masini Copia

Sono ormai quasi 20 anni - era il 1998 - che l'Europa ha concesso l'autorizzazione per la coltivazione del mais MON 810, il mais OGM in grado di sviluppare da solo un pesticida naturale (la proteina Cry1Ab, derivata dal Bacillus thuringiensis, da cui anche il nome mais-Bt) creato e oggi commercializzato dalla Monsanto. Sono ormai quasi 10 anni che uno specifico controllo post-marketing della sicurezza di questo mais non trova motivi per considerarlo pericoloso per l'uomo, per gli animali o per l'ambiente.

In tutto questo tempo l'Italia - che è un importatrice di 'figli' di quell'OGM, spesso sotto forma di mangime per gli animali da allevamento, anche quelli dei prodotti a denominazione protetta - ha sempre chiuso i cancelli dei suoi campi al MON 810 e a qualsiasi tipo di coltivazione con sementi geneticamente modificate, andando anche oltre, vietando perfino la ricerca scientifica sul campo. Qualche 'pazzo', come Giorgio Fidenato, ci spera ancora e lotta, arrivando fino alla Corte di Giustizia Ue, per avere la libertà di coltivare il mais OGM ma è un treno che l'Italia sembra ormai aver perso.

Rimane il fatto che laddove il MON 810 ha visto la luce dei campi, non ha creato problemi particolari: lo testimonia anche l'ultimo post-market environmental monitoring (PMEM) sfornato dall'Efsa e riferito ai dati raccolti nel 2015 in Spagna (107.749 ettari, ha), Portogallo (8,017 ha), Repubblica Ceca (997 ha) e, in misura minore, in Slovacchia (104 ha) e Romania (2,5 ha) per un totale di poco meno di 120mila ettari. "I dati riportati nel report 2015 del PMEM - scrive l'EFSA - non indicano nessun effetto avverso sulla salute umana e animale o per l'ambiente derivante dalla coltivazione di mais MON 810 durante la stagione di crescita del 2015. Il Panel OGM perciò conclude che le attività di monitoraggio caso-specifico e di sorveglianza generale del mais MON 810 effettuate dal titolare non forniscano evidenze che invalidino la precedente valutazione di sicurezza effettuata dal Panel".

Non ci sono dunque evidenze di eventuali rischi per la salute umana o per quella animale, e non ci sono particolari rischi neppure dal punto di vista ambientale, almeno non diversi da quelli prevedibili. E questi sì sono un problema: da un parte la possibilità che la proteina Cry1Ab colpisca e dunque affligga anche insetti non target, ovvero insetti che non sono coinvolti nella lotta tra l'uomo e la natura per la produzione del mais; dall'altra la possibilità che gli insetti target sviluppino una naturale resistenza vero il mais-Bt, rendendolo nel tempo inefficace.

Entrambi questi fattori di controllo ambientale non sono però specifici degli OGM: lo sviluppo delle resistenze è decisamente un fenomeno naturale e il rischio di colpire altri organismi "innocenti" è tipico, se vogliamo, di qualsiasi guerra, compresa quella che si combatte ogni giorno in agricoltura.

Ci sono cose però che l'EFSA nota è alle quali forse non si sta prestando la dovuta attenzione. Ad esempio in materia di resistenze, il report fa notare con una certa insistenza che "il protocollo di monitoraggio adottato non fornisce la sensibilità sufficiente per individuare casi precoci di resistenza", e invita Monsanto a fare di più (soprattutto nel campionamento delle larve trovate nei campi). È un problema che riguarda in particolare il nord della penisola iberica dove il MON 810 è diffuso per circa il 60% della produzione di mais per tre anni consecutivi. Altra richiesta - di nuovo con una certa forza - è quella di spingere con maggiore efficacia all'adozione di adeguate 'zone rifugio' proprio per contenere lo sviluppo delle resistenze e per evitare di colpire in maniera significativa popolazioni di insetti non-target. Il Panel chiede poi di valorizzare la rete di raccolta informazioni costruita tra gli agricoltori, che è sempre importante per un monitoraggio efficace.

Per qualcuno (forse più di qualcuno, in effetti) queste ultime osservazioni potrebbero essere la conferma che il MON 810 non sia "sicuro" e giustificare dunque il bando degli OGM, ma bisogna mettere in chiaro una cosa: queste cose le sappiamo perché l'asticella dei controlli attorno ai prodotti OGM è fissata molto, molto in alto rispetto a tutte le altre vsarietà in cui il miglioramento genetico è stato ottenuto senza utilizzare la tecnica del DNA ricombinante (volgarmente, ed erroneamente: in maniera "naturale"). Abbiamo più dati a disposizione, più problemi da tenere sotto controllo perché li andiamo specificamente a monitorare con un'insistenza e un'attenzione quasi paranoica - chiedendo ogni anno al produttore di dimostrare scientificamente la sicurezza dei propri prodotti e facendogli costantemente le pulci sui metodi utilizzati per il monitoraggio - ma in realtà non sono affatto specifici degli OGM.

Ma, come il brutto anatroccolo, devono dimostrare di non essere diversi dagli altri e chissà che prima o poi non ci riescano davvero, anche dalle nostre parti.