Xylella, la Puglia alla ricerca del tempo perduto
Strade del Cibo
Quasi allo scadere dei due mesi concessi dalla Commissione UE per adeguarsi alle norme europee per il contrasto alla Xylella, la Commissione Agricoltura del consiglio regionale pugliese ha approvato a maggioranza il testo di un disegno di legge regionale dal titolo “Interpretazione autentica degli articoli 5, 6 e 8 della legge regionale 29 marzo 2017, n. 4 ‘Gestione della batteriosi da Xylella fastidiosa nel territorio della regione Puglia’”.
Il disegno di legge in questione interviene sulla legge regionale che aveva provocato l’annuncio del deferimento dell’Italia di fronte alla Corte di Giustizia Europea: “le autorità non appaiono in grado di arrestare la diffusione di un organismo nocivo, la Xylella fastidiosa - aveva comunicato la Commissione europea in una lettera del 13 luglio -. In seguito ad un'epidemia di Xylella fastidiosa nella regione Puglia, le autorità italiane erano tenute a rispettare pienamente le norme dell'UE in materia di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nell'UE. Tali norme comportavano la rimozione delle piante infette dal territorio colpito non appena fosse stata confermata per la prima volta la presenza di Xylella fastidiosa. In Italia è stata tuttavia notificata la presenza di nuovi focolai e il calendario comunicato dall'Italia non si è rivelato efficace per garantire l'immediata rimozione degli alberi infetti, come prescritto dalla normativa dell’UE".
La legge regionale n. 4 del 29 marzo 2017, infatti, non prevedeva chiaramente nel suo testo l’estirpazione immediata di tutte le piante infette nelle zone “cuscinetto” e di contenimento, conformemente alle norme europee, ma usava terminologie più blande e suscettibili di interpretazioni arbitrarie, mentre sottoponeva a un regime di tutela le piante monumentali, anche se malate. Di qui la decisione della Commissione Europea di concedere due mesi di tempo per adeguare il testo, pena il deferimento.
Oggi il testo di “interpretazione autentica” - sì, il livello della nostra produzione legislativa è tale da richiedere evidentemente testi di "interpretazione autentica" perche le leggi possano essere comprese e applicate, leggi che interpretano le leggi - stabilisce l’abbattimento di tutte le possibili “piante ospiti” nel raggio di 100 metri da una pianta riconosciuta infetta nella cosiddetta “zona cuscinetto”, che delimita il fronte settentrionale del contagio: ulivi, prima di tutto, ma anche oleandri e altre piante suscettibili o potenzialmente suscettibili al batterio.
Lo stesso testo si sofferma sugli ulivi monumentali, che erano stati sottoposti a un regime di salvaguardia anche se attaccati dal batterio. In questo caso la normativa prevede il loro abbattimento se infetti, e il loro “isolamento” se ancora sani, ma all’interno del raggio di 100 metri da una pianta infetta. Una decisione questa che forse espone ancora il testo alle critiche della Commissione Ue. La ricerca scientifica sulle piante malate in campo aperto sarà invece consentita solo nella cosiddetta "zona infetta" (tutto il Salento e parte della provincia di Brindisi), dove non sussiste l'obbigo di abbattere gli ulivi colpiti dalla malattia.
Ma il rischio maggiore è che il testo approvato a maggioranza dalla Commissione Agricoltura del Consiglio regionale pugliese con il voto contrario del Movimento 5 stelle e l’astensione di Forza Italia, Alternativa Popolare e Direzione Italia, non resista al vaglio dell’assemblea consiliare e ne esca nuovamente indebolito e annacquato. Sarebbe un disastro, non solo per l’ulteriore tempo che si andrebbe a perdere nel contenimento dell’espansione del contagio verso le aree olivicole più produttive della Puglia, ma anche perché dalla credibilità delle autorità italiane nel contrasto alla batteriosi può discendere un atteggiamento più morbido da parte dell’Europa anche su altri fronti, anch'essi vitali per l'economia e l'agricoltura pugliese.
Oggi infatti nella "zona infetta" non è possibile piantare nuovi ulivi (nemmeno delle varietà ritenute resistenti) né altre piante potenzialmente “ospiti”, ma che non sono mai state attaccate dal ceppo di Xylella rinvenuto in Puglia, a cominciare dalla vite. Allo stesso modo la Puglia è sottoposta a una sorta di embargo per quanto riguarda l’esportazione delle piante ospiti, anche se immuni: un danno economico rilevante soprattutto per il vivaismo vitivinicolo pugliese, che rappresenta un settore economico rilevante - oggi in crisi nera - del territorio.
Finora tutte le richieste da parte italiana si sono scontrate con una intransigenza che derivava essenzialmente dall’incredibile atteggiamento dilatorio delle nostre autorità politiche (e giudiziarie) nel contrasto della Xylella, e che ha permesso alla malattia di espandersi rapidamente verso nord. Un’espansione ben rappresentata dallo straordinario e commovente ulivo monumentale che appare nell'immagine che apre questo articolo. Chi scrive lo ha fotografato pochi giorni fa ad Oria, in provincia di Brindisi: probabilmente non si sarebbe mai ammalato se le misure di contrasto fossero state attivate subito, senza inutili perdite di tempo.