herbicyde

Nelle giornate di oggi e di domani si riunisce a Bruxelles la sezione fitofarmaci del comitato permanente​ per le piante, gli animali, gli alimenti e mangimi (PAFF committee). Se ne è parlato molto perché all'ordine del giorno c'è l'erbicida glifosato: gli Stati Membri decideranno se rinnovare o meno l'autorizzazione all'uso di questo diserbante sul territorio europeo. Il rapporto dell'OMS del marzo 2015 che ha classificato il glifosato nella categoria dei probabili cancerogeni ha scatenato le associazioni ambientaliste, che ora chiedono all'Europa di non rinnovarne l'autorizzazione al commercio. La Francia la pensa allo stesso modo, così come l'Italia: proprio ieri i ministri Martina e Lorenzin hanno infatti dichiarato di essere contrari al rinnovo.

Si tratta di una presa di posizione come minimo azzardata per una serie di motivi. Innanzitutto, le conclusioni dell'OMS sono state ribaltate dall'EFSA, che ha giudicato improbabile la cancerogenicità del glifosato. In secondo luogo, se decidiamo di mettere al bando il glifosato in base alla classificazione dell'OMS (o meglio dello IARC, l'ente che ha firmato il rapporto sull'erbicida), allora dovremmo adottare le stesse drastiche misure nei confronti della carne rossa, inserita lo scorso ottobre proprio nella medesima categoria. In quell'occasione, i nostri ministri ridimensionarono il problema, facendo leva sulla qualità della nostra filiera e sui vantaggi di una dieta bilanciata. Per fortuna, nessuno si è mai sognato di togliere dal mercato le bistecche, e neppure salsicce e alcolici, che l'OMS considera addirittura come sicuri cancerogeni. Il punto fondamentale - che i nostri ministri sembrano riuscire a cogliere solo se si parla di carne rossa - è che la cancerogenicità, se esiste, varia in funzione della dose e delle modalità di esposizione all'agente cancerogeno.

L'approccio più razionale al problema si traduce quindi in controlli più rigorosi, affinché i residui presenti negli alimenti siano sempre al di sotto delle soglie di sicurezza. Certamente meno razionale è chiedere la messa al bando di un prodotto per la sua presunta cancerogenicità, ignari delle conseguenze per un settore come quello agroalimentare che di glifosato fa largo uso. C'è infatti un ultimo aspetto che gli agricoltori conoscono bene, ma che viene spesso dimenticato: se il glifosato fosse rimosso dal commercio, quale impatto avrà questa decisione sulla produttività delle nostre aziende agricole? E da quali diserbanti - magari più pericolosi - verrà sostituto? Per capire meglio di che si tratta, abbiamo preparato queste Faq.

 

Cos'è il glifosato?
Il glifosato è un erbicida introdotto sul mercato da Monsanto nel 1974. Per la sua efficacia è stato accolto positivamente dagli agricoltori, tanto da essere ancora oggi uno degli erbicidi più utilizzati in agricoltura, nel giardinaggio e nella gestione del verde pubblico. Rispetto ad altri erbicidi usati in precedenza si è dimostrato essere meno tossico ed è inoltre più sicuro per l'ambiente, poiché si diffonde nel terreno in modo limitato e si degrada facilmente.

Il glifosato è brevettato da Monsanto?
Il glifosato è stato introdotto e brevettato da Monsanto con il nome di Roundup. Tuttavia, il brevetto è scaduto nel 2000 e da quel momento è stato commercializzato da diverse aziende del settore in svariate formulazioni.

Cosa c'entra il glifosato con gli OGM?
Si sente spesso parlare di glifosato e OGM per via delle colture transgeniche resistenti al glifosato introdotte da Monsanto per massimizzare l'efficacia dei trattamenti con l'erbicida. In realtà, esistono OGM che non hanno niente a che fare né con il glifosato né con Monsanto; alcuni di essi sono stati persino sviluppati dalla ricerca pubblica al fine di tutelare coltivazioni tipiche locali che non sono di alcun interesse per le grandi multinazionali come Monsanto. Allo stesso modo, il glifosato è utilizzato in grandi quantità anche in Paesi, come l'Italia, dove non è consentita la coltivazione di OGM.

Cosa dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità a proposito del glifosato?
Il centro internazionale di ricerca sul cancro (IARC) è l'organo dell'OMS che ha il compito di pubblicare rapporti aggiornati circa il possibile rischio cancerogeno associato a diverse sostanze, in base alla letteratura scientifica. Nel marzo 2015, lo IARC ha classificato il glifosato nella categoria 2A, quella delle sostanze probabilmente cancerogene (pdf). In questa categoria sono presenti anche le emissioni da frittura ad alte temperature e la carne rossa, quest'ultima inserita nell'ottobre 2015 (pdf). Così come per la carne rossa, anche per il glifosato il possibile effetto cancerogeno dipende dalle dosi e dalla modalità di esposizione.

Quali sono le conclusioni dell'EFSA?
L'autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha rivalutato la sicurezza del glifosato in un rapporto del novembre 2015. Su esplicita richiesta della Commissione Europea, l'EFSA ha tenuto conto del rapporto IARC, ma è giunta a una conclusione opposta: secondo l'EFSA, infatti, è improbabile che il glifosato rappresenti una minaccia di cancro per l'uomo. Gli esperti hanno convenuto che né i dati epidemiologici (cioè sull'uomo) né le prove da studi su animali abbiano dimostrato nessi causali tra esposizione al glifosato e insorgenza di cancro nell'uomo.

Perché IARC ed EFSA sono giunti a conclusioni opposte?
L'EFSA ha tenuto conto di moltissimi studi, alcuni dei quali non erano stati considerati dallo IARC. Tuttavia, il motivo principale per cui si è giunti a conclusioni divergenti ha a che fare con il diverso modo di operare delle due agenzie. Il rapporto IARC ha esaminato sia il glifosato, sia i formulati a base di esso, dando lo stesso peso scientifico agli studi che consideravano il glifosato in modo specifico e agli studi che invece analizzavano le miscele. L'EFSA, invece, valuta individualmente ogni sostanza chimica e ogni miscela commercializzata, come richiesto dalla legislazione europea. Per questa valutazione, gli studi condotti con il glifosato erano più pertinenti degli studi condotti con formulazioni miste, i cui componenti potevano contribuire all'effetto cancerogeno falsando le conclusioni sul glifosato. Inoltre, l'EFSA ha ritenuto inaffidabili i risultati ottenuti con dosi molte elevate, in quanto probabilmente correlati alla tossicità generale.

Quali dosi sono considerate sicure per la salute umana?
L'EFSA ha proposto una dose acuta di riferimento (DAR) di 0,5 mg per kg di peso corporeo. Lo stesso valore è stato proposto come dose giornaliera ammissibile (DGA) per i consumatori, mentre il livello ammissibile di esposizione dell'operatore (LAEO) è stato fissato a 0,1 mg per kg di peso corporeo.

Cosa succede ora?
Sulla base delle conclusioni dell'EFSA, la Commissione europea deciderà se rinnovare l'autorizzazione all'uso del glifosato in agricoltura, che scadrà il prossimo giugno. Verranno inoltre aggiornati i livelli massimi consentiti per questa sostanza nei cibi (Livello Massimo di Residuo o LMR), che sono riportati in un apposito registro.