Il potere vuoto grande

Un vero e proprio manifesto volto a tutelare la democrazia liberale da se stessa e dalle sue vestali. Questo è in fondo "Il Potere Vuoto", il saggio di Lorenzo Castellani pubblicato del 2016 da Guerini e Associati ma ancora assolutamente attuale.

Attraverso un’analisi meticolosa il libro evidenzia i punti di crisi delle democrazie liberali contemporanee per poi offrire lo spunto a una via di salvezza. Punti di crisi che spesso risultano essere gli stessi punti di forza sui quali l’Occidente libero ha fondato e maturato le sue libertà economiche e civili.

Fukuyama, Gat, Huntington, Sartori - senza mai tralasciare Toqueville - sono solo alcune delle fonti citate dall’autore in questo pregevolissimo lavoro di analisi e divulgazione.

L’intero volume è permeato dalla lucida e suffragata consapevolezza dello studioso che mette il lettore dinnanzi alla cruda realtà che non vede più la democrazia liberale come unico modello universalmente riconosciuto capace di creare ricchezza e benessere, ma come l’unico modello in grado di assicurare ricchezza e diritti, intesi come libertà economiche e diritti civili, all’interno dei soli sistemi di matrice occidentale.

La comparazione tra le democrazie liberali, baluardo delle libertà civili, e le autocrazie orientali, nuova fontiera del Pil a doppia cifra, confuta definitivamente la tesi classica che vede il binomio sviluppo economico-libertà civili inscindibile.

Democrazia liberale, dunque, non più paradigma supremo da replicare ed esportare ma opzione tra i vari modelli che più o meno si attagliano a un determinato contesto storico, geografico o culturale.

Riconosciuto l’indubbio merito scientifico, ciò che più colpisce dell’opera di Castellani è l’implicita “chiamata alle armi” rivolta prevalentemente alla nuova classe intellettuale. Un appello volto a creare i nuovi anticorpi delle democrazie liberali affinché queste, riformandosi e adattandosi ai tempi, possano mantenere il loro primato in un Occidente ormai preda di fin troppo facili suggestioni populiste e illiberali; una vera e propria esortazione alla rivoluzione generazionale del pensiero liberale.

Non mancano infatti sferzate all’indirizzo degli esponenti della retorica universalistica, un vero e proprio j’accuse nei confronti di un’élite autoreferenziale che nel corso degli ultimi decenni si è preoccupata più di democratizzare il terzo mondo che di prendere coscienza delle criticità emerse “in casa” per tentare di risolverle.

Tra crisi delle democrazie, dissolvimento dei partiti, lobbing, vecchi e nuovi capitalismi, l’autore traccia il quadro di una situazione al limite tra il collasso del sistema liberale che si arrocca sulla difesa dello status quo e il pericolo di una deriva populista causato principalmente dalla scarsa lungimiranza delle classi dirigenti, di governo e di pensiero.

L’analisi della fast democracy e dell’impatto di quest’ultima sull’intero assetto politico-istituzionale fa ben comprendere come una snobistica e colpevole noncuranza dei nuovi processi di formazione del consenso possa risultare fatale per il sistema democratico sempre più vittima della dittatura di “quel pensiero breve che rinfocola populismi vogliosi di immediatezza, ma incapaci sia di indicare soluzioni reali sia di vincere le elezioni con un progetto di governo”.

Dal partito liquido di Bauman a una vera e propria sublimazione dei partiti di stampo tradizionale che secondo Castellani possono recuperare una loro centralità diventando aggregatori di elettori sensibili a determinati temi e catalizzatori di realtà associative che si riuniscono intorno a determinati interessi, rinsaldando il rapporto di fiducia con i cittadini chiamandoli a scegliere la classe dirigente attraverso le primarie.

Insomma una critica alla democrazia liberale contemporanea incapace di comprendere l’importanza dei nuovi meccanismi decisionali, soprattutto quelli che ormai operano oltre il perimetro della politica.

Uno studio accurato che attraverso critica e analisi giunge a tracciare una vera e propria road map affinché la democrazia liberale possa mantenere la sua natura di caposaldo dei sistemi occidentali.

Sistema maggioritario e collegi uninominali per assicurare rappresentanza, maggiore selezione della classe politica e più efficace controllo degli elettori sugli eletti; governi più stabili e più forti per poter assicurare una maggiore immediatezza delle decisioni; federalismo light, regolamentazione delle lobby, deliverology e maggiore consapevolezza nella gestione del potere senza logorarlo, sono alcune delle soluzioni individuate e suggerite da Castellani - alle quali occorrerebbe affiancare un forte spoils system - per salvare il modello occidentale da un lento e inesorabile declino.

Un saggio scritto da un saggio classe 1989, una lettura consigliata agli addetti ai lavori ma anche a chi, mosso da curiosità e da senso di responsabilità verso il futuro, voglia mantenere viva la fiducia in un Occidente più attento alla salvaguardia della sua democrazia e della sua libertà, in rottura con la retorica universalistica che lo ha voluto per troppo tempo mazziere di democrazia e libertà, spesso avulse dai singoli contesti, nel panorama mondiale.