730

Tra i dati già considerati dal fisco nel 730 precompilato ci sono i rimborsi di tutte le assicurazioni sanitarie, che le assicurazioni in tempi recenti sono state obbligate a trasmettere all’Agenzia. E ogni rimborso relativo a spese sanitarie portate in detrazione l’anno precedente è considerato un reddito, e tassato con l’aliquota IRPEF media dei due anni coinvolti.

In altri termini: se io ho speso 500 euro per un intervento medico l’anno scorso e ho messo questa cifra in detrazione, e quest’anno la cifra mi è stata rimborsata da un’assicurazione, sul rimborso pagherò nel mio caso il 43% d’imposta, mentre l’anno scorso sulla spesa ho avuto una detrazione del 19% meno la franchigia di 129 €, cioè un rimborso fiscale di 70 miseri euro.

In sintesi, la detrazione per spese sanitarie mi ha tolto nei due anni [sic: tolto], circa 145 Euro che avrei invece in tasca se non avessi portato la spesa in detrazione l’anno scorso. Non solo: questa norma ha sostanzialmente reso inutile la mia assicurazione sanitaria, che naturalmente mi costa anche un premio annuale.

Riassumendo: per qualunque fascia di reddito superiore alla no-tax area (visto che la più bassa aliquota IRPEF è comunque nettamente più alta della quota di detrazione netta sulle spese mediche) se si possiede un’assicurazione sanitaria, aziendale o personale, mettere in detrazione spese coperte dall’assicurazione è una notevolissima perdita di soldi, perché lo Stato considera il rimborso dell’assicurazione un reddito netto, mentre la detraibilità della spesa è minima.

Per me, questo trattamento fiscale è abusivo delle norme generali sulla tassazione delle persone fisiche. Chi ha un’assicurazione sanitaria deve stare attento a non regalare allo Stato buona parte dei rimborsi, e per farlo è di fatto costretto a non mettere le spese rimborsabili in detrazione, il che è il minimo danno che le norme fiscali impongono ai titolari di assicurazioni sanitarie.