Corriere espresso

Natale, tempo di regali e di shopping, sempre meno fisico e più online per molti cittadini europei. Ma le spese di spedizione internazionale sono ancora un ostacolo per molte transazioni. Sul Financial Times, però, si adombra che presto le cose potrebbero cambiare.

A Bruxelles, dice l'articolo, si sta preparando un inasprimento delle norme contro i prezzi eccessivi praticati dagli operatori postali nazionali sulle spedizioni oltre confine. I regolatori europei sono molto insoddisfatti di queste strategie di prezzo, definite senza mezzi termini "irragionevoli", a cui potrebbe essere imputata la responsabilità di tenere lontane molte persone dagli acquisti su Internet.

Secondo un nuovo studio che sarà pubblicato questa settimana dalla Commissione Europea, il prezzo di una spedizione ordinaria internazionale da un Paese europeo a un altro è, in media, cinque volte più alto di quello di una identica spedizione nazionale, anche per distanze chilometriche analoghe.

Inoltre, lo studio rileva che ci sono spesso grosse differenze tra il costo che ha spedire un pacco da un Paese a un altro e quello della stessa operazione compiuta al contrario. Tanto per fare un esempio che ci riguarda, mentre in Austria spedire un pacco di 2 chili a una destinazione all'interno dei confini nazionali costa 4,44 euro, la stessa spedizione dall'Austria all'Italia, Paese confinante, costa 14 euro. Volendo poi rispedire lo stesso pacco dall'Italia all'Austria, il conto arriva alla ragguardevole cifra di 25 euro.

Esempi analoghi si trovano in tutta Europa: la stessa spedizione dall'Olanda alla Spagna costerebbe 13 euro, dalla Spagna all'Olanda ne costerebbe 32,74, quasi 20 in più.

L'Unione Europea ripone molte speranze nel potenziale dello shopping online per incoraggiare il commercio tra i diversi Paesi e rinforzare così il mercato comune. Una portavoce della Commissione ha dichiarato che nei primi mesi del prossimo anno verranno "intraprese misure per incoraggiare la trasparenza dei prezzi e la regolamentazione" del mercato delle spedizioni internazionali tra Paesi europei.

Il Financial Times, citando come fonte "persone informate sul progetto", afferma che, tra le opzioni prese in considerazione dalla Commissione, ci sarebbe l'ampliamento dei poteri dei regolatori nazionali nel campo dell'applicazione delle attuali norme europee sul prezzo equo, unito a misure che rendano più facile per i nuovi operatori l'accesso ai mercati e alle reti di spedizione già esistenti. La Commissione lavorerà anche alla realizzazione di un sito di comparazione prezzi e ad altre misure per favorire la trasparenza su questo tipo di spese.

Elżbieta Bieńkowska, Commissario europeo per il mercato interno, ha dichiarato al Financial Times che l'obiettivo verso cui la Commissione Europea tende è "rendere le spedizioni di pacchi intraeuropee meno difficoltose e più economiche per tutti - senza imporre dall'alto un "cartello" di prezzi massimi, ma aumentando e migliorando la trasparenza e la concorrenza".

Anche le authority dei singoli Paesi, comunque, tengono sotto osservazione il mercato delle spedizioni. Solo la scorsa settimana, l'Autorità francese per la concorrenza ha comminato complessivamente 672 milioni di multe a una ventina di corrieri, accusati di fare cartello. Secondo l'accusa del regolatore francese, le ditte si sarebbero messe d'accordo tra loro, nel periodo 2004/2010, sul ricarico da imporre ai clienti finali come "supplemento carburante", che veniva aumentato ogni anno.

Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione Europea con delega al mercato unico digitale, ha dichiarato al Financial Times: "È chiaro: i costi troppo alti e le inefficienze nelle spedizioni e nelle consegne oltre confine scoraggiano le persone dal vendere e dall'acquistare online in altri Paesi europei".

È vero, probabilmente a noi che viviamo in Italia, e che combattiamo da una vita con Poste e corrieri talmente inefficienti e costosi da scoraggiare chiunque a spedire nel nostro Paese, a noi che abbiamo visto negozi Ebay o Amazon con la dicitura "si spedisce in tutto il mondo, tranne in Nigeria, Zimbabwe e Italia", questo studio non dice niente di nuovo: tuttavia, può servire a ricordare che l' "Europa cattiva", l' "Europa dei burocrati" è spesso l'unico baluardo politico di libertà e concorrenza a cui aggrapparsi, in un Paese dove alla tutela delle rendite di posizione siamo abituati a sacrificare, senza pensarci un attimo, tutto il resto.