Chi ha letto i libri o segue la serie televisiva di "House of Cards" non può non apprezzare gli intrighi, le strategie e i giochetti di palazzo. Oggi la realtà politica nostrana ci offre proprio questo, un panorama ai limiti di un thriller politico. Ovviamente ci si riferisce al percorso che porterà all'elezione del Presidente della Repubblica, un susseguirsi di nomi, di ipotesi, di tattiche e di numeri, Patto del Nazareno sì, Patto del Nazareno no. Insomma pane per i retroscenisti.

quirinale

Ora, in tutto questo ambaradan, si cerca di capire quali sono le personalità adatte a rivestire un ruolo che, col tempo, non è più quello di garanzia disegnato dalla Costituzione, ma un ruolo ben più politico. Infatti Giorgio Napolitano, specie nel secondo mandato, ha di fatto introdotto un presidenzialismo sostanziale; tutto è passato dal Quirinale: composizione dei Governi, legge elettorale, ciò che non piaceva al Colle non doveva occupare il dibattito politico.

A questo punto, a pochi giorni dall'inizio delle votazioni per il Capo dello Stato, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: siamo pronti per il presidenzialismo? E' noto a tutti che la formula presidenziale fu accantonata dai padri costituenti per il clima in cui fu scritta la Carta. Ma oggi, a sessantasette anni dall'entrata in vigore, il principio per cui è stata scelta la formula parlamentare è sempre valido? La nostra risposta è no. Lo scenario politico, sociale ed economico è cambiato radicalmente: nel 1948 l'Italia era distrutta, da una guerra e non solo; il paese aveva appena finito di convivere con una dittatura e con la limitazione delle libertà fondamentali. Oggi sembrano passati centinaia di anni: il boom economico, l'Unione Europea, il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, il bipolarismo, la globalizzazione. Non siamo quelli che eravamo prima e, se cambia una nazione, deve cambiare anche la sua legge fondamentale.

E allora, chi vuole e chi non vuole il presidenzialismo? La seconda domanda da porsi è questa. Una parte consistente degli italiani (forse la maggioranza) ritiene che sia ora di passare all'elezione diretta del Presidente della Repubblica. A fare resistenza è una retorica basata su concetti come "la più bella del mondo" e "svolta autoritaria". Insomma c'è un'ampia fetta di intellighenzia ed esponenti politici che, se da un lato parlano di centralità dei cittadini, dall'altra parlano di attentati alla democraticità del nostro ordinamento. Esempio lampante di questa "doppia faccia" è il Movimento 5 Stelle: mentre inneggia alla democrazia diretta e indice le "Quirinarie" per investire il Ro-do-tà di turno, occupa i tetti, urla in piazza e inventa hashtag contro fantomatici attentati alla Costituzione. 

Il Patto del Nazareno prevede una convergenza tra il Pd e Forza Italia su temi come la legge elettorale (e abbiamo già notato come sia forte) e le riforme costituzionali. In questi giorni si sta discutendo la modifica della Costituzione, ma nessuno parla seriamente di presidenzialismo e di superamento dell'ordinamento parlamentare. Forza Italia ha presentato un emendamento per avviare la discussione, ma che questa sia seria e quindi portatrice di risultati positivi pare molto improbabile. In realtà non ci si aspetta alcuna accelerazione su questo argomento. 

Per avviare un percorso realmente maturo si dovrebbe cominciare a parlarne fuori dalle aule parlamentari, sui giornali, nei talk show, fare proposte pragmatiche e schierarsi una volta per tutte. Insomma, come in tutte le questioni politiche, ci vuole di coraggio. Magari nel 2022 il Capo dello Stato sarà eletto dai cittadini. Magari, appunto.