Caso Apple: dalla concorrenza sleale alla morte dell'innovazione
Innovazione e mercato
Le grandi aziende godono di molti vantaggi competitivi: trattano con le banche per avere credito più vantaggioso, ristrutturazioni in caso di difficoltà, ottengono dagli Stati sconti sulle risorse energetiche (si chiamano “incentivi”), sulle tasse, facilitazioni, deroghe contrattuali (e cassa integrazione). Al contrario, le start-up non hanno praticamente accesso al credito, le PMI sono impossibilitate a trattare e si vedono scomparire gli affidamenti da un giorno all’altro nei momenti di difficoltà. Pagano tasse in toto o quasi, subiscono la minima vertenza sindacale, pagano carissima la corrente elettrica e i servizi. Il mercato del credito per le PMI, settore che conosco da vicino, vede richieste di garanzie più elevate e un tasso di interesse sfavorevole, come mostra seguente grafico sui tassi di interesse per i prestiti a un anno per le grandi e per le piccole imprese.
E’ normale, anche se non sempre preferibile, che il mercato tenda a favorire chi è più grande e chi ha più margini di trattativa. Certo, una PMI in teoria può essere più rischiosa, in pratica ha meno potere contrattuale. Meno normale aggiungere a queste dinamiche la distorsione statale, soprattutto senza che sia stata approvata dalla cittadinanza, tutt’altro che consapevole di queste tematiche. Chiunque abbia lavorato in grandi aziende, o ci abbia avuto a che fare, sa perfettamente che sono sovente strutture iperburocratizzate, lente, gerarchizzate, dove è molto difficile fare innovazione, e tendono perciò ad arricchire poche società di consulenza per rimanere al passo con i tempi. Più crescono, più si avvicinano al lavoro pubblico. Siamo sicuri che vogliamo aiutarle, facendo morire le PMI e le start-up, favorendo una fiscalità totalmente distorta?
Una start-up nasce per lanciare sul mercato un nuovo prodotto; le PMI, non potendo contare su grandi risorse promozionali, sono costrette a cambiare la propria offerta frequentemente; il grande, invece, si limita a comprare il piccolo a prezzi di saldo - basta una storia delle exit italiane per farsene un’idea. Altre forme di sfruttamento della propria posizione di superiorità hanno preso il nome di open innovation; in questo report trovate i numeri del fenomeno.
Arriviamo ora al problema politico. L'Irlanda fa concorrenza sleale per ragioni storiche: essendo più arretrata dei paesi europei fondatori, non si è presentata con un welfare state sviluppato, quindi può permettersi tasse più basse. È un modello che non può essere replicato da paesi indebitati, accettarlo significa distruggere definitivamente il relativo benessere europeo. Far pagare gli arretrati ad Apple (di questo si tratta, Lucio Scudiero lo spiega qui) dovrebbe essere solo l'inizio di una strategia da applicare rigorosamente e su vasta scala: sono soldi nostri e dobbiamo recuperarli.
Il modello occidentale di elusione non ha creato aziende più innovative. Molti dei soldi risparmiati vengono impiegati per ricomprare le proprie azioni, non per fare più ricerca. Ben Goldacre ci spiega che le aziende farmaceutiche statunitensi spendono il 14% dei propri guadagni in R&D, il 31% in marketing; il numero di nuovi farmaci registrati è passato da circa 50 all’anno negli anni ‘90 a 20 nei 2000. Apple è un tipico esempio di second mover che sa vendere meglio le idee di altri (il touchscreen, il lettore portatile di mp3), al di là dell’ottima retorica di Jobs. Che dire poi delle banche, che ci offrono gli stessi servizi, o dell'automotive, che produce miglioramenti ormai impercettibili? Eppure sopravvivono tutti, pagano ottimi stipendi anche se vendono sempre meno. Non sarà perché eludono in grande stile?
Non solo, certo. E vero anche che spesso producono in paesi dove il costo del lavoro è più basso e mancano normative che proteggono l’ambiente. Per la PMI di Nibionno, al contrario, può non essere facile trasferire gli impianti in Romania. Il rischio che stiamo correndo, l’impoverimento della nostra capacità di innovazione, è notevole. Qualcuno negli States se n’è accorto e sta correndo ai ripari. Perché? Perché il confronto, a livello di innovazione e ricerca, con la Cina, paese che ancora non ha imparato a nascondere i propri guadagni (sarà perché molte aziende sono di proprietà pubblica), rischia con gli anni di diventare impietoso.
E allora facciamo rispettare le regole: ne gioverà il nostro welfare, ne gioverà la nostra capacità di creare innovazione, risorsa fondamentale per competere nel mercato globale.