Il ripudio della libertà. Sulla Georgia l’Italia prevedibilmente non c’è
Diritto e libertà
L’Italia bipolare che ieri mattina ancora si domandava se alle elezioni regionali in Liguria avrebbe vinto Bucci o Orlando, nelle stesse ore era trasversalmente insensibile o rassegnata all’esito delle elezioni politiche in Georgia e del tutto indifferente – quando non ringalluzzita – per la vittoria della Russia contro l’Europa.
Infatti, all’annuncio che il Presidente di turno dell’Ue, il Quisling di Budapest Victor Orban, stava volando a Tbilisi per congratularsi coi compari di Sogno georgiano, si poteva essere sicuri che l’Italia politica non sarebbe insorta per il fiancheggiamento dell’operazione elettorale speciale compiuta da Putin nei seggi di quella contesa frontiera euro-asiatica, con la “pacifica” e subliminale minaccia di un ulteriore lezione militare, dopo quella del 2008, o con una tradizionale truffa elettorale su vasta scala.
Non c’era dubbio sull’equidistanza italiana – un evergreen della tradizione in Farnesina – perché non solo la maggioranza sovranista, ma anche l’opposizione populista sarebbe stata guidata solo dalla preoccupazione di non prendere posizioni “guerrafondaie” contro Mosca.
Infatti, mentre si affermava la notizia della vittoria di misura di Marco Bucci contro Andrea Orlando – notizia che nel prossimo quinquennio conterà nella vita di un cittadino di Rapallo o Bordighera infinitamente meno di quel che sta succedendo ai confini orientali dell’Europa, Georgia compresa – usciva una decisa presa di posizione di tredici Paesi europei che condannavano “le violazioni delle norme internazionali per elezioni libere ed eque” in Georgia e dichiaravano di essere “al fianco dei georgiani in questo momento difficile”. Tra questi Paesi, prevedibilmente, non c’era l’Italia. Nessuna voce dalla maggioranza, nessuna voce dall’opposizione. Un disciplinato silenzio.
Il che dimostra due cose dolorose: la prima è che una parte dell’Europa – quella più esposta a est alle minacce o alla manipolazione di Mosca (Romania, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia…) e quella più infiltrata a ovest alla corruzione del Cremlino (Italia e Spagna su tutti) – non ha alcun problema a voltare le spalle all’europeismo georgiano; la seconda è che tra i Paesi, che voltano le spalle alla libertà della Georgia e alla causa della libertà politica tout court, immancabile, sempre, c’è l’Italia, che più di tutti ha dimostrato nella sua storia fascista e antifascista, di sapere votarsi “democraticamente” o “pacifisticamente” all’obbedienza totalitaria e al ricatto del bagno di sangue.
È la rovina morale dell’Italia a specchiarsi nella callida noncuranza per la Georgia e per l’Ucraina e per la Moldova e per qualunque popolo lotti per la libertà, valore svalutato, irriso e ripudiato dai professionisti di quel machiavellismo parassitario e servile, che è il vero spirito politico della nazione.