Tidal Lagoon

Le energie rinnovabili sono cosa buona e giusta, su questo almeno in linea teorica ci dovrebbe essere poco da dibattere. Si aprono invece diversi scenari quando ci si trova a ragionare sui costi, non solo economici, e sui profitti di tali fonti di energia. In molti casi, infatti, anche se non sempre, eolico, biofuel e fotovoltaico si sono rivelati truffe tese a intascare soldi pubblici facili.

Negli scintillanti pannelli solari si sono nascosti specchietti per le allodole a riflettere buone intenzioni, mascherando cattivi (o semplicemente fallimentari) propositi. Il Regno Unito, dove ai soldi si è generalmente molto attenti, fornisce numerosi casi di studio in questo frangente. Lo schema “cash for ash” ha fatto cadere il governo in Irlanda del Nord, e ora dall’altra parte del mare si profila una situazione che potrebbe far rimpiangere investimenti milionari.

Tidal Lagoon Power è un ambizioso progetto, nato con lo scopo di creare energia dalle maree. Il primo impianto dovrebbe sorgere nella baia di Swansea, in Galles. Il condizionale è d’obbligo, visti i costi che hanno fatto sollevare più di un sopracciglio. Già nel Febbraio 2016 David Cameron e il suo Ministro per l’Energia, Lord Bourne, hanno messo un freno ai lavori visto il torbido rapporto costi/benefici prodotti dalla centrale.

Nel 2015 TLP chiese al Governo un prezzo garantito per l’energia elettrica di £ 168/MWh, quattro volte superiore alla media nazionale e quasi il doppio del prezzo record di £ 92/MWh, previsto per la centrale nucleare di Hinkley Point C, un altro progetto che fatica a decollare.

Non è però solo la fattibilità economica a sollevare dubbi sulla grande laguna artificiale gallese. Mark Shorrock, il CEO di Tidal Lagoon Power, è infatti il proprietario di Shire Oak Quarries, una compagnia di estrazione. Ebbene, Shorrock avrebbe commissionato i materiali per la costruzione della centrale di Swansea alla sua cava di Dean, in Cornovaglia. Verrebbero estratte 1.5 milioni di tonnellate di roccia l’anno, con la costruzione di un pontile e di un frangiflutti di 500 metri: il rischio è quello di danneggiare una zona marina protetta.

Shorrock, un passato da produttore cinematografico prima dell’epifania “ambientalista”, avrebbe minacciato gli abitanti del vicino villaggio di St. Keverne di trasportare le rocce via gomma, ad un ritmo di 200 camion al giorno. Tradotto, circa 3500 kg di CO2. Dal 2015, anno della riapertura della cava, c’è stata una battaglia in tribunale che ha visto, per il momento, il gruppo di protesta CADS sconfitto da Shire Oak e dal Consiglio della Cornovaglia. Al di là delle vicende giuridiche, emergono però due aspetti da questa vicenda.

Il primo è l’efficienza energetica delle fonti rinnovabili, che si scontra con tecnologie ancora in via di sperimentazione, con costi e benefici difficili da prevedere e che spesso viene messa in secondo piano per ragioni ideologiche o di puro interesse di immagine. Il secondo è la malcelata ipocrisia di chi, per produrre energia "pulita" e molto costosa, sarebbe disposto a caricare ogni giorno 200 camion di pietre e a farli passare in mezzo a un villaggio di 2000 abitanti.

Un report realizzato dall’ex Ministro per l’Energia Charles Hendry ha dato il via libera al progetto, auspicando benefici per l’economia locale, con la previsione che il costo dell’energia si andrà progressivamente abbassando. La prima centrale di Swansea farebbe da test di valutazione dell’efficienza e dei costi, con l’idea di sviluppare un network più ambizioso concentrato principalmente alle foci del fiume Severn.

Tuttavia TLP è ancora lontana dal trovare un punto di incontro con NRW, l’agenzia di protezione ambientale del Galles, che ha sollevato numerosi dubbi sull’impatto dell’enorme diga artificiale su fauna ed eventuali inondazioni.