bruxelles

È difficile rimanere lucidi e provare a dare una risposta razionale e politicamente non inutile mentre la conta dei morti degli attentati a Bruxelles è ancora in corso. Due pensieri mi hanno subito travolto questa mattina, dopo aver letto delle bombe di Zaventem. Il primo pensiero è andato all’incolumità dei miei amici che vivono nella capitale europea. Stanno tutti bene.

Subito dopo ho pensato che la misura della risposta al terrore islamista non poteva e non doveva esser lasciata a chi, in giro per l’Europa, avrebbe colto il pretesto di questo attacco, l’ennesimo purtroppo, per sequestrare l’opinione pubblica in un racconto securitario e nazionalista.

Intanto perché il terrore ha attaccato la capitale d’Europa, non quella del Belgio. E senza fare troppa retorica, che è insopportabile coi cadaveri ancora caldi delle vittime, se è vero che esiste un tema di noi contrapposti a loro, quel noi è un insieme di Europei, non di Italiani o Francesi o Belgi, affratellati da un sistema di valori forgiatosi con fatica e sofferenza nel corso della storia e oggi messo in discussione da chi, come l’Islam radicale, un processo equiparabile non lo ha avuto né lo vuole. E perciò, se la minaccia è all’Europa, europea deve essere la risposta.

Chiunque abbia piazzato le bombe a Bruxelles ha avuto la capacità operativa di farle esplodere in luoghi iper sorvegliati di una città da mesi in stadio d'assedio. Ció è preoccupante. E ha dimostrato due cose. Che contro il terrorismo non basta la risposta meramente securitaria, e che contro il terrorismo che prende di mira l’Europa, intesa come la sacrosanta libertà a godersi la vita in un club parigino o a salire su un aereo per andarsene in vacanza a Pasqua e senza controlli di frontiera, non ce la faranno il Belgio, la Francia, la Germania e l’Italia da sole. Abbiamo bisogno di una risposta che per essere efficace non può non essere corale, con operazioni di intelligence e di polizia mirate e contributi, in termini di uomini e risorse, di tutti gli Stati Membri.

Senza rinunciare alla cornice costituzionale europea che, da sola, vale il disprezzo dei nostri nemici, ai quali non sfugge che lì risiede la fonte storica della potenza economica, civile e militare dell’Occidente. Usiamola tutta questa potenza in questa sfida totalitaria alla nostra libertà. Il che vuol dire che al prossimo idiota che collegherà il fumo nella metro brussellese agli sbarchi di poveri cristi in qualche isolotto greco va risposto che siamo grandi abbastanza per farci carico di qualche centinaio di migliaio di disperati come di smantellare letteralmente il quartiere ghetto di Molenbeek, rastrellandolo casa per casa per sradicarne il male.

Nel rispetto della Legge con la L maiuscola, con azioni efficaci e puntuali. Come quella che ha condotto all’arresto di quel balordo di Salah, a cui l’Europa civile non ha sparato in testa o alla schiena mentre scappava con una raffica di mitragliate, bensì solo a una gamba e solo per fermarlo e farlo poi curare in un ospedale. Contro il terrorismo usiamo la potenza delle armi e dello stato di diritto.