L'energia è salata in Italia: dove si può intervenire?
Innovazione e mercato
Matteo Renzi pone come obiettivo la riduzione del 10% del costo dell'energia per le imprese, e in particolare per le pmi. In effetti, la ripartizione degli oneri di sistema premia le utenze domestiche con bassi consumi e le grandi imprese energivore, penalizzando le utenze industriali con consumi medio-bassi. Il paradosso è che, di fatto, si scaricano nella bolletta della generalità degli utenti sia gli sconti per i grandi consumatori di energia che i prelievi necessari a finanziare fondi per la promozione dell’efficienza energetica. Una ripartizione più equa renderebbe giustizia alle pmi, ma perché ciò non si rifletta su un aumento dei costi per gli altri utenti, è necessario intervenire sulle voci che compongono la spesa energetica.
Costo dell’energia
Nel tempo il costo dell'energia venduta, che oggi rappresenta circa la metà della bolletta, è diminuito a causa di 3 fattori: 1) la riduzione della domanda elettrica in corrispondenza della crisi, 2) gli investimenti sulla rete che, eliminando molte congestioni, hanno cancellato alcune rendite di posizione, promosso la concorrenza tra produttori e allineato i prezzi zonali, 3) la riduzione del costo del gas, principale fonte di generazione dell’energia elettrica in Italia. Un ulteriore calo di questa componente può essere conseguito proseguendo la via dello sviluppo infrastrutturale (e per questo è necessario garantire una stabilità del quadro regolatorio per i soggetti chiamati a investire sulle reti) e in particolare delle interconnessioni con l’estero, da cui è possibile approvvigionarsi dell’energia meno costosa prodotta in altri paesi. L’integrazione europea del mercato dell'energia, oltre a consentire l’importazione di energia a più basso costo, potrebbe permettere al nostro parco di generazione, meno efficiente ma più flessibile in quanto centrato sul gas, di vendere servizi di flessibilità agli altri paesi, specie dove la crescita delle rinnovabile aumenta la richiesta di questi servizi.
Un altro intervento che favorirebbe la riduzione del costo dell’energia è l’abolizione della Robin Tax, l’addizionale del 6,5% pagata dagli operatori del settore, su cui per altro si attende il giudizio della Corte Costituzionale. In teoria vige un divieto di traslazione in tariffa, ma verificarne il rispetto nel lungo periodo è pressoché impossibile. È pertanto probabile che il costo dell’energia sia più alto in Italia anche in ragione della maggiore imposizione fiscale che grava sulle imprese del settore.
Oneri di sistema e altri servizi
Negli ultimi anni il costo degli oneri di sistema è esploso. Gli incentivi alle rinnovabili, pesano oggi per circa il 18% in bolletta (circa 12 miliardi di euro l’anno). Tagliare gli incentivi significa, però, colpire diritti acquisiti. Nel decreto legge destinazione Italia si prevede la possibilità per i produttori di spalmare gli incentivi in più anni, un buon modo per alleviare gli effetti di scelte sbagliate, nella speranza che non si ripetano. Gli altri oneri di sistema pesano per il 2% in tariffa. Renzi propone di intervenire su alcuni di questi servizi e cita espressamente il servizio di interrompibilità. In realtà, tra le tante voci di spesa, è forse una delle poche che ha un qualche senso, trattandosi di un servizio erogato da imprese disposte a vedersi interrotta la fornitura di elettricità se ciò è necessario a bilanciare istantaneamente domanda e offerta di energia e garantire agli altri la continuità del servizio elettrico. Per altro, il servizio è aggiudicato con procedure di gara competitive, affinché siano contenuti i costi. La sua completa abolizione potrebbe essere controproducente esponendo il sistema a qualche rischio. Certamente si può pensare a qualche correttivo per rendere più aperte le gare; un’altra misura potrebbe riguardare il servizio di superinterrompibilità previsto in Sicilia e Sardegna. Mentre in generale le risorse interrompibili necessarie sono quantificate in relazione alle mutabili esigenze del sistema, l’ammontare delle risorse della superinterrompibilità è deciso ex lege e potrebbe tradursi in rendite a carico della collettività.
Una voce in tariffa che, invece, non trova corrispondenza in un servizio reso al sistema elettrico è quello destinato alle agevolazioni per Ferrovie dello Stato. Queste pesano per 300 milioni di euro l’anno. Ma la foresta di incentivi e fondi si allarga alla componente UC7 per il finanziamento delle misure di efficienza energetica (380 milioni di euro) e alla misura degli interconnector, che consentono agli energivori disposti a finanziare nuove inteconesssioni con l’estero di godere di uno sconto in bolletta prima ancora che sia realizzata l’opera (500 milioni di euro l’anno).
Ma si dà il caso che il decreto legge Destinazione Italia, in queste settimane all’esame del Parlamento, contempli un’ulteriore aggravio dei costi in bolletta: l’energia che sarà prodotta dalla centrale a carbone nel Sulcis di cui si prevede la realizzazione nel medesimo decreto, sarà incentivata con costi a carico dei consumatori per 63 milioni di euro l’anno per un intero ventennio. Come voteranno i deputati del nuovo PD?