ogm grande

L’allora ministro delle politiche agricole De Girolamo lo aveva candidamente ammesso, in una intervista rilasciata alla fine di giugno del 2013, in occasione dell’annuncio del “decreto a tre firme” - le firme dei ministri Lorenzin, Orlando e della stessa De Girolamo - con il quale si vietava per l’ennesima volta la coltivazione di varietà vegetali geneticamente modificate: “ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie”.

La violazione era palese, dal momento che la normativa allora in vigore stabiliva che potesse essere invocata la clausola di salvaguardia contro la coltivazione di Ogm solo in presenza di evidenze di danni alla salute e all’ambiente, e queste evidenze non c’erano. Era un decreto, per così dire, sospensivo: si attendeva che la normativa europea sugli Ogm cambiasse, e nel frattempo si faceva un decreto che violava quella in vigore. 

Perché poi, nel 2015, la normativa è effettivamente cambiata, e oggi gli stati membri dell’Unione Europea possono davvero bandire la coltivazione delle varietà geneticamente modificate iscritte al catalogo europeo anche per ragioni di carattere socioeconomico: una deroga alle regole del mercato comune che l'Unione Europea ha concesso, per quieto vivere, all'intransigenza oscurantista degli anti-Ogm. Ma nel frattempo qui da noi bisognava evitare che qualcuno osasse seminare mais Mon 810. Giorgio Fidenato, in particolare, l’agricoltore friulano che ha dedicato una bella fetta della sua vita alla lotta per il diritto a coltivare anche in Italia quello che in Italia è lecito importare dall’estero.

E che ancora una volta, ieri, ha visto le sue ragioni trionfare di fronte alla Corte di Giustizia Europea che ha stabilito che il “decreto a tre firme” era illegittimo sulla base della normativa allora in vigore. Vittoria facile, in effetti, dal momento che gli stessi estensori del decreto erano perfettamente coscienti della sua illegittimità, e non ne facevano mistero.

La sentenza di ieri non cambia “politicamente” nulla, non riconosce a nessuno il diritto di seminare oggi, nel 2017, quello che sarebbe stato invece legittimo seminare nel 2013. Al massimo potrà essere l’occasione per Fidenato per chiedere un risarcimento dei danni subiti, un risarcimento che, nel caso, non sarà messo sul conto dei firmatari del decreto, ma di noi contribuenti. Perché la ragione, ancora una volta, è la ragione dei fessi.