indice Internazionale per la Tutela della Proprietà (50°). E'un vero problema per la nostra economia del Made in Italy che si fonda sulla tutela di brevetti e marchi. Nonostante le modifiche apportate alle legge sui brevetti del 2005, l'India continua a non dotarsi di un solido regime di tutela dei diritti di proprietà. Contraffazione, pirateria e contrabbando restano purtroppo un pilastro dell'economia indiana, come nel settore farmaceutico dove piccole imprese locali copiano malamente quanto prodotto in Occidente.
La politica industriale indiana, inoltre, favorisce le imprese nazionali: una serie di norme di contenuto locale (dunque diverse di regione in regione) contengono modalità discriminatorie e favoriscono procedure di appalto meno onerose per i soli locali. La tariffa media sui prodotti import/export è del 14,5 e in determinati settori, ad esempio le automobili, arriva al 60%, mentre raggiunge il 150% su vini e liquori. Inoltre i dazi sull'esportazione di materie prime per prodotti in pelle rendono l'India poco appetibile come punto di rifornimento per i conciatori europei e italiani.
In India resta purtroppo difficile avviare un'attività di tipo economico. Il Paese si colloca al 134esimo posto su 189 nel rapporto della Banca Mondiale "Doing Business 2014".
Diatribe diplomatiche a parte, l'India è un mercato fondamentale per il nostro export. E' tuttavia, necessario che il Governo indiano smetta di promuovere una politica di tipo protezionistico e riveda la legislazione e l'applicazione dei diritti di proprietà che troppo penalizzano le imprese occidentali.