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Il Partito democratico partecipa, dal vertice elvetico-signorile sino ai ranghi plebeo-romaneschi, alla disseminazione della propaganda di Hamas sul numero dei “civili” uccisi e sulle innumeri “carestie” durante la guerra di Gaza. Il Partito democratico partecipa alla censura sopra la guerra scatenata da Hezbollah da un anno a questa parte e, mentre occulta la verità di una intera regione incenerita e di decine di migliaia di profughi, accredita la bestemmia dell’”aggressione illegale” portata da Israele oltre il confine settentrionale del Paese.

Il Partito democratico reclama l’embargo delle forniture di armi a Israele, quando Israele è attaccato su più fronti da chi vuole distruggerlo, senza aver mai detto una parola di denuncia contro i Paesi che armano Hamas e Hezbollah per uccidere i civili israeliani. Il Partito democratico partecipa alle manifestazioni “per la pace in Palestina” in cui sono alternativamente vietate o bruciate le bandiere di Israele; le manifestazioni in cui si grida che i criminali di guerra da fermare sono sempre e soltanto Bibi Netanyahu e Yoav Gallant, mai e in nessun caso i macellai del 7 ottobre; le manifestazioni in cui si condannano le bombe di Israele che fanno morti tra i civili usati dai terroristi come sacchi di sabbia, non le bombe iraniane e palestinesi contro i civili israeliani, protetti dalle armi che quei manifestanti, Pd in testa, vogliono togliere a Israele.

Il Partito democratico partecipa all’accreditamento non istituzionale, attenzione, ma politico, del plenipotenziario internazionale degli Stati-canaglia, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, assicurandogli “pieno sostegno a fronte di pericolosi tentativi di delegittimazione”. Il Partito democratico, tramite suoi esponenti di vertice, non è mai andato nei kibbutzim in cui i miliziani e i civili palestinesi, dopo aver sparato in faccia ai genitori davanti ai loro bambini, e dopo aver massacrato anche questi, si filmavano mangiando focacce e bevendo bibite nelle cucine allagate di sangue, e invece il Partito democratico andava a Rafah imbandierato d’arcobaleno, a passeggiare sui tunnel in cui gli ostaggi erano torturati nell’attesa del colpo alla nuca.

Il Partito democratico non ha mai detto una parola rivolta a chiedere conto alle agenzie dell’Onu dei molti e documentati casi di coinvolgimento del proprio personale in attività di favoreggiamento, copertura, finanziamento di attività terroristiche. Il Partito democratico non ha mai detto nulla, mai ha rilasciato una dichiarazione, mai ha manifestato un qualsiasi segno di condanna - neppure quando il fatto era riconosciuto a denti stretti dai plenipotenziari delle relative organizzazioni e dalla Corte Internazionale di Giustizia - circa l’uso, da parte delle milizie palestinesi, delle scuole, degli ospedali, delle strutture civili dell’Onu come asset logistici per il ricovero di arsenali bellici e per la preparazione di attentati.

Il Partito democratico non ha mai detto nulla a condanna dell’andazzo che vieta i convegni di commemorazione del Sabato Nero e che legittima le manifestazioni secondo cui si sarebbe trattato di “resistenza”. Non ha mai detto nulla dei Pride in cui il gay ebreo è “ammesso”, ma a rischio di “proteste” se reca i suoi simboli, anzi il Partito democratico ha partecipato giocondo e danzante a quell’oscenità Light-Judenfrei.

Queste non sono opinioni sul Partito democratico. Queste sono - in un riassunto davvero difettoso - le cose che il Partito democratico ha fatto e non ha fatto dal 7 ottobre in qua. Queste sono le cose, fatte e non fatte dal Partito democratico, che fanno del Partito democratico ciò che è a proposito di Israele, degli ebrei, dell’antisemitismo.
Poi ciascuno è libero di dire che ma.

Ciascuno è libero di dire che però. Piacerebbe che i ma e i però venissero dopo il riconoscimento di quelle cose fatte e non fatte. Piacerebbe che quei ma e quei però fossero usati per sperare che il Partito democratico - su questi argomenti almeno - possa essere diverso, anziché per negare che sia così com’è.